Music has been a privileged object of interest since ancient times and occupies a primary role in daily life of human beings. Listening to music activates imagination, the circuits of emotions and movement. Our body and mind are one in tune with the musical sound. Therefore we can think of having an orchestra in the brain: many brain areas coordinate and play together directed by the best conductor, the music itself. The aim of this work is to investigate some themes in reference to the world of musical cognitive neuroscience. Cognitivist psychologists were the first to recognize the fundamental value of music for the study of cognitive processes, particularly from the second half of the twentieth century. It is studied, with a neuroscientific slant and in the wake of previous studies, what are the mechanisms of musical understanding and how knowing these aspects can be fundamental for neuropsychological rehabilitation therapy. An introduction is provided on the aspects that connect music and mind and on how sound can activate multiple areas. The musical brain architecture is developed, investigated through multiple neuroimaging studies and how the processing of the musical percept takes place. Linked to this theme, is examined the so-called “Mozart effect”, much discussed in the context of which a critical analysis is provided, comparing the results of some research. Than we notice the neuroesthetics of music, a science created to understand the biological mechanisms underlying aesthetic perception, in this case paying more attention to the musical experience. The theme of music is developed in relation to the circuit of emotions and memory and how some intrinsic characteristics of musical pieces such as tonality, musical style can affect the subjective perception and can be associated with different moods. Not only some musical characteristics, but also which types and genres of different music can influence the emotion aroused by the song. The application of music in neuropsychological rehabilitation is discussed, explaining why this discipline can prove to be very useful and effective in the treatment of specific disorders. A fundamental aspect is the cerebral plasticity: the anatomical and functional organization of the brain, in fact, is not static but, even at the end of development, the different neural structures interact with each other and with the external environment to facilitate modifications and reorganizations. The functioning of certain areas could, in fact, be enhanced using by music. Over the years, interest has grown a lot in the use of music as a potential tool to improve psychological, motor and behavioral functions in patients with neurological disorders. Numerous studies support its rehabilitative effects. Listening to music, indeed, improves connectivity and neuronal plasticity. In particular, the application of music therapy with patients suffering from Parkinson's syndrome is being investigated. Music helps these patients to improve the synchronization of movements, the gait and to favor the generation of voluntary movements. It is hoped that music therapy can be used more in various fields, for rehabilitation but also preventive purposes to reduce the risk of the onset of degenerative diseases and improve psycho-physical well-being.
La musica è stata un oggetto privilegiato d’interesse sin dall’antichità e occupa un ruolo primario nella vita quotidiana degli esseri umani. Ascoltare la musica attiva l’immaginazione, i circuiti delle emozioni e del movimento. Il nostro corpo e la nostra mente sono un tutt’uno in sintonia con il suono musicale. È per questo che possiamo pensare di possedere un’orchestra nel cervello: molte aree cerebrali si coordinano e suonano insieme dirette dal miglior direttore d’orchestra, la musica stessa. L’obiettivo di questo elaborato è quello di approfondire alcuni temi in riferimento al mondo delle neuroscienze cognitive musicali. Gli psicologi cognitivisti sono stati tra i primi a riconoscere il valore fondamentale ricoperto dalla musica per lo studio dei processi cognitivi, in particolare dalla seconda metà del XX secolo. Viene approfondito, con un taglio neuroscientifico e sulla scia di precedenti studi, quali sono i meccanismi di comprensione musicale e come il conoscere questi aspetti possa essere fondamentale per la terapia riabilitativa neuropsicologica. È fornita un’introduzione sugli aspetti che legano la musica e la mente e su come il suono sia in grado di attivare molteplici aree. Viene sviluppata l’architettura cerebrale musicale, indagata tramite molteplici studi di neuroimaging e, ancora, come avviene l’elaborazione del percetto musicale. Collegato a questo tema è approfondito il cosiddetto “effetto Mozart”, molto discusso nell’ambito, del quale è fornita un’analisi critica mettendo a confronto i risultati di alcune ricerche. Ci si occupa, in seguito, della neuroestetica della musica, una scienza nata per comprendere quali siano i meccanismi biologici alla base della percezione estetica, in questo caso prestando maggiore attenzione all’esperienza musicale. È sviluppato il tema della musica in relazione al circuito delle emozioni e della memoria e a come alcune caratteristiche intrinseche dei brani musicali quali tonalità, stile musicale possano influire sulla percezione soggettiva del brano e possano essere associati a diversi stati d’animo. Non solo alcune caratteristiche musicali ma anche quali tipi e generi di musica diverse possano influenzare l’emozione suscitata dal brano musicale. Viene trattata l’applicazione della musica nella riabilitazione neuropsicologica, esponendo il perché questa disciplina possa rivelarsi molto utile ed efficace nel trattamento di specifici disturbi. Un aspetto fondamentale è quello della plasticità cerebrale: l’organizzazione anatomica e funzionale del cervello, infatti, non è statica ma, anche al termine dello sviluppo, le diverse strutture neurali interagiscono tra di loro e con l’ambiente esterno per facilitare modificazioni e riorganizzazioni. Il funzionamento di determinate aree potrebbe, infatti, essere potenziato dall’utilizzo della musica. Nel corso degli anni è cresciuto molto l’interesse circa l’utilizzo della musica come potenziale strumento per migliorare le funzioni psicologiche, motorie e comportamentali in pazienti affetti da disturbi neurologici. Numerosi studi ne supportano gli effetti riabilitativi. L’ascolto della musica, infatti, migliora la connettività e la plasticità neuronale. È indagata in particolare l’applicazione della musicoterapia con pazienti affetti dalla sindrome di Parkinson. La musica aiuta questi pazienti a migliorare la sincronizzazione dei movimenti, l’andatura della camminata e a favorire la generazione di movimenti volontari. Si auspica che la musicoterapia possa essere maggiormente utilizzata in vari ambiti, a scopo riabilitativo ma anche preventivo per ridurre il rischio di insorgenza di malattie degenerative e migliorare il benessere psico-fisico.
