Il presente elaborato si pone l’obiettivo di approfondire la disprassia nello sviluppo infantile, analizzando questo disturbo dal punto di vista fisiopatologico e presentando varie metodiche riabilitative, con il fine di migliorare la qualità della vita di chi ne è affetto. La disprassia è determinata da un disturbo della coordinazione motoria (DCD), causata da una funzionalità alterata a livello neuronale oppure conseguente ad un danno cerebrale. La disprassia presenta sintomi che coinvolgono non solo il movimento intenzionale, ma anche l’orientamento nello spazio, la propriocezione ed il sistema somatosensoriale e la sfera emotiva di chi ne è affetto. I sintomi della disprassia possono variare in ogni individuo in maniera più o meno grave e mutano a seconda dei meccanismi di adattamento attuati dal soggetto e possono modificarsi con il passare del tempo. Negli ultimi decenni medici, terapisti e psicologi come Annalisa Risoli e Letizia Sabbadini hanno elaborato un iter riabilitativo con l’obiettivo di migliorare il quadro clinico e la qualità della vita dei soggetti disprassici. Il trattamento della disprassia, secondo Annalisa Risoli, si basa sull’organizzazione spazio temporale, sulla propriocezione e sulla rappresentazione delle immagini mentali che permettono di trasformare un’immagine mentale motoria in un’azione vera e propria ed è stato creato così un protocollo di intervento del Metodo di Integrazione Spaziale Multisensoriale. Con l’utilizzo di questo Metodo, è possibile suddividere gli esercizi in tre passaggi differenti: consegna, vissuto e rappresentazione, che permettono di attuare ed eseguire un “processo cognitivo completo” (Risoli, Capettini, Arosio, Incorpora, Corbella, 2010) Gli studi effettuati sull’utilizzo di questo metodo hanno riscontrato miglioramenti nei pazienti affetti da disprassia non solo dal punto di vista motorio, ma anche nella sfera emotiva e relazionale. Nel corso del lavoro sono esaminate le metodiche attuate in ambito riabilitativo, analizzando inoltre i deficit che determinano questo disturbo dal punto di vista fisiopatologico.

“ La disprassia nello sviluppo infantile: fisiopatologia e intervento”

CALAFATI, CAMILLA
2020/2021

Abstract

Il presente elaborato si pone l’obiettivo di approfondire la disprassia nello sviluppo infantile, analizzando questo disturbo dal punto di vista fisiopatologico e presentando varie metodiche riabilitative, con il fine di migliorare la qualità della vita di chi ne è affetto. La disprassia è determinata da un disturbo della coordinazione motoria (DCD), causata da una funzionalità alterata a livello neuronale oppure conseguente ad un danno cerebrale. La disprassia presenta sintomi che coinvolgono non solo il movimento intenzionale, ma anche l’orientamento nello spazio, la propriocezione ed il sistema somatosensoriale e la sfera emotiva di chi ne è affetto. I sintomi della disprassia possono variare in ogni individuo in maniera più o meno grave e mutano a seconda dei meccanismi di adattamento attuati dal soggetto e possono modificarsi con il passare del tempo. Negli ultimi decenni medici, terapisti e psicologi come Annalisa Risoli e Letizia Sabbadini hanno elaborato un iter riabilitativo con l’obiettivo di migliorare il quadro clinico e la qualità della vita dei soggetti disprassici. Il trattamento della disprassia, secondo Annalisa Risoli, si basa sull’organizzazione spazio temporale, sulla propriocezione e sulla rappresentazione delle immagini mentali che permettono di trasformare un’immagine mentale motoria in un’azione vera e propria ed è stato creato così un protocollo di intervento del Metodo di Integrazione Spaziale Multisensoriale. Con l’utilizzo di questo Metodo, è possibile suddividere gli esercizi in tre passaggi differenti: consegna, vissuto e rappresentazione, che permettono di attuare ed eseguire un “processo cognitivo completo” (Risoli, Capettini, Arosio, Incorpora, Corbella, 2010) Gli studi effettuati sull’utilizzo di questo metodo hanno riscontrato miglioramenti nei pazienti affetti da disprassia non solo dal punto di vista motorio, ma anche nella sfera emotiva e relazionale. Nel corso del lavoro sono esaminate le metodiche attuate in ambito riabilitativo, analizzando inoltre i deficit che determinano questo disturbo dal punto di vista fisiopatologico.
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