L’oggetto della tesi è Fuori Orario, film del 1985 diretto da Martin Scorsese; la pellicola racconta l’ odissea notturna di Paul Hackett, un impiegato che decide di fuggire dalla sua vita solitaria avventurandosi per una sera nel quartiere di SoHo per incontrare Marcy, una ragazza conosciuta in un bar; il viaggio dell’uomo, però, si trasforma presto in un inferno di crescente assurdità, che lo trascina in una spirale di situazioni sempre più stranianti e pericolose, fino a costringerlo a lottare per la propria vita. Il corpo della tesi è strutturato in tre capitoli corrispondenti a tre diversi nuclei di analisi, attraverso i quali cerco di interpretare il film da diversi punti di vista, al fine di raggiungere l’obiettivo di fornire una lettura della pellicola completa, profonda e quanto più dettagliata. Nel primo capitolo presento un’analisi di tipo semantico: tramite lo studio dei personaggi e degli avvenimenti che caratterizzano il lungometraggio, cerco di interpretare il film come la rappresentazione di un uomo contemporaneo (Paul Hackett) che intraprende un viaggio in un mondo sconosciuto, l’ambiente notturno di SoHo, alla ricerca di una via di fuga dalla società postmoderna, in cui vive in una condizione di alienazione, solitudine ed apatia, nel tentativo di raggiungere un luogo dove poter liberare i propri desideri; questo viaggio, però, risulta essere una discesa nell’assurdo e nell’angoscia, durante il quale il protagonista si vede costretto ad affrontare le sue paure inconsce e deve ridiscutere i propri desideri e le proprie aspettative, trovandosi disperso in un mondo ostile ed alieno, che non fa altro che acuire il senso di solitudine ed alienazione dell’uomo. Il secondo capitolo comprende un’analisi di tipo sintattico: in questa sede provo ad analizzare le soluzioni stilistiche che Scorsese adotta sul piano del filmico e del profilmico, soffermandomi sulla costruzione e sulla gestione dello spazio, sul montaggio, sui movimenti di macchina, sulla scala dei piani e sulla colonna sonora, nel tentativo di esporre come questi elementi si relazionano con il tessuto narrativo e come contribuiscono a restituire sul piano visivo e sonoro le paure e i desideri del protagonista e la condizione alienante in cui esso si trova. Nella terza sezione della dissertazione fornisco un’analisi comparativa, tramite la quale mi propongo di confrontare Fuori Orario con alcuni altri lavori di Scorsese di quel periodo, al fine di trovare temi ricorrenti e punti di rottura e continuità tra la pellicola presa in analisi e le altre del regista. I temi principali su cui pongo la mia attenzione sono: la figura del protagonista alienato e solo, immagine ricorrente in molti lavori del cineasta; sul piano stilistico, mi soffermo sul contrasto tra la vicinanza ai protagonisti generata sul piano visivo dall’utilizzo di primi piani e soggettive e la distanza restituita invece dalla costruzione dell’ambiente del profilmico e dall’utilizzo degli oggetti che lo compongono; la rappresentazione di New York, messa in scena spesso come una metropoli matrigna ed ostile; il confine labile tra immaginazione e realtà, elemento che rafforza la condizione precaria della mente dei personaggi di Scorsese; infine, la figura femminile, notoriamente rappresentata dal regista italo-americano come duplice ed ingannatrice.
Fuori Orario di Martin Scorsese: paure, desideri e solitudine dell'uomo contemporaneo
SANTIÀ, DANIELE
2020/2021
Abstract
L’oggetto della tesi è Fuori Orario, film del 1985 diretto da Martin Scorsese; la pellicola racconta l’ odissea notturna di Paul Hackett, un impiegato che decide di fuggire dalla sua vita solitaria avventurandosi per una sera nel quartiere di SoHo per incontrare Marcy, una ragazza conosciuta in un bar; il viaggio dell’uomo, però, si trasforma presto in un inferno di crescente assurdità, che lo trascina in una spirale di situazioni sempre più stranianti e pericolose, fino a costringerlo a lottare per la propria vita. Il corpo della tesi è strutturato in tre capitoli corrispondenti a tre diversi nuclei di analisi, attraverso i quali cerco di interpretare il film da diversi punti di vista, al fine di raggiungere l’obiettivo di fornire una lettura della pellicola completa, profonda e quanto più dettagliata. Nel primo capitolo presento un’analisi di tipo semantico: tramite lo studio dei personaggi e degli avvenimenti che caratterizzano il lungometraggio, cerco di interpretare il film come la rappresentazione di un uomo contemporaneo (Paul Hackett) che intraprende un viaggio in un mondo sconosciuto, l’ambiente notturno di SoHo, alla ricerca di una via di fuga dalla società postmoderna, in cui vive in una condizione di alienazione, solitudine ed apatia, nel tentativo di raggiungere un luogo dove poter liberare i propri desideri; questo viaggio, però, risulta essere una discesa nell’assurdo e nell’angoscia, durante il quale il protagonista si vede costretto ad affrontare le sue paure inconsce e deve ridiscutere i propri desideri e le proprie aspettative, trovandosi disperso in un mondo ostile ed alieno, che non fa altro che acuire il senso di solitudine ed alienazione dell’uomo. Il secondo capitolo comprende un’analisi di tipo sintattico: in questa sede provo ad analizzare le soluzioni stilistiche che Scorsese adotta sul piano del filmico e del profilmico, soffermandomi sulla costruzione e sulla gestione dello spazio, sul montaggio, sui movimenti di macchina, sulla scala dei piani e sulla colonna sonora, nel tentativo di esporre come questi elementi si relazionano con il tessuto narrativo e come contribuiscono a restituire sul piano visivo e sonoro le paure e i desideri del protagonista e la condizione alienante in cui esso si trova. Nella terza sezione della dissertazione fornisco un’analisi comparativa, tramite la quale mi propongo di confrontare Fuori Orario con alcuni altri lavori di Scorsese di quel periodo, al fine di trovare temi ricorrenti e punti di rottura e continuità tra la pellicola presa in analisi e le altre del regista. I temi principali su cui pongo la mia attenzione sono: la figura del protagonista alienato e solo, immagine ricorrente in molti lavori del cineasta; sul piano stilistico, mi soffermo sul contrasto tra la vicinanza ai protagonisti generata sul piano visivo dall’utilizzo di primi piani e soggettive e la distanza restituita invece dalla costruzione dell’ambiente del profilmico e dall’utilizzo degli oggetti che lo compongono; la rappresentazione di New York, messa in scena spesso come una metropoli matrigna ed ostile; il confine labile tra immaginazione e realtà, elemento che rafforza la condizione precaria della mente dei personaggi di Scorsese; infine, la figura femminile, notoriamente rappresentata dal regista italo-americano come duplice ed ingannatrice.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/33879