Un’orchestra nel cervello: rapporto tra musica e mente e applicazioni nella riabilitazione neuropsicologica
SEPEDE, ROSSELLA
2020/2021
Abstract
La musica è stata un oggetto privilegiato d’interesse sin dall’antichità e occupa un ruolo primario nella vita quotidiana degli esseri umani. Ascoltare la musica attiva l’immaginazione, i circuiti delle emozioni e del movimento. Il nostro corpo e la nostra mente sono un tutt’uno in sintonia con il suono musicale. È per questo che possiamo pensare di possedere un’orchestra nel cervello: molte aree cerebrali si coordinano e suonano insieme dirette dal miglior direttore d’orchestra, la musica stessa. L’obiettivo di questo elaborato è quello di approfondire alcuni temi in riferimento al mondo delle neuroscienze cognitive musicali. Gli psicologi cognitivisti sono stati tra i primi a riconoscere il valore fondamentale ricoperto dalla musica per lo studio dei processi cognitivi, in particolare dalla seconda metà del XX secolo. Viene approfondito, con un taglio neuroscientifico e sulla scia di precedenti studi, quali sono i meccanismi di comprensione musicale e come il conoscere questi aspetti possa essere fondamentale per la terapia riabilitativa neuropsicologica. È fornita un’introduzione sugli aspetti che legano la musica e la mente e su come il suono sia in grado di attivare molteplici aree. Viene sviluppata l’architettura cerebrale musicale, indagata tramite molteplici studi di neuroimaging e, ancora, come avviene l’elaborazione del percetto musicale. Collegato a questo tema è approfondito il cosiddetto “effetto Mozart”, molto discusso nell’ambito, del quale è fornita un’analisi critica mettendo a confronto i risultati di alcune ricerche. Ci si occupa, in seguito, della neuroestetica della musica, una scienza nata per comprendere quali siano i meccanismi biologici alla base della percezione estetica, in questo caso prestando maggiore attenzione all’esperienza musicale. È sviluppato il tema della musica in relazione al circuito delle emozioni e della memoria e a come alcune caratteristiche intrinseche dei brani musicali quali tonalità, stile musicale possano influire sulla percezione soggettiva del brano e possano essere associati a diversi stati d’animo. Non solo alcune caratteristiche musicali ma anche quali tipi e generi di musica diverse possano influenzare l’emozione suscitata dal brano musicale. Viene trattata l’applicazione della musica nella riabilitazione neuropsicologica, esponendo il perché questa disciplina possa rivelarsi molto utile ed efficace nel trattamento di specifici disturbi. Un aspetto fondamentale è quello della plasticità cerebrale: l’organizzazione anatomica e funzionale del cervello, infatti, non è statica ma, anche al termine dello sviluppo, le diverse strutture neurali interagiscono tra di loro e con l’ambiente esterno per facilitare modificazioni e riorganizzazioni. Il funzionamento di determinate aree potrebbe, infatti, essere potenziato dall’utilizzo della musica. Nel corso degli anni è cresciuto molto l’interesse circa l’utilizzo della musica come potenziale strumento per migliorare le funzioni psicologiche, motorie e comportamentali in pazienti affetti da disturbi neurologici. Numerosi studi ne supportano gli effetti riabilitativi. L’ascolto della musica, infatti, migliora la connettività e la plasticità neuronale. È indagata in particolare l’applicazione della musicoterapia con pazienti affetti dalla sindrome di Parkinson. La musica aiuta questi pazienti a migliorare la sincronizzazione dei movimenti, l’andatura della camminata e a favorire la generazione di movimenti volontari. Si auspica che la musicoterapia possa essere maggiormente utilizzata in vari ambiti, a scopo riabilitativo ma anche preventivo per ridurre il rischio di insorgenza di malattie degenerative e migliorare il benessere psico-fisico.File | Dimensione | Formato | |
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