L’allevamento suinicolo in Italia riveste un ruolo importante nello scenario economico del Paese e gli standard quali-quantitativi sono sempre più elevati. Per mantenere alte le performances degli animali e ridurre al minimo lo sviluppo e il propagarsi di malattie in allevamento, si ricorre all’uso del mangime medicato. Tale pratica permette di somministrare i medicinali in modo piuttosto semplice ma, purtroppo, espone al rischio di sviluppo del fenomeno dell’antibiotico-resistenza. L’antibiotico-resistenza è un fenomeno naturale attraverso cui i batteri sviluppano delle forme di resistenza che permettono loro di sopravvivere all’azione di antibiotici. Inoltre, tramite operazioni di profilassi, anche agli animali che non hanno sintomi evidenti o non hanno ancora sviluppato la malattia vengono somministrati gli antibiotici, aumentando esponenzialmente il rischio di insorgenza del fenomeno. Il mangime medicato viene somministrato a tutte le categorie di suini presenti in allevamento, a partire dallo svezzamento. Ogni stadio di sviluppo dell’animale allevato presenta delle criticità, che spesso vengono risolte facendo ricorso ai medicinali. Se l’animale è esposto fin dalla nascita agli antibiotici, tende a sviluppare in modo rapido fenomeni di antibiotico-resistenza, creando problemi anche nelle fasi successive dell’allevamento. L’uso smodato di antibiotici a partire dagli anni Quaranta del Novecento ha esposto gli animali e gli operatori all’azione degli antibiotici, favorendo l’insorgenza e lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza. Per arginare il problema la Comunità Europea ha introdotto, con il regolamento CE 1831/2006, il divieto di utilizzo degli antimicrobici a scopo preventivo per evitare l’uso di principi attivi che potrebbero perdere efficacia e in Italia è presente un programma di Farmacosorveglianza per limitare l’utilizzo scorretto degli antibiotici in allevamento. L’obiettivo degli studiosi è scoprire e sviluppare delle alternative valide agli antibiotici, che permettano di curare le malattie in allevamento senza far ricorso agli antibiotici. Numerosi studi hanno mostrato come sostanze di origine naturale come i peptidi, le vitamine e gli oli essenziali abbiano delle proprietà antibatteriche e antibiotiche, in grado di curare le infezioni. Naturalmente, i batteri che hanno già sviluppato una certa forma di resistenza verso un antibiotico risultano essere più difficili da debellare, per cui le sostanze naturali dovranno essere impiegate su infezioni di batteri non resistenti. L’uso di antibiotici può essere diminuito andando ad operare sul management dell’allevamento, sul rispetto delle pratiche di biosicurezza e sulla ricerca genetica degli animali allevati, in modo da renderli più resistenti alle malattie.
L'utilizzo del mangime medicato nell'allevamento suinicolo e il problema dell'antibiotico-resistenza
GERBINO, ELEONORA
2020/2021
Abstract
L’allevamento suinicolo in Italia riveste un ruolo importante nello scenario economico del Paese e gli standard quali-quantitativi sono sempre più elevati. Per mantenere alte le performances degli animali e ridurre al minimo lo sviluppo e il propagarsi di malattie in allevamento, si ricorre all’uso del mangime medicato. Tale pratica permette di somministrare i medicinali in modo piuttosto semplice ma, purtroppo, espone al rischio di sviluppo del fenomeno dell’antibiotico-resistenza. L’antibiotico-resistenza è un fenomeno naturale attraverso cui i batteri sviluppano delle forme di resistenza che permettono loro di sopravvivere all’azione di antibiotici. Inoltre, tramite operazioni di profilassi, anche agli animali che non hanno sintomi evidenti o non hanno ancora sviluppato la malattia vengono somministrati gli antibiotici, aumentando esponenzialmente il rischio di insorgenza del fenomeno. Il mangime medicato viene somministrato a tutte le categorie di suini presenti in allevamento, a partire dallo svezzamento. Ogni stadio di sviluppo dell’animale allevato presenta delle criticità, che spesso vengono risolte facendo ricorso ai medicinali. Se l’animale è esposto fin dalla nascita agli antibiotici, tende a sviluppare in modo rapido fenomeni di antibiotico-resistenza, creando problemi anche nelle fasi successive dell’allevamento. L’uso smodato di antibiotici a partire dagli anni Quaranta del Novecento ha esposto gli animali e gli operatori all’azione degli antibiotici, favorendo l’insorgenza e lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza. Per arginare il problema la Comunità Europea ha introdotto, con il regolamento CE 1831/2006, il divieto di utilizzo degli antimicrobici a scopo preventivo per evitare l’uso di principi attivi che potrebbero perdere efficacia e in Italia è presente un programma di Farmacosorveglianza per limitare l’utilizzo scorretto degli antibiotici in allevamento. L’obiettivo degli studiosi è scoprire e sviluppare delle alternative valide agli antibiotici, che permettano di curare le malattie in allevamento senza far ricorso agli antibiotici. Numerosi studi hanno mostrato come sostanze di origine naturale come i peptidi, le vitamine e gli oli essenziali abbiano delle proprietà antibatteriche e antibiotiche, in grado di curare le infezioni. Naturalmente, i batteri che hanno già sviluppato una certa forma di resistenza verso un antibiotico risultano essere più difficili da debellare, per cui le sostanze naturali dovranno essere impiegate su infezioni di batteri non resistenti. L’uso di antibiotici può essere diminuito andando ad operare sul management dell’allevamento, sul rispetto delle pratiche di biosicurezza e sulla ricerca genetica degli animali allevati, in modo da renderli più resistenti alle malattie.File | Dimensione | Formato | |
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