Il crollo dell’era Infotech di Wall Street del 1987,la pesante svalutazione del Rublo russo nel 1998, la bolla di internet degli anni 2000, gli scandali contabili Enron e Worldcom del 2002, la crisi dei Subprime del 2008, la seguente del debito sovrano e la bolla di debiti del Dragone nel 2015; queste sono solo alcune delle recessioni registrate negli ultimi anni. Recessioni del mercato finanziario, dell’economia reale. Periodi bui in grado di inghiottire i risparmi, i lavori, le fatiche e le gioie di milioni di lavoratori onesti che ogni giorno si svegliano e, coscientemente o incoscientemente, combattono contro un avversario che è in grado di rialzarsi e rielaborare la sua strategia non appena si è convinti di averlo sconfitto. Ciò che però è importante capire, è che coloro che permettono all’avversario di potersi rialzare, coloro che lo allenano, lo alimentano e lo rafforzano giorno per giorno, sono le persone. Non esisterebbe crisi senza la volontaria inefficienza e senza l’egoismo dell’uomo. Inoltre, sembra che le persone, ai giorni d’oggi, vivano senza pensare a che cosa stia andando male, senza pensare a come potersi proteggere, come se tutto stesse andando a rose e fiori. Questo comportamento può anche essere comprensibile. Sarebbe piuttosto inefficiente per un’azienda poter pensare solamente a quando il contesto generale possa iniziare a recedere perdendo la focalizzazione sul core business e sui risultati di periodo, soprattutto quando questi ultimi stanno andando alla grande. L’errore di pensare che tutto continuerà ad andare bene avendo troppa fiducia nei propri mezzi, in finanza comportamentale, è detto Overconfidence, ed è molto comune e utilizzabile come comparazione in moltissimi altri aspetti della vita quotidiana. Questo stesso discorso vale per le persone. Finisce un periodo non troppo roseo, ne inizia uno positivo che sembra poter continuare per sempre. Perché doversi preoccupare per delle cose che potrebbero non accadere? Meglio far finta che non esistano e continuare ad andare avanti. Sarebbe giusto trovare un corretto trade off tra la preoccupazione/prevenzione di rischi futuri e un ottimismo/proseguimento della propria esistenza, aziendale o personale che sia. La legge di Murphy, d’altronde, non fa che darci un consiglio: “sorridi, domani sarà peggio”. Bisogna vivere il presente al meglio, ma con coscienza che domani tutto potrebbe peggiorare. Ci sono tre tipi di persone: chi prova a capire cosa può andare male in futuro per potersi tutelare, chi pensa solamente a sorridere sapendo che un giorno gli andrà male e chi non crede alla legge di Murphy e quindi è convinto che sorriderà per sempre. Come si può notare, soltanto la prima categoria di persone probabilmente utilizzerà meno fazzoletti per asciugare le proprie lacrime. Che cosa si può fare quindi? Sicuramente una risposta unica a questa domanda non esiste. Ognuno di noi ha i mezzi per capire cosa sta succedendo sotto i nostri occhi e cosa potrebbe portarci a dover affrontare situazioni difficili future. Un buon punto di partenza sarebbe quello di capire prima il contesto storico che ha condotto il Paese verso una situazione di salute tutt’altro che ottimale, poi analizzare il contesto generale attuale cercando di individuare i settori più fragili e vulnerabili, trarre le propri

Le riforme del sistema pensionistico italiano dagli anni '90 ad oggi. Previdenza complementare: sostitutiva o integrativa a quella pubblica?

GRAMAGLIA, FULVIO
2020/2021

Abstract

Il crollo dell’era Infotech di Wall Street del 1987,la pesante svalutazione del Rublo russo nel 1998, la bolla di internet degli anni 2000, gli scandali contabili Enron e Worldcom del 2002, la crisi dei Subprime del 2008, la seguente del debito sovrano e la bolla di debiti del Dragone nel 2015; queste sono solo alcune delle recessioni registrate negli ultimi anni. Recessioni del mercato finanziario, dell’economia reale. Periodi bui in grado di inghiottire i risparmi, i lavori, le fatiche e le gioie di milioni di lavoratori onesti che ogni giorno si svegliano e, coscientemente o incoscientemente, combattono contro un avversario che è in grado di rialzarsi e rielaborare la sua strategia non appena si è convinti di averlo sconfitto. Ciò che però è importante capire, è che coloro che permettono all’avversario di potersi rialzare, coloro che lo allenano, lo alimentano e lo rafforzano giorno per giorno, sono le persone. Non esisterebbe crisi senza la volontaria inefficienza e senza l’egoismo dell’uomo. Inoltre, sembra che le persone, ai giorni d’oggi, vivano senza pensare a che cosa stia andando male, senza pensare a come potersi proteggere, come se tutto stesse andando a rose e fiori. Questo comportamento può anche essere comprensibile. Sarebbe piuttosto inefficiente per un’azienda poter pensare solamente a quando il contesto generale possa iniziare a recedere perdendo la focalizzazione sul core business e sui risultati di periodo, soprattutto quando questi ultimi stanno andando alla grande. L’errore di pensare che tutto continuerà ad andare bene avendo troppa fiducia nei propri mezzi, in finanza comportamentale, è detto Overconfidence, ed è molto comune e utilizzabile come comparazione in moltissimi altri aspetti della vita quotidiana. Questo stesso discorso vale per le persone. Finisce un periodo non troppo roseo, ne inizia uno positivo che sembra poter continuare per sempre. Perché doversi preoccupare per delle cose che potrebbero non accadere? Meglio far finta che non esistano e continuare ad andare avanti. Sarebbe giusto trovare un corretto trade off tra la preoccupazione/prevenzione di rischi futuri e un ottimismo/proseguimento della propria esistenza, aziendale o personale che sia. La legge di Murphy, d’altronde, non fa che darci un consiglio: “sorridi, domani sarà peggio”. Bisogna vivere il presente al meglio, ma con coscienza che domani tutto potrebbe peggiorare. Ci sono tre tipi di persone: chi prova a capire cosa può andare male in futuro per potersi tutelare, chi pensa solamente a sorridere sapendo che un giorno gli andrà male e chi non crede alla legge di Murphy e quindi è convinto che sorriderà per sempre. Come si può notare, soltanto la prima categoria di persone probabilmente utilizzerà meno fazzoletti per asciugare le proprie lacrime. Che cosa si può fare quindi? Sicuramente una risposta unica a questa domanda non esiste. Ognuno di noi ha i mezzi per capire cosa sta succedendo sotto i nostri occhi e cosa potrebbe portarci a dover affrontare situazioni difficili future. Un buon punto di partenza sarebbe quello di capire prima il contesto storico che ha condotto il Paese verso una situazione di salute tutt’altro che ottimale, poi analizzare il contesto generale attuale cercando di individuare i settori più fragili e vulnerabili, trarre le propri
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