L'obiettivo della tesi è stato quello di approfondire una particolare tipologia di micorisanamento, che si basa sull’utilizzo, per la decontaminazione di matrici contaminate, di funghi autoctoni, cioè isolati direttamente dal substrato contaminato, a differenza dei metodi tradizionali che partono dall’individuazione di un ceppo fungino che sembra possedere il tipo di metabolismo più idoneo a degradare un determinato inquinante. Diversi studi basati su questo approccio hanno condotto ad ottimi risultati. In particolare nell’elaborato ho riportato due casi studio diversi per tipo di substrato: il primo l’ho scelto in quanto ho considerato interessante il confronto tra i ceppi autoctoni e un fungo di carie bianca (considerato un buon candidato per la decontaminazione degli inquinanti considerati basandosi sull’approccio tradizionale). Il secondo caso studio l’ho selezionato in quanto ho considerato interessante l’elevato numero di richiami a studi precedenti (basati sullo stesso metodo di indagine) che ne avvalorano e rafforzano la tesi. In particolare il primo caso studio che ho selezionato riguarda l’isolamento di ceppi fungini da acque reflue urbane allo scopo di isolare ceppi idonei alla rimozione di inquinanti derivanti da sostanze farmaceutiche. Il secondo caso studio che ho scelto riguarda invece l’isolamento di ceppi fungini da campioni di suolo contaminati dal percolato, che si genera a partire dai rifiuti solidi urbani e che contiene diverse tipologie di inquinanti. In entrambi i casi sono state isolate specie fungine che si sono dimostrate promettenti nella detossificazione degli inquinanti in questione. Si tratta certamente di un approccio promettente e che necessita di ulteriori analisi in campo (in quanto la maggior parte degli studi sono stati condotti esclusivamente in laboratorio). Gli isolati fungini rivelatisi promettenti sono funghi filamentosi poco esigenti e molto resistenti a condizioni di alta tossicità, e quindi particolarmente adatti per questo tipo di applicazioni.
Funghi isolati da matrici contaminate: uno strumento promettente per lo sviluppo di tecniche di micorisanamento
GENTA, REBECCA
2020/2021
Abstract
L'obiettivo della tesi è stato quello di approfondire una particolare tipologia di micorisanamento, che si basa sull’utilizzo, per la decontaminazione di matrici contaminate, di funghi autoctoni, cioè isolati direttamente dal substrato contaminato, a differenza dei metodi tradizionali che partono dall’individuazione di un ceppo fungino che sembra possedere il tipo di metabolismo più idoneo a degradare un determinato inquinante. Diversi studi basati su questo approccio hanno condotto ad ottimi risultati. In particolare nell’elaborato ho riportato due casi studio diversi per tipo di substrato: il primo l’ho scelto in quanto ho considerato interessante il confronto tra i ceppi autoctoni e un fungo di carie bianca (considerato un buon candidato per la decontaminazione degli inquinanti considerati basandosi sull’approccio tradizionale). Il secondo caso studio l’ho selezionato in quanto ho considerato interessante l’elevato numero di richiami a studi precedenti (basati sullo stesso metodo di indagine) che ne avvalorano e rafforzano la tesi. In particolare il primo caso studio che ho selezionato riguarda l’isolamento di ceppi fungini da acque reflue urbane allo scopo di isolare ceppi idonei alla rimozione di inquinanti derivanti da sostanze farmaceutiche. Il secondo caso studio che ho scelto riguarda invece l’isolamento di ceppi fungini da campioni di suolo contaminati dal percolato, che si genera a partire dai rifiuti solidi urbani e che contiene diverse tipologie di inquinanti. In entrambi i casi sono state isolate specie fungine che si sono dimostrate promettenti nella detossificazione degli inquinanti in questione. Si tratta certamente di un approccio promettente e che necessita di ulteriori analisi in campo (in quanto la maggior parte degli studi sono stati condotti esclusivamente in laboratorio). Gli isolati fungini rivelatisi promettenti sono funghi filamentosi poco esigenti e molto resistenti a condizioni di alta tossicità, e quindi particolarmente adatti per questo tipo di applicazioni.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/34033