La liberalizzazione dei flussi dei fattori produttivi e la crescente integrazione tra le economie nazionali hanno portato allo sviluppo di fenomeni di c.d. concorrenza fiscale, tanto a livello internazionale quanto – e ancora di più – nella prospettiva dell’Unione. Tal fenomeni possono avere anche effetti negativi, fra cui ad esempio, l’aumento dell’elusione ed evasione fiscale e la crescente erosione della base imponibile degli Stati, rendendo necessario un intervento correttivo che vada ad eliminare gli effetti negativi del fenomeno. In astratto, la soluzione ottimale sarebbe rappresentata dall’adozione di misure di armonizzazione fiscale tra gli Stati oggetto di reciproca concorrenza fiscale. Nel contesto dell’Unione europea, tale intervento incontra un limite nel fatto che la sovranità fiscale rientra tra le competenze esclusive degli Stati membri da questi gelosamente custodite. Questo limite, però, risulta almeno in parte attenuato quando l’intervento dell’Unione è funzionale a garantire il regolare funzionamento del mercato unico europeo, che sarebbe altrimenti danneggiato dalla concorrenza fiscale. In questi casi, alcune delle competenze materiali conferite all’Unione già ne permettono l'intervento che si sostanzia in un'attività di c.d. integrazione negativa: attraverso l'adozione di direttive e di atti di tipo non vincolante, l’azione dell’Unione in questa materia è volta ad eliminare gli effetti (potenzialmente) distorsivi della concorrenza tra imprese derivanti dalle politiche fiscali ''aggressive'' posse in essere dagli Stati membri.

La concorrenza fiscale tra Stati membri: sfide e soluzioni nella prospettiva del diritto dell'Unione

MEJRI, MARWA
2020/2021

Abstract

La liberalizzazione dei flussi dei fattori produttivi e la crescente integrazione tra le economie nazionali hanno portato allo sviluppo di fenomeni di c.d. concorrenza fiscale, tanto a livello internazionale quanto – e ancora di più – nella prospettiva dell’Unione. Tal fenomeni possono avere anche effetti negativi, fra cui ad esempio, l’aumento dell’elusione ed evasione fiscale e la crescente erosione della base imponibile degli Stati, rendendo necessario un intervento correttivo che vada ad eliminare gli effetti negativi del fenomeno. In astratto, la soluzione ottimale sarebbe rappresentata dall’adozione di misure di armonizzazione fiscale tra gli Stati oggetto di reciproca concorrenza fiscale. Nel contesto dell’Unione europea, tale intervento incontra un limite nel fatto che la sovranità fiscale rientra tra le competenze esclusive degli Stati membri da questi gelosamente custodite. Questo limite, però, risulta almeno in parte attenuato quando l’intervento dell’Unione è funzionale a garantire il regolare funzionamento del mercato unico europeo, che sarebbe altrimenti danneggiato dalla concorrenza fiscale. In questi casi, alcune delle competenze materiali conferite all’Unione già ne permettono l'intervento che si sostanzia in un'attività di c.d. integrazione negativa: attraverso l'adozione di direttive e di atti di tipo non vincolante, l’azione dell’Unione in questa materia è volta ad eliminare gli effetti (potenzialmente) distorsivi della concorrenza tra imprese derivanti dalle politiche fiscali ''aggressive'' posse in essere dagli Stati membri.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/33220