This paper aims to describe the genesis of the Commercial Code launched in 1882, considering the context in which it was formulated. The dissertation starts with the analysis of the pre-unification legal situation and continues describing the achievement of the much-desired national unity. In accordance with the perspective of the piedmontese ruling political class and its ambition of control, a centralized and vertically hierarchical form of government was chosen; a plan of customs, monetary, financial and administrative unification was implemented and, above all, the drafting of new Codes was arranged. The commercial legislation, almost always based on the French model proposed through the Code de commerce, was the only one essentially uniform across the Kingdom, therefore the Commercial Code of 1865 was just the reinterpretation of the Sardinian one of 1842, in its turn based on the Napoleonic matrix of 1807. The economic development immediately revealed the inadequacy of the old legislation in force so, at the request of the famous deputy Mancini, a radical revision of the commercial discipline took place. In 1869 began the work which, after thirteen years, ended with the approval of the new Commercial Code, that was the result of an active collaboration between jurists and illustrious minds from all over Italy, together with the observations presented by Chambers of commerce, judiciary and Universities. This paper examines the various phases in which its formulation was structured, also noting the professionals who took part in it. It was a text permeated with liberal ideas and unanimously recognized as the code of the commercial bourgeoisie and the rising industrial bourgeoisie; it had especially an historical importance that went beyond the boundaries of our national legislation, since it marked the arrival point of a complex evolution of commercial law. Taking into account the most modern and up-to-date legislation in Europe, the Code introduced profound innovations and helped to remove the commercial discipline from subordination to civil law. A paragraph of this dissertation is dedicated to the thesis of Ercole Vidari, a fervent supporter of the autonomy of commercial legislation, who permanently devoted himself to the subject and its furtherance, between teaching and research, in the arduous construction of its academic specialism. Starting from the Code of 1882 a prestigious doctrine was developed, which became interpreter of the Italian legal requirements in the process of industrialization of the country and the role of the jurists’ activity saw a rapid rise, even in Parliament and the Government. The Code was widely commented on and, since the early years, a reform movement emerged, asking for several modifications to the original text. The controversy around the dualism between civil and commercial law, between the national spirit of the first and the international character of the second one, between the old agricultural law and the new industrial law, was not over. In this context stood out the intervention of Cesare Vivante, a high scientific authority and master of the italian juscommercialist, who rapidly became the leading personality of the discipline, achieving resonance at european level.

L’elaborato si propone di descrivere la genesi del Codice di commercio del 1882, avendo contezza del contesto nel quale venne formulato. Il lavoro inizia con l’analisi della situazione giuridica preunitaria e prosegue nella descrizione del raggiungimento della tanto auspicata unità nazionale. In linea con la prospettiva della classe politica dominante piemontese e la sua ambizione di controllo, si optò per una forma di governo centralizzato e gerarchico in senso verticale; venne attuato un piano di unificazione doganale, monetario, finanziario e amministrativo, ma soprattutto venne predisposta la redazione di nuovi Codici. La normativa commerciale, quasi sempre ricalcata sul modello francese del Code de commerce, era l’unica ad essere già sostanzialmente uniforme in tutto il Regno, per cui il Codice di commercio del 1865 fu soltanto la rivisitazione di quello sardo del 1842, a sua volta fondato sulla matrice napoleonica del 1807. Lo sviluppo economico fece emergere fin da subito l’inadeguatezza della datata normativa vigente perciò, su istanza del celebre deputato Mancini, venne avviata una revisione radicale della disciplina commercialistica. Nel 1869 iniziarono i lavori che, dopo tredici anni, si conclusero con l’approvazione del nuovo Codice di commercio, ossia il frutto di un’attiva collaborazione di giuristi e menti illustri provenienti da tutta l’Italia, unita alle osservazioni presentate dalle Camere di commercio, dalla magistratura e dalle Università. Nell’elaborato vengono esaminate le varie fasi in cui si strutturò la sua redazione, rilevando anche i professionisti che ne presero parte. Fu un testo permeato di idee liberali e concordemente riconosciuto come codice della borghesia commerciale e della nascente borghesia industriale, ma soprattutto ebbe un’importanza storica che superò i confini della nostra legislazione nazionale poiché segnò il punto di arrivo di una complessa evoluzione del diritto commerciale. Avvalendosi dell’attenta considerazione delle legislazioni più moderne e aggiornate d’Europa, il Codice introdusse profonde innovazioni e contribuì a sottrarre la disciplina commerciale dalla subordinazione nei confronti del diritto civile. Un paragrafo della tesi viene dedicato al pensiero di Ercole Vidari, fervido sostenitore dell’autonomia della normativa commerciale, che si dedicò stabilmente alla materia dandole impulso, tra didattica e attività di ricerca, nell’ardua costruzione del suo specialismo accademico. Sul Codice del 1882 si sviluppò una prestigiosa dottrina che si fece interprete delle esigenze giuridiche italiane nel processo di industrializzazione del Paese e il ruolo dell’attività dei giuristi ebbe una rapida ascesa, anche in Parlamento e al Governo. Il Codice venne largamente commentato e si generò, fin dai primi anni, un movimento riformatore che ne auspicava svariate modifiche al testo originale. Non era terminata la polemica sul dualismo tra il diritto civile e quello commerciale, tra lo spirito nazionale del primo e il carattere internazionale del secondo, tra il vecchio diritto dell’agricoltura e quello nuovo dell’industria. In questo scenario si inserì l’intervento di Cesare Vivante, elevata autorità scientifica nonché maestro della giuscommercialistica italiana, che con i suoi studi divenne presto il protagonista della disciplina ottenendo risonanza a livello europeo.

