L’alpinismo da me inteso è arrivare in vetta al Cervino, fare la traversata dei Lyskamm, scalare pareti mitiche quali il Gran Capucin sul Monte Bianco, o goulottes glaciali come la Rebuffat sulla Tour Ronde; i terreni di gioco sono molteplici, dalla roccia alla neve, dal ghiaccio al misto, ed è per questo che un alpinista dev’essere in grado di padroneggiare abilità e tecniche adattabili a tutti questi ambienti. Dry tooling, cascate di ghiaccio, misto, arrampicata, sci alpinismo e sci free-ride sono i contesti in cui opera una persona che pratica attività estreme in alta montagna. La proposta è quella di strutturare un metodo alternativo di allenamento, dedicato a tutti gli alpinisti che hanno un accesso facile a cascate ghiacciate e montagne, ambienti estremi in cui poter sperimentare nuove tecniche per incrementare la loro performance. L’obiettivo è quello di utilizzare l’arrampicata come modalità principale di allenamento, ma in questo caso non solo per ambiti conosciuti e protetti, quali falesie e vie lunghe, ma proprio in condizioni territoriali più estreme, come le cascate di ghiaccio, le creste di roccia e, ovviamente, anche monotiri e multipitch. Allenarsi arrampicando può trarre il vantaggio di raggiungere obiettivi importanti, non solo come fine a sé stesso, ma incentivando lo sviluppo di abilità su pendenze varie che permetteranno alla persona di acquisire destrezza e confidenza in terreni faticosi e soprattutto diversi tra di loro. La maggior parte delle scoperte nella tecnica di salita vengono sperimentate solo sul campo: ad esempio, la posizione del corpo, il gioco dei piedi e la percezione che si può avere di un piccolo bordo di roccia, in cui il centimetro diventa riposo e non un punto cruciale. Il fatto è che l’arrampicata e l’alpinismo presentano delle analogie che possono essere sfruttate per trarne reciproco vantaggio; la tesi verte su un allenamento specifico per l’arrampicata, in cui le méthodes apprese scalando possono essere applicate anche nel mondo alpinistico. Ciò che vorrei proporre è un allenamento esteso nell’arco di un anno con il fine di rafforzare le debolezze e sfruttare i punti di forza a proprio favore: i concetti di continuità, gradualità e modulazione saranno alla base del piano di preparazione e gli ambienti di esercizio cambieranno al variare delle stagioni. L’arrampicata deve essere vissuta per essere appresa e prefissandosi degli obiettivi le abilità miglioreranno più rapidamente.
Arrampicare per allenarsi a un nuovo alpinismo.
TRENTINI, GRETA
2020/2021
Abstract
L’alpinismo da me inteso è arrivare in vetta al Cervino, fare la traversata dei Lyskamm, scalare pareti mitiche quali il Gran Capucin sul Monte Bianco, o goulottes glaciali come la Rebuffat sulla Tour Ronde; i terreni di gioco sono molteplici, dalla roccia alla neve, dal ghiaccio al misto, ed è per questo che un alpinista dev’essere in grado di padroneggiare abilità e tecniche adattabili a tutti questi ambienti. Dry tooling, cascate di ghiaccio, misto, arrampicata, sci alpinismo e sci free-ride sono i contesti in cui opera una persona che pratica attività estreme in alta montagna. La proposta è quella di strutturare un metodo alternativo di allenamento, dedicato a tutti gli alpinisti che hanno un accesso facile a cascate ghiacciate e montagne, ambienti estremi in cui poter sperimentare nuove tecniche per incrementare la loro performance. L’obiettivo è quello di utilizzare l’arrampicata come modalità principale di allenamento, ma in questo caso non solo per ambiti conosciuti e protetti, quali falesie e vie lunghe, ma proprio in condizioni territoriali più estreme, come le cascate di ghiaccio, le creste di roccia e, ovviamente, anche monotiri e multipitch. Allenarsi arrampicando può trarre il vantaggio di raggiungere obiettivi importanti, non solo come fine a sé stesso, ma incentivando lo sviluppo di abilità su pendenze varie che permetteranno alla persona di acquisire destrezza e confidenza in terreni faticosi e soprattutto diversi tra di loro. La maggior parte delle scoperte nella tecnica di salita vengono sperimentate solo sul campo: ad esempio, la posizione del corpo, il gioco dei piedi e la percezione che si può avere di un piccolo bordo di roccia, in cui il centimetro diventa riposo e non un punto cruciale. Il fatto è che l’arrampicata e l’alpinismo presentano delle analogie che possono essere sfruttate per trarne reciproco vantaggio; la tesi verte su un allenamento specifico per l’arrampicata, in cui le méthodes apprese scalando possono essere applicate anche nel mondo alpinistico. Ciò che vorrei proporre è un allenamento esteso nell’arco di un anno con il fine di rafforzare le debolezze e sfruttare i punti di forza a proprio favore: i concetti di continuità, gradualità e modulazione saranno alla base del piano di preparazione e gli ambienti di esercizio cambieranno al variare delle stagioni. L’arrampicata deve essere vissuta per essere appresa e prefissandosi degli obiettivi le abilità miglioreranno più rapidamente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/33935