The modern economy is based on the concept of "take-make-dispose” and the material that best meets the needs of the globalized world is plastic, so that life without it seems unimaginable. This happens because of its properties, that allow it to perform in an unique way, and for its low costs. In fact, the plastics industry from 2018 to 2019 saw its production grow from 359 million tons to 368 million tons, of which about 58 million were produced in Europe. Of this, most is used by the packaging industry. Packaging is not only designed to "contain" food, but must also protect it, maintain its quality and extend its life. The research focused on the attempt to replace the raw materials deriving from petroleum with others from renewable sources to produce more "sustainable" polymers, known as biopolymers, a term used to indicate materials that have a bio-origin, or are biodegradable, or show both these characteristics. However, it was found that it is not enough for a material to be bio to claim to have reduced the environmental impact. To make this assessment, it was necessary to analyze the products through the Life Cycle Assessment, a method used to measure the potential effects that products, processes and services have on the environment during the entire period of life. Behind this method, therefore, there is the combination of all the environmental, political and social implications of products, services and systems. It is concluded that the real challenge is to radically change today's economy to "circular economy", thus changing the three words "take-make-dispose" into "reduce-reuse-recycle". This system promotes a closed industrial apparatus aimed at reducing waste, minimizing the input of energy and raw material into the system and is also applicable for traditional polymers of fossil origin.
L’economia moderna si basa sul concetto di “take-make-dispose”, ovvero “estrarre-produrre-gettare” e il materiale che meglio risponde alle esigenze del mondo globalizzato è la plastica, tanto che la vita senza essa sembra inimmaginabile. Ciò, sia per le sue proprietà che le consentono performance uniche, sia per i bassi costi. Infatti, l’industria della plastica dal 2018 al 2019 ha visto crescere la sua produzione da 359 milioni di tonnellate a 368 milioni di tonnellate, di cui circa 58 milioni prodotte in Europa. Di questa, la maggior parte è utilizzata dall’industria del packaging. L’imballaggio non è studiato solo per “contenere” il cibo, ma lo deve altresì proteggere, mantenerne le qualità e allungarne la vita. La ricerca si è focalizzata sul tentativo di rimpiazzare i materiali grezzi derivanti dal petrolio con altri da fonti rinnovabili per dare vita a dei polimeri più “sostenibili”, noti come biopolimeri, termine utilizzato per indicare i materiali che hanno un’origine bio, o sono biodegradabili, oppure mostrano entrambe le caratteristiche. Tuttavia, si è riscontrato che non è sufficiente che un materiale sia bio per poter affermare di aver ridotto l’impatto ambientale. Per compiere tale valutazione è stato necessario analizzare i prodotti tramite il Life Cycle Assessment, un processo utilizzato per misurare i potenziali effetti che prodotti, processi e servizi hanno sull’ambiente durante l’intero periodo della vita. Dietro a questo metodo, perciò, c’è la combinazione di tutte le implicazioni ambientali, politiche e sociali dei prodotti, dei servizi e dei sistemi. Si conclude che la vera sfida è dunque quella di cambiare radicalmente l’economia odierna per far penetrare il concetto di “economia circolare”, andando così a cambiare le tre parole “take-make-dispose” in “reduce-reuse-recycle”, ovvero ridurre-riutilizzare-riciclare. Questo sistema promuove un apparato industriale chiuso volto a ridurre gli sprechi, minimizzando le immissioni di energia e materiale grezzo nel sistema ed è applicabile anche per i tradizionali polimeri di origine fossile.
Come ridurre davvero l’impatto ambientale degli imballaggi alimentari. Bioplastiche e polimeri tradizionali alla prova del Life Cycle Assessment.
MARENGO, GIULIA
2020/2021
Abstract
L’economia moderna si basa sul concetto di “take-make-dispose”, ovvero “estrarre-produrre-gettare” e il materiale che meglio risponde alle esigenze del mondo globalizzato è la plastica, tanto che la vita senza essa sembra inimmaginabile. Ciò, sia per le sue proprietà che le consentono performance uniche, sia per i bassi costi. Infatti, l’industria della plastica dal 2018 al 2019 ha visto crescere la sua produzione da 359 milioni di tonnellate a 368 milioni di tonnellate, di cui circa 58 milioni prodotte in Europa. Di questa, la maggior parte è utilizzata dall’industria del packaging. L’imballaggio non è studiato solo per “contenere” il cibo, ma lo deve altresì proteggere, mantenerne le qualità e allungarne la vita. La ricerca si è focalizzata sul tentativo di rimpiazzare i materiali grezzi derivanti dal petrolio con altri da fonti rinnovabili per dare vita a dei polimeri più “sostenibili”, noti come biopolimeri, termine utilizzato per indicare i materiali che hanno un’origine bio, o sono biodegradabili, oppure mostrano entrambe le caratteristiche. Tuttavia, si è riscontrato che non è sufficiente che un materiale sia bio per poter affermare di aver ridotto l’impatto ambientale. Per compiere tale valutazione è stato necessario analizzare i prodotti tramite il Life Cycle Assessment, un processo utilizzato per misurare i potenziali effetti che prodotti, processi e servizi hanno sull’ambiente durante l’intero periodo della vita. Dietro a questo metodo, perciò, c’è la combinazione di tutte le implicazioni ambientali, politiche e sociali dei prodotti, dei servizi e dei sistemi. Si conclude che la vera sfida è dunque quella di cambiare radicalmente l’economia odierna per far penetrare il concetto di “economia circolare”, andando così a cambiare le tre parole “take-make-dispose” in “reduce-reuse-recycle”, ovvero ridurre-riutilizzare-riciclare. Questo sistema promuove un apparato industriale chiuso volto a ridurre gli sprechi, minimizzando le immissioni di energia e materiale grezzo nel sistema ed è applicabile anche per i tradizionali polimeri di origine fossile.File | Dimensione | Formato | |
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