IL CODICE DI COMMERCIO DEL 1882

BORGARELLO, NATHALIE
2019/2020

Abstract

L’elaborato si propone di descrivere la genesi del Codice di commercio del 1882, avendo contezza del contesto nel quale venne formulato. Il lavoro inizia con l’analisi della situazione giuridica preunitaria e prosegue nella descrizione del raggiungimento della tanto auspicata unità nazionale. In linea con la prospettiva della classe politica dominante piemontese e la sua ambizione di controllo, si optò per una forma di governo centralizzato e gerarchico in senso verticale; venne attuato un piano di unificazione doganale, monetario, finanziario e amministrativo, ma soprattutto venne predisposta la redazione di nuovi Codici. La normativa commerciale, quasi sempre ricalcata sul modello francese del Code de commerce, era l’unica ad essere già sostanzialmente uniforme in tutto il Regno, per cui il Codice di commercio del 1865 fu soltanto la rivisitazione di quello sardo del 1842, a sua volta fondato sulla matrice napoleonica del 1807. Lo sviluppo economico fece emergere fin da subito l’inadeguatezza della datata normativa vigente perciò, su istanza del celebre deputato Mancini, venne avviata una revisione radicale della disciplina commercialistica. Nel 1869 iniziarono i lavori che, dopo tredici anni, si conclusero con l’approvazione del nuovo Codice di commercio, ossia il frutto di un’attiva collaborazione di giuristi e menti illustri provenienti da tutta l’Italia, unita alle osservazioni presentate dalle Camere di commercio, dalla magistratura e dalle Università. Nell’elaborato vengono esaminate le varie fasi in cui si strutturò la sua redazione, rilevando anche i professionisti che ne presero parte. Fu un testo permeato di idee liberali e concordemente riconosciuto come codice della borghesia commerciale e della nascente borghesia industriale, ma soprattutto ebbe un’importanza storica che superò i confini della nostra legislazione nazionale poiché segnò il punto di arrivo di una complessa evoluzione del diritto commerciale. Avvalendosi dell’attenta considerazione delle legislazioni più moderne e aggiornate d’Europa, il Codice introdusse profonde innovazioni e contribuì a sottrarre la disciplina commerciale dalla subordinazione nei confronti del diritto civile. Un paragrafo della tesi viene dedicato al pensiero di Ercole Vidari, fervido sostenitore dell’autonomia della normativa commerciale, che si dedicò stabilmente alla materia dandole impulso, tra didattica e attività di ricerca, nell’ardua costruzione del suo specialismo accademico. Sul Codice del 1882 si sviluppò una prestigiosa dottrina che si fece interprete delle esigenze giuridiche italiane nel processo di industrializzazione del Paese e il ruolo dell’attività dei giuristi ebbe una rapida ascesa, anche in Parlamento e al Governo. Il Codice venne largamente commentato e si generò, fin dai primi anni, un movimento riformatore che ne auspicava svariate modifiche al testo originale. Non era terminata la polemica sul dualismo tra il diritto civile e quello commerciale, tra lo spirito nazionale del primo e il carattere internazionale del secondo, tra il vecchio diritto dell’agricoltura e quello nuovo dell’industria. In questo scenario si inserì l’intervento di Cesare Vivante, elevata autorità scientifica nonché maestro della giuscommercialistica italiana, che con i suoi studi divenne presto il protagonista della disciplina ottenendo risonanza a livello europeo.
ITA
This paper aims to describe the genesis of the Commercial Code launched in 1882, considering the context in which it was formulated. The dissertation starts with the analysis of the pre-unification legal situation and continues describing the achievement of the much-desired national unity. In accordance with the perspective of the piedmontese ruling political class and its ambition of control, a centralized and vertically hierarchical form of government was chosen; a plan of customs, monetary, financial and administrative unification was implemented and, above all, the drafting of new Codes was arranged. The commercial legislation, almost always based on the French model proposed through the Code de commerce, was the only one essentially uniform across the Kingdom, therefore the Commercial Code of 1865 was just the reinterpretation of the Sardinian one of 1842, in its turn based on the Napoleonic matrix of 1807. The economic development immediately revealed the inadequacy of the old legislation in force so, at the request of the famous deputy Mancini, a radical revision of the commercial discipline took place. In 1869 began the work which, after thirteen years, ended with the approval of the new Commercial Code, that was the result of an active collaboration between jurists and illustrious minds from all over Italy, together with the observations presented by Chambers of commerce, judiciary and Universities. This paper examines the various phases in which its formulation was structured, also noting the professionals who took part in it. It was a text permeated with liberal ideas and unanimously recognized as the code of the commercial bourgeoisie and the rising industrial bourgeoisie; it had especially an historical importance that went beyond the boundaries of our national legislation, since it marked the arrival point of a complex evolution of commercial law. Taking into account the most modern and up-to-date legislation in Europe, the Code introduced profound innovations and helped to remove the commercial discipline from subordination to civil law. A paragraph of this dissertation is dedicated to the thesis of Ercole Vidari, a fervent supporter of the autonomy of commercial legislation, who permanently devoted himself to the subject and its furtherance, between teaching and research, in the arduous construction of its academic specialism. Starting from the Code of 1882 a prestigious doctrine was developed, which became interpreter of the Italian legal requirements in the process of industrialization of the country and the role of the jurists’ activity saw a rapid rise, even in Parliament and the Government. The Code was widely commented on and, since the early years, a reform movement emerged, asking for several modifications to the original text. The controversy around the dualism between civil and commercial law, between the national spirit of the first and the international character of the second one, between the old agricultural law and the new industrial law, was not over. In this context stood out the intervention of Cesare Vivante, a high scientific authority and master of the italian juscommercialist, who rapidly became the leading personality of the discipline, achieving resonance at european level.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/33385