Con le elezioni presidenziali del 2008 è nato un nuovo tipo di propaganda elettorale, quella digitale. Uno dei motivi principali di questa transizione al digitale è la nuovamente acquisita capacità dei social di modificare ed influenzare gli elettori ed i cittadini, questo è principalmente grazie al fenomeno sociale detto post-verità. È proprio in questo contesto che si è sviluppato il cosiddetto fenomeno delle fake-news, grazie al modo in cui funzionano i social, notizie false possono propagarsi facilmente senza essere smentite. È vero, però, che le fake-news non sono solo delle notizie fraudolente che vengono diffuse sul web, ma sono sintomo di un fenomeno più complesso e diffuso all’interno della società moderna: la post-verità. La post-verità è un termine difficile da definire, ancora oggetto di studio per molti ricercatori, per semplificarne la comprensione possiamo definirla come “la relazione o denotazione di circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel plasmare l’opinione pubblica rispetto agli appelli all’emozione e alla fede personale” . L’Oxford Dictionary si riferisce quindi, alla tendenza recente dei cittadini a valorizzare di più notizie che sono in linea con i propri sentimenti o ideali rispetto ad altre basate su fatti empirici. Lee Mcyntire fa notare come la post-verità e le fake-news si distinguano dall’ignoranza volontaria, cioè quando si diffonde una notizia la cui veridicità non è accertata, la post-verità è più vicina alla menzogna, cioè una falsità detta con l’intento specifico di ingannare l’interlocutore. Nel tentativo di spiegare questo fenomeno il filosofo va ancora oltre questo parallelismo, chiarisce che chi crede nelle fake-news nutre una completa credulità verso i fatti che si adattano alla propria agenda, non si tratta quindi di un abbandono dei fatti, ma del modo in cui essi vengono utilizzati per plasmare le proprie credenze sulla realtà. È ormai stata accertata l’influenza russa nella vittoria del candidato Donald Trump alle elezioni presidenziali americane del 2016. Come fa notare il generale Hayden si è trattato di una strumentalizzazione delle informazioni ricevute tramite l’hacking. Importante per comprendere la magnitudo di questa operazione è analizzare lo scandalo di Cambridge Analytica che ha visto uno dei colossi del web, la piattaforma social Facebook, piegarsi completamente al volere russo e diventare il suo principale veicolo di disinformazione e propaganda. La strumentalizzazione della comunicazione social all’interno di un contesto culturale sempre più propenso a valorizzare la disinformazione è dunque un aspetto preoccupante dell’evoluzione della comunicazione, ma soprattutto mette a rischio l’incolumità degli Stati da influenze esterne e l’infiltrazione del processo democratico da parte di bad actors il cui obiettivo è di minare la democrazia e sovvertire i risultati elettorali. In un primo tempo analizzeremo nel dettaglio il fenomeno culturale della post-verità, iniziando dall’evoluzione del concetto di verità nella società moderna e l’utilizzo del negazionismo scientifico e del “dubbio” come mezzo di profitto per le grandi corporazioni. Questo si lega direttamente alla definizione di ciò che noi chiamiamo l’era post-postmoderna, e di come essa abbia contribuito alla diffusione della post-verità e di come quest’ultima si formi secondo il filosofo Maurizio Ferraris. In seguito vedremo come le relazioni internazionali ed i rapporti con gli stati nemici siano stati irreversibilmente cambiati grazie alla strategia di data-harvesting russa.
LA POST-VERITA’ NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI: IL CASO DELL’INGERENZA RUSSA NELLE ELEZIONI AMERICANE DEL 2016
O'REILLY, AMY
2020/2021
Abstract
Con le elezioni presidenziali del 2008 è nato un nuovo tipo di propaganda elettorale, quella digitale. Uno dei motivi principali di questa transizione al digitale è la nuovamente acquisita capacità dei social di modificare ed influenzare gli elettori ed i cittadini, questo è principalmente grazie al fenomeno sociale detto post-verità. È proprio in questo contesto che si è sviluppato il cosiddetto fenomeno delle fake-news, grazie al modo in cui funzionano i social, notizie false possono propagarsi facilmente senza essere smentite. È vero, però, che le fake-news non sono solo delle notizie fraudolente che vengono diffuse sul web, ma sono sintomo di un fenomeno più complesso e diffuso all’interno della società moderna: la post-verità. La post-verità è un termine difficile da definire, ancora oggetto di studio per molti ricercatori, per semplificarne la comprensione possiamo definirla come “la relazione o denotazione di circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel plasmare l’opinione pubblica rispetto agli appelli all’emozione e alla fede personale” . L’Oxford Dictionary si riferisce quindi, alla tendenza recente dei cittadini a valorizzare di più notizie che sono in linea con i propri sentimenti o ideali rispetto ad altre basate su fatti empirici. Lee Mcyntire fa notare come la post-verità e le fake-news si distinguano dall’ignoranza volontaria, cioè quando si diffonde una notizia la cui veridicità non è accertata, la post-verità è più vicina alla menzogna, cioè una falsità detta con l’intento specifico di ingannare l’interlocutore. Nel tentativo di spiegare questo fenomeno il filosofo va ancora oltre questo parallelismo, chiarisce che chi crede nelle fake-news nutre una completa credulità verso i fatti che si adattano alla propria agenda, non si tratta quindi di un abbandono dei fatti, ma del modo in cui essi vengono utilizzati per plasmare le proprie credenze sulla realtà. È ormai stata accertata l’influenza russa nella vittoria del candidato Donald Trump alle elezioni presidenziali americane del 2016. Come fa notare il generale Hayden si è trattato di una strumentalizzazione delle informazioni ricevute tramite l’hacking. Importante per comprendere la magnitudo di questa operazione è analizzare lo scandalo di Cambridge Analytica che ha visto uno dei colossi del web, la piattaforma social Facebook, piegarsi completamente al volere russo e diventare il suo principale veicolo di disinformazione e propaganda. La strumentalizzazione della comunicazione social all’interno di un contesto culturale sempre più propenso a valorizzare la disinformazione è dunque un aspetto preoccupante dell’evoluzione della comunicazione, ma soprattutto mette a rischio l’incolumità degli Stati da influenze esterne e l’infiltrazione del processo democratico da parte di bad actors il cui obiettivo è di minare la democrazia e sovvertire i risultati elettorali. In un primo tempo analizzeremo nel dettaglio il fenomeno culturale della post-verità, iniziando dall’evoluzione del concetto di verità nella società moderna e l’utilizzo del negazionismo scientifico e del “dubbio” come mezzo di profitto per le grandi corporazioni. Questo si lega direttamente alla definizione di ciò che noi chiamiamo l’era post-postmoderna, e di come essa abbia contribuito alla diffusione della post-verità e di come quest’ultima si formi secondo il filosofo Maurizio Ferraris. In seguito vedremo come le relazioni internazionali ed i rapporti con gli stati nemici siano stati irreversibilmente cambiati grazie alla strategia di data-harvesting russa.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/34559