My thesis is an attempt, through the analysis of the change in citizenship brought about by the use of ICT, to identify the positive and negative aspects of greater public participation in administrative and governmental decisions. In recent decades, technological progress has allowed a transformation in the relationship between citizenship and the administrative and/or governmental reality. In particular, citizens today have more tools to make their voices heard and local and national administrations have begun to use these tools to gain greater public participation in an attempt to increase trust in them. Nowadays we can speak of active citizenship or e-citizenship, because, if it is compared with the citizenship that characterized the period before the technological revolution, it promotes a much more active than passive role of individual citizens in making administrative decisions that have to do with their community. Through the use of digital technology, especially mobile and social technology, connected users can express their ideas and participate actively and concretely in the political life of their community. This has allowed the reactivation of an interest in that civic life that had been set aside in the last years of the 20th century, which have been characterized by an extreme distrust in political institutions. This has been a positive factor for many authors, but the literature does not lack critical views regarding the massive use of platforms in everyday life. Such critical views insist, in particular, on the existence of a society based entirely on the exploitation of personal data for profit. The authors in question speak, in fact, of Platform Capitalism. This view is partly confirmed by some cases of data misuse, such as that of Facebook and Cambridge Analytica. However, the privacy of users can and must be guaranteed by policy makers, who for years have been working to formulate regulations strong enough to form a protective shield for the network citizens. Although access to the Internet is now a foregone reality for a large part of the world population, it is still possible to find an important level of digital divide and digital inequality. The main goal of today’s governments, therefore, is to achieve greater inclusion through the promotion of digital platforms and further e-citizenship initiatives. Thus grassroots and netroots activism makes its way, enabling digital citizens to benefit from the most varied forms of digital governance: from participatory budgeting to electorate monitoring or e-voting. The future of active citizenship lies in inclusion, because participation takes value only if it is contextualized in a broad context that contains the opinions of all and does not isolate any citizen. The very essence of democracy lies precisely in that.
La mia tesi rappresenta un tentativo, attraverso l’analisi del mutamento della cittadinanza portato dall’utilizzo delle ICT, di individuare gli aspetti positivi e negativi della maggiore partecipazione del pubblico all’interno delle decisioni amministrative e governative. Negli ultimi decenni il progresso tecnologico ha permesso una trasformazione nella relazione tra la cittadinanza e la realtà amministrativa e/o governativa. In particolare, i cittadini posseggono oggi maggiori strumenti per far sentire la propria voce e le amministrazioni locali, così come quelle nazionali, hanno iniziato a sfruttare tali strumenti per ottenere maggiore partecipazione da parte del pubblico in un tentativo di incrementare la fiducia nei loro confronti. Al giorno d’oggi si può parlare di cittadinanza attiva o e-citizenship, poiché, se viene messa a confronto con la cittadinanza che caratterizzava il periodo precedente a quello della rivoluzione tecnologica, promuove un ruolo molto più attivo che passivo del singolo cittadino nella presa di decisioni amministrative che hanno a che fare con la propria comunità. Tramite l’utilizzo della tecnologia digitale, soprattutto di quella mobile e di quella social, gli utenti connessi possono esprimere le proprie idee e partecipare attivamente e concretamente alla vita politica della propria comunità, il che ha permesso la riattivazione di un interesse nei confronti di quella vita civica che era stata accantonata negli ultimi anni del XX secolo, caratterizzati da un’estrema sfiducia nelle istituzioni politiche. Ciò ha rappresentato un fattore positivo per molti autori, ma la letteratura non è priva di visioni critiche riguardanti l’utilizzo massiccio di piattaforme nella vita di tutti i giorni. Tali visioni critiche insistono, in particolare, sull’esistenza di una società basata interamente sullo sfruttamento di dati personali a scopo di lucro. Gli autori in questione parlano, infatti, di Platform Capitalism. Si tratta di una visione in parte confermata da alcuni casi di utilizzo improprio dei dati, come quello di Facebook e Cambridge Analytica. Tuttavia, la privacy degli utenti può e deve essere garantita dai policy makers, che da anni stanno lavorando per formulare regolamenti abbastanza solidi da formare uno scudo protettivo per i cittadini della rete. Nonostante l’accesso a Internet rappresenti ormai una realtà scontata per una buona parte della popolazione mondiale, è ancora possibile riscontrare un importante livello di digital divide e digital inequality. Il principale obiettivo dei governi odierni, è, dunque, quello di raggiungere una maggiore inclusione attraverso la promozione delle piattaforme digitali e di ulteriori iniziative di e-citizenship. Si fa strada, così, l’attivismo grassroots e netroots, che consente ai digital citizens di usufruire delle più svariate forme di governo digitale: dal budgeting partecipativo al monitoraggio dell’elettorato, passando per l’e-voting. Il futuro della cittadinanza attiva risiede nell’inclusione, perché la partecipazione assume valore solo se contestualizzata in un contesto ampio che racchiuda le opinioni di tutti e che non isoli alcun cittadino. L’essenza stessa della democrazia risiede proprio in questo.
