Il “sessismo” indica una forma di pregiudizio e può essere genericamente definito come “l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale”, così come riporta il dizionario Treccani. Al di là della definizione enciclopedica, l’analisi del fenomeno porta con sé un’ampia elaborazione che è in continua evoluzione. Il termine e concetto di “sessismo” nasce all’interno di collettivi femministi durante gli anni ’60 e ’70, in analogia con un’altra forma di discriminazione: il razzismo. Questa associazione è possibile poiché entrambe son generate da una base comune, ovvero un insieme di credenze e stereotipi giustificati dalle differenze biologiche intrinseche tra i gruppi coinvolti (ossia, un’ottica essenzialistica). Con l’avvento dei movimenti femministi e delle lotte per la conquista di ulteriori diritti sociali e civili, la discriminazione direttamente ed esplicitamente ostile nei confronti delle persone appartenenti ad una minoranza etnica si è ritrovata ad essere non più sostenibile e condivisibile. Nonostante la spinta egualitaria di cui la società e la cultura si è fatta promotrice, si è constatato che atteggiamenti e comportamenti pregiudizievoli non fossero del tutto scomparsi ma che piuttosto avessero cambiato modalità, assumendo una forma più sottile e ambivalente (McConahay, 1986). Questo è riscontrabile, per esempio, nel fatto che le scale di misurazione di atteggiamenti sessisti “old fashioned” nei confronti delle donne come la AWS “Attitudes Toward Women Scale” (Spence & Helmreich, 1972), alla soglia degli anni Novanta, si son ritrovate a non essere più in grado più differenziare le persone tra sessiste e non sessiste ma esclusivamente quanto ogni soggetto prendesse e distanze da istanze e posizioni esplicitamente pregiudizievoli e discriminatorie. L’obiettivo del seguente elaborato risulta essere l’analisi del costrutto del sessismo in relazione con la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. In seguito alla presentazione delle maggiori teorizzazioni del sessismo, ci si soffermerà sull’analisi dell’omofobia e dell’eterosessismo, il quale verrà presentato declinandosi in maniera specifica nei confronti delle donne lesbiche. La relazione fra sessismo e omosessualità sarà affrontata soffermandosi su una serie di studi che sottolineano come il lesbismo generi condizioni diverse di pregiudizio e oppressione rispetto all’omosessualità maschile, poiché il genere risulta componente fondamentale nella modulazione della discriminazione. Infine, la seconda parte della seguente dissertazione verterà su una corrente psicologica teorica e metodologica specifica, ossia l’ottica intersezionale. Quest’ultima si propone di studiare e proporre nuovi paradigmi di ricerca al fine di comprendere come le diverse forme di pregiudizio interagiscono e formano forme qualitativamente diverse di discriminazione sulla base delle categorie sociali identificative di specifici sottogruppi sociali. Esempi di sottogruppi sociali possono essere le donne nere, gli uomini omosessuali, le donne nere lesbiche o le donne bisessuali di ceto basso. Riguardo il sottogruppo specifico oggetto di approfondimento di questo elaborato, ovvero le donne lesbiche, si discuterà del “gendered heterosexism”.

La discriminazione delle donne lesbiche: la relazione tra Sessismo e Omofobia

BADELLINO, ELISA
2020/2021

Abstract

Il “sessismo” indica una forma di pregiudizio e può essere genericamente definito come “l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale”, così come riporta il dizionario Treccani. Al di là della definizione enciclopedica, l’analisi del fenomeno porta con sé un’ampia elaborazione che è in continua evoluzione. Il termine e concetto di “sessismo” nasce all’interno di collettivi femministi durante gli anni ’60 e ’70, in analogia con un’altra forma di discriminazione: il razzismo. Questa associazione è possibile poiché entrambe son generate da una base comune, ovvero un insieme di credenze e stereotipi giustificati dalle differenze biologiche intrinseche tra i gruppi coinvolti (ossia, un’ottica essenzialistica). Con l’avvento dei movimenti femministi e delle lotte per la conquista di ulteriori diritti sociali e civili, la discriminazione direttamente ed esplicitamente ostile nei confronti delle persone appartenenti ad una minoranza etnica si è ritrovata ad essere non più sostenibile e condivisibile. Nonostante la spinta egualitaria di cui la società e la cultura si è fatta promotrice, si è constatato che atteggiamenti e comportamenti pregiudizievoli non fossero del tutto scomparsi ma che piuttosto avessero cambiato modalità, assumendo una forma più sottile e ambivalente (McConahay, 1986). Questo è riscontrabile, per esempio, nel fatto che le scale di misurazione di atteggiamenti sessisti “old fashioned” nei confronti delle donne come la AWS “Attitudes Toward Women Scale” (Spence & Helmreich, 1972), alla soglia degli anni Novanta, si son ritrovate a non essere più in grado più differenziare le persone tra sessiste e non sessiste ma esclusivamente quanto ogni soggetto prendesse e distanze da istanze e posizioni esplicitamente pregiudizievoli e discriminatorie. L’obiettivo del seguente elaborato risulta essere l’analisi del costrutto del sessismo in relazione con la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. In seguito alla presentazione delle maggiori teorizzazioni del sessismo, ci si soffermerà sull’analisi dell’omofobia e dell’eterosessismo, il quale verrà presentato declinandosi in maniera specifica nei confronti delle donne lesbiche. La relazione fra sessismo e omosessualità sarà affrontata soffermandosi su una serie di studi che sottolineano come il lesbismo generi condizioni diverse di pregiudizio e oppressione rispetto all’omosessualità maschile, poiché il genere risulta componente fondamentale nella modulazione della discriminazione. Infine, la seconda parte della seguente dissertazione verterà su una corrente psicologica teorica e metodologica specifica, ossia l’ottica intersezionale. Quest’ultima si propone di studiare e proporre nuovi paradigmi di ricerca al fine di comprendere come le diverse forme di pregiudizio interagiscono e formano forme qualitativamente diverse di discriminazione sulla base delle categorie sociali identificative di specifici sottogruppi sociali. Esempi di sottogruppi sociali possono essere le donne nere, gli uomini omosessuali, le donne nere lesbiche o le donne bisessuali di ceto basso. Riguardo il sottogruppo specifico oggetto di approfondimento di questo elaborato, ovvero le donne lesbiche, si discuterà del “gendered heterosexism”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/33647