Questa tesi si propone di descrivere la partecipazione italiana alle missioni di pace sotto egida NATO, ONU, UE e missioni bilaterali, facendo riferimento alle origini delle missioni di peace keeping e al suo relativo sviluppo nel corso del tempo. Nel corso della trattazione verrà analizzata quella che è stata ed è la figura italiana in ambito internazionale e il suo contributo in termini di spesa, uomini e sacrificio alle varie missioni internazionali. Verranno analizzati i casi studio delle missioni più longeve che dal punto di vista economico e di impiego del personale, si sono rivelate le più onerose, quali quelle sul suolo del Libano e dell’Afganistan; andando ad analizzare in maniera dettagliata l’immagine dell’Italia nei teatri di crisi e il suo ruolo, attraverso l’analisi dei vari articoli prodotti negli anni dalle principali testate giornalistiche nazionali ed estere, per capire la differenza di vedute tra i vari servizi di informazione. La relazione continuerà nella narrazione dell’evento più tragico incorso per il nostro paese nel campo di una missione internazionale di pace, ovvero gli attentati di Nassirya che sconvolsero il popolo italiano e che tolsero la vita a decine di connazionali. Per questa ragione verrà approfondito il contesto di operazioni e lo scenario dell’epoca, andando a snocciolare i vari aspetti dell’operazione “Antica Babilonia”. Verrà trattata tutta la missione nella sua interezza, oltre che uno studio dettagliato sul contributo nazionale totale fornito per quella operazione, per poi esaminare la catena di comando e le regole di ingaggio previste. Successivamente si aprirà il focus sul core della trattazione, ovvero i tragici eventi del 12 novembre 2003 e gli avvenimenti seguenti, quali la “Battaglia dei Ponti” e i successivi attentati dell’aprile giugno 2006. Si tratta di eventi che hanno inevitabilmente segnato il nostro paese e la condotta successiva di tutte le operazioni all’estero. La consapevolezza di non essere “intoccabili” sebbene il ruolo italiano fosse quello di “security provider” all’estero, fece rimodulare il concetto di operare fuori area, portando allo sviluppo di nuove procedure tecnicotattiche e allo sviluppo e implementazione di nuovi e moderni veicoli e sistemi d’arma in grado di poter fornire una maggiore sicurezza e prontezza d’uso per i nostri soldati in teatri delicati come quelli Mediorientali. Infine, verrà dedicata una sezione relativa al rapporto di continua tensione con l'opinione pubblica e il difficile consenso che può riscuotere una missione all’estero che impiega soldi dei contribuenti e un investimento ingente in termini di personale. Verrà quindi somministrata una trattazione relativa al dibattito politico avvenuto negli anni e sulla diatriba relativa alla proroga delle missioni. Verrà infine esplicito il nuovo concetto di militare che si appresta ad essere sempre più un “militare di pace” che conscio della sua preparazione tecnico-tattica ha acquisito numerose nozioni che in passato non erano proprie del soldato-guerriero. Il motivo che mi ha spinto ad affrontare questo tema è stata principalmente la mia posizione nella società, ovvero l’essere un ufficiale di fanteria dell’Esercito Italiano.
Nassirya e la partecipazione italiana alle missioni di pace
ZULLO, ALESSANDRO MATTIA
2020/2021
Abstract
Questa tesi si propone di descrivere la partecipazione italiana alle missioni di pace sotto egida NATO, ONU, UE e missioni bilaterali, facendo riferimento alle origini delle missioni di peace keeping e al suo relativo sviluppo nel corso del tempo. Nel corso della trattazione verrà analizzata quella che è stata ed è la figura italiana in ambito internazionale e il suo contributo in termini di spesa, uomini e sacrificio alle varie missioni internazionali. Verranno analizzati i casi studio delle missioni più longeve che dal punto di vista economico e di impiego del personale, si sono rivelate le più onerose, quali quelle sul suolo del Libano e dell’Afganistan; andando ad analizzare in maniera dettagliata l’immagine dell’Italia nei teatri di crisi e il suo ruolo, attraverso l’analisi dei vari articoli prodotti negli anni dalle principali testate giornalistiche nazionali ed estere, per capire la differenza di vedute tra i vari servizi di informazione. La relazione continuerà nella narrazione dell’evento più tragico incorso per il nostro paese nel campo di una missione internazionale di pace, ovvero gli attentati di Nassirya che sconvolsero il popolo italiano e che tolsero la vita a decine di connazionali. Per questa ragione verrà approfondito il contesto di operazioni e lo scenario dell’epoca, andando a snocciolare i vari aspetti dell’operazione “Antica Babilonia”. Verrà trattata tutta la missione nella sua interezza, oltre che uno studio dettagliato sul contributo nazionale totale fornito per quella operazione, per poi esaminare la catena di comando e le regole di ingaggio previste. Successivamente si aprirà il focus sul core della trattazione, ovvero i tragici eventi del 12 novembre 2003 e gli avvenimenti seguenti, quali la “Battaglia dei Ponti” e i successivi attentati dell’aprile giugno 2006. Si tratta di eventi che hanno inevitabilmente segnato il nostro paese e la condotta successiva di tutte le operazioni all’estero. La consapevolezza di non essere “intoccabili” sebbene il ruolo italiano fosse quello di “security provider” all’estero, fece rimodulare il concetto di operare fuori area, portando allo sviluppo di nuove procedure tecnicotattiche e allo sviluppo e implementazione di nuovi e moderni veicoli e sistemi d’arma in grado di poter fornire una maggiore sicurezza e prontezza d’uso per i nostri soldati in teatri delicati come quelli Mediorientali. Infine, verrà dedicata una sezione relativa al rapporto di continua tensione con l'opinione pubblica e il difficile consenso che può riscuotere una missione all’estero che impiega soldi dei contribuenti e un investimento ingente in termini di personale. Verrà quindi somministrata una trattazione relativa al dibattito politico avvenuto negli anni e sulla diatriba relativa alla proroga delle missioni. Verrà infine esplicito il nuovo concetto di militare che si appresta ad essere sempre più un “militare di pace” che conscio della sua preparazione tecnico-tattica ha acquisito numerose nozioni che in passato non erano proprie del soldato-guerriero. Il motivo che mi ha spinto ad affrontare questo tema è stata principalmente la mia posizione nella società, ovvero l’essere un ufficiale di fanteria dell’Esercito Italiano.File | Dimensione | Formato | |
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