With this paper, I will try to offer a reflection on the phenomenon of cyberbullying which, today is defined as the "harassment of the third millennium" par excellence, understood as the evolution of bullying following the immense development of computer networks. It is certainly a difficult topic to deal with as it mainly affects younger children who, for their age, do not yet have full awareness of what the world of social networks is, of the dangers it brings with it and of how harmful it can be. , failing to assess the consequences that arise from their actions. Although it is a somewhat uncomfortable topic, this is a serious problem in our society and which is becoming increasingly important, which is why this study intends to provide a panoramic view of the phenomenon, focusing attention on external communication and aspects dynamics of cyberbullying, passing through the analysis of the roles of the protagonists involved. This allows us to understand the mechanism that is triggered in the so-called "cyberbully", to define its psychological traits and investigate the sensations of the "cybervittime", also collecting the results of the empirical research conducted by me studying the students of the SAA, through the proposal of a personal questionnaire and thanks to the story of Carolina Picchio, who committed suicide for one of her viral videos that ended up online but in 2013 there was still no talk of cyberbullying: the words she left, however, were useful because thanks to her the first was born law for the prevention and education of cyberbullying in Italy. In this sense, the paper presents a brief excursus on Generation Z struggling with Social Networks trying to study and deepen virtual communication and their relationship with the Web. The next step will be to educate young people to use social media which today are a double-edged sword and, if you are not able to use them, you risk losing your life at times.
Con questo elaborato, cercherò di offrire una riflessione a proposito del fenomeno del cyberbullismo che, oggi viene definita la “molestia del terzo millennio” per antonomasia inteso come evoluzione del bullismo a seguito dello sviluppo smisurato delle reti informatiche. È un argomento sicuramente difficile da trattare poiché interessa soprattutto i ragazzi più giovani che, per la loro età, non hanno ancora piena consapevolezza di quello che è il mondo dei social network, dei pericoli che esso porta con sé e di quanto esso possa essere lesivo, non riuscendo a valutare le conseguenze che scaturiscono dalle loro azioni. Nonostante sia un tema un po’ scomodo, questa è un serio problema della nostra società e che sta sempre più assumendo rilevanza, ragion per cui questo studio intende fornire una visione panoramica del fenomeno, focalizzando l’attenzione sulla comunicazione all’esterno e sugli aspetti dinamici del cyberbullismo, passando per l’analisi dei ruoli dei protagonisti coinvolti. Ciò permette di capire il meccanismo che scatta nel cosiddetto “cyberbullo”, di definirne i tratti psicologici e indagare circa le sensazioni della “cybervittima”, raccogliendo anche i risultati della ricerca empirica da me condotta studiando gli studenti della SAA, mediante la proposta di un questionario personale e grazie al racconto della storia di Carolina Picchio, morta suicida per un suo video virale finito in rete ma nel 2013 non si parlava ancora di cyberbullismo: le parole che ha lasciato, tuttavia, sono servite perché grazie a lei è nata la prima legge per la prevenzione e l’educazione al cyberbullismo in Italia. In tal senso l’elaborato presenta un breve excursus sulla Generazione Z alle prese con i Social Network cercando di studiare e approfondire la comunicazione virtuale e il loro rapporto con il Web. Il passo successivo sarà quello di educare i giovani all’utilizzo dei social media che oggi costituiscono un’arma a doppio taglio e, se non si è in grado di utilizzarli, si rischia di rimetterci, a volte, anche la vita. Forse per alcuni questa può sembrare una riflessione banale o esagerata perché in fondo “per un insulto non è mai morto nessuno” ma non è così: tante sono le testimonianze di episodi che oggi vediamo in TV. Quando ci si rende conto di questo, però, è sempre troppo tardi. E allora bisogna parlarne, scavare fino in fondo per creare delle linee direttrici esaustive che vadano a disciplinare la materia dal momento in cui non esiste ancora una dottrina specifica, a differenza del bullismo tradizionale. Una preoccupazione che ha condotto il legislatore ad adottare un Codice di autoregolamentazione per la prevenzione ed il contrasto al cyberbullismo”, testo normativo che risulta ancora in corso d’opera, ma che è già un passo avanti e rappresenta un’