E-Citizenship: Le Piattaforme di Democrazia Digitale e La Cittadinanza Attiva
TOSCANO, BARBARA
2020/2021
Abstract
La mia tesi rappresenta un tentativo, attraverso l’analisi del mutamento della cittadinanza portato dall’utilizzo delle ICT, di individuare gli aspetti positivi e negativi della maggiore partecipazione del pubblico all’interno delle decisioni amministrative e governative. Negli ultimi decenni il progresso tecnologico ha permesso una trasformazione nella relazione tra la cittadinanza e la realtà amministrativa e/o governativa. In particolare, i cittadini posseggono oggi maggiori strumenti per far sentire la propria voce e le amministrazioni locali, così come quelle nazionali, hanno iniziato a sfruttare tali strumenti per ottenere maggiore partecipazione da parte del pubblico in un tentativo di incrementare la fiducia nei loro confronti. Al giorno d’oggi si può parlare di cittadinanza attiva o e-citizenship, poiché, se viene messa a confronto con la cittadinanza che caratterizzava il periodo precedente a quello della rivoluzione tecnologica, promuove un ruolo molto più attivo che passivo del singolo cittadino nella presa di decisioni amministrative che hanno a che fare con la propria comunità. Tramite l’utilizzo della tecnologia digitale, soprattutto di quella mobile e di quella social, gli utenti connessi possono esprimere le proprie idee e partecipare attivamente e concretamente alla vita politica della propria comunità, il che ha permesso la riattivazione di un interesse nei confronti di quella vita civica che era stata accantonata negli ultimi anni del XX secolo, caratterizzati da un’estrema sfiducia nelle istituzioni politiche. Ciò ha rappresentato un fattore positivo per molti autori, ma la letteratura non è priva di visioni critiche riguardanti l’utilizzo massiccio di piattaforme nella vita di tutti i giorni. Tali visioni critiche insistono, in particolare, sull’esistenza di una società basata interamente sullo sfruttamento di dati personali a scopo di lucro. Gli autori in questione parlano, infatti, di Platform Capitalism. Si tratta di una visione in parte confermata da alcuni casi di utilizzo improprio dei dati, come quello di Facebook e Cambridge Analytica. Tuttavia, la privacy degli utenti può e deve essere garantita dai policy makers, che da anni stanno lavorando per formulare regolamenti abbastanza solidi da formare uno scudo protettivo per i cittadini della rete. Nonostante l’accesso a Internet rappresenti ormai una realtà scontata per una buona parte della popolazione mondiale, è ancora possibile riscontrare un importante livello di digital divide e digital inequality. Il principale obiettivo dei governi odierni, è, dunque, quello di raggiungere una maggiore inclusione attraverso la promozione delle piattaforme digitali e di ulteriori iniziative di e-citizenship. Si fa strada, così, l’attivismo grassroots e netroots, che consente ai digital citizens di usufruire delle più svariate forme di governo digitale: dal budgeting partecipativo al monitoraggio dell’elettorato, passando per l’e-voting. Il futuro della cittadinanza attiva risiede nell’inclusione, perché la partecipazione assume valore solo se contestualizzata in un contesto ampio che racchiuda le opinioni di tutti e che non isoli alcun cittadino. L’essenza stessa della democrazia risiede proprio in questo.File | Dimensione | Formato | |
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