Le specie aliene invasive sono fra le principali cause di perdita di biodiversità e comportano rischi sia per l’ambiente sia per l’uomo. In questo lavoro di tesi sono stati analizzati metodi per prevenire la diffusione di Vespa velutina nigrithorax, una specie invasiva in Italia. I primi articoli riguardanti questa specie risalgono al 1987 e si sono occupati dell’inefficacia del sistema difensivo di Apis mellifera. Dal suo approdo in Europa, gli studi si sono concentrati su metodi o tecniche utili per controllarne l’avanzata. Accidentalmente introdotta in Francia nel 2004, questa specie di calabrone è originaria dell’Asia meridionale. V. v. nigrithorax, una delle tredici sottospecie di V. velutina, è di colore prevalentemente scuro, confusa con il più colorato calabrone comune, Vespa crabro. La specie si è diffusa in diversi stati europei fra i quali l’Italia nel 2012. La rapida espansione è dovuta a svariati fattori: l’elevata adattabilità degli insetti sociali ne favorisce l’insediamento stabile e le dimensioni ridotte dei riproduttori ne facilitano il trasporto. Inoltre, da un nido di V. velutina possono essere generate più di 200 nuove fondatrici, potenzialmente in grado di generare colonie. L’attività predatoria decima la popolazione di api bottinatrici e riduce anche il numero degli altri impollinatori, incidendo così sulla biodiversità, oltre ad arrecare danni all’economia del miele. A tal proposito molti apicoltori si sono uniti in associazioni con il fine di sviluppare diversi metodi per combattere il calabrone asiatico. Le tecniche di controllo sono molteplici: le trappole con esca attrattiva permettono di catturare gli esemplari in recipienti che non ne consentono l’uscita, ma questo approccio impatta sulle popolazioni autoctone ed è quindi sconsigliabile un utilizzo sistematico. La localizzazione e distruzione dei nidi rimangono il metodo migliore per contrastare questa specie invasiva. Fra i metodi di monitoraggio in uso, quello visivo consiste nel seguire un calabrone precedentemente catturato dal punto di rilascio fino al nido, oppure effettuando una triangolazione si possono incrociare le traiettorie degli esemplari rilasciati in luoghi diversi determinando sulla mappa la posizione del nido. In alternativa, le telecamere ad infrarossi permettono di rilevare il nido, termicamente attivo, anche attraverso foglie e chiome, questo metodo è limitato dai cicli di sviluppo delle colonie che se troppo piccole non sono localizzabili. Il radar armonico realizzato nell’ambito del progetto LIFE STOPVESPA permette di rilevare i percorsi di volo delle operaie di V. velutina alle quali viene apposto un piccolo transponder (tag) passivo. Le dimensioni e il peso contenuto del tag non influiscono in modo significativo sulle capacità di volo dei calabroni, che continuano le operazioni di approvvigionamento del cibo, permettendo agli operatori di registrare le tracce dei voli sia di andata, sia di ritorno al nido. Il segnale di risposta del tag è registrato e geolocalizzato in tempo reale grazie a un software appositamente sviluppato. L’identificazione dei singoli punti di rilevamento avviene con accuratezza di circa 2,5 m. Continuando ad ideare metodologie sempre più efficienti si riuscirà a contrastare più efficacemente questa invasione. Più in generale sono necessarie campagne di sensibilizzazione e procedure più chiare e severe per quanto riguarda il controllo degli scambi intercontinentali.
Analisi dei metodi di monitoraggio e contenimento di Vespa velutina
CASTELLANI, ALESSANDRO
2020/2021
Abstract
Le specie aliene invasive sono fra le principali cause di perdita di biodiversità e comportano rischi sia per l’ambiente sia per l’uomo. In questo lavoro di tesi sono stati analizzati metodi per prevenire la diffusione di Vespa velutina nigrithorax, una specie invasiva in Italia. I primi articoli riguardanti questa specie risalgono al 1987 e si sono occupati dell’inefficacia del sistema difensivo di Apis mellifera. Dal suo approdo in Europa, gli studi si sono concentrati su metodi o tecniche utili per controllarne l’avanzata. Accidentalmente introdotta in Francia nel 2004, questa specie di calabrone è originaria dell’Asia meridionale. V. v. nigrithorax, una delle tredici sottospecie di V. velutina, è di colore prevalentemente scuro, confusa con il più colorato calabrone comune, Vespa crabro. La specie si è diffusa in diversi stati europei fra i quali l’Italia nel 2012. La rapida espansione è dovuta a svariati fattori: l’elevata adattabilità degli insetti sociali ne favorisce l’insediamento stabile e le dimensioni ridotte dei riproduttori ne facilitano il trasporto. Inoltre, da un nido di V. velutina possono essere generate più di 200 nuove fondatrici, potenzialmente in grado di generare colonie. L’attività predatoria decima la popolazione di api bottinatrici e riduce anche il numero degli altri impollinatori, incidendo così sulla biodiversità, oltre ad arrecare danni all’economia del miele. A tal proposito molti apicoltori si sono uniti in associazioni con il fine di sviluppare diversi metodi per combattere il calabrone asiatico. Le tecniche di controllo sono molteplici: le trappole con esca attrattiva permettono di catturare gli esemplari in recipienti che non ne consentono l’uscita, ma questo approccio impatta sulle popolazioni autoctone ed è quindi sconsigliabile un utilizzo sistematico. La localizzazione e distruzione dei nidi rimangono il metodo migliore per contrastare questa specie invasiva. Fra i metodi di monitoraggio in uso, quello visivo consiste nel seguire un calabrone precedentemente catturato dal punto di rilascio fino al nido, oppure effettuando una triangolazione si possono incrociare le traiettorie degli esemplari rilasciati in luoghi diversi determinando sulla mappa la posizione del nido. In alternativa, le telecamere ad infrarossi permettono di rilevare il nido, termicamente attivo, anche attraverso foglie e chiome, questo metodo è limitato dai cicli di sviluppo delle colonie che se troppo piccole non sono localizzabili. Il radar armonico realizzato nell’ambito del progetto LIFE STOPVESPA permette di rilevare i percorsi di volo delle operaie di V. velutina alle quali viene apposto un piccolo transponder (tag) passivo. Le dimensioni e il peso contenuto del tag non influiscono in modo significativo sulle capacità di volo dei calabroni, che continuano le operazioni di approvvigionamento del cibo, permettendo agli operatori di registrare le tracce dei voli sia di andata, sia di ritorno al nido. Il segnale di risposta del tag è registrato e geolocalizzato in tempo reale grazie a un software appositamente sviluppato. L’identificazione dei singoli punti di rilevamento avviene con accuratezza di circa 2,5 m. Continuando ad ideare metodologie sempre più efficienti si riuscirà a contrastare più efficacemente questa invasione. Più in generale sono necessarie campagne di sensibilizzazione e procedure più chiare e severe per quanto riguarda il controllo degli scambi intercontinentali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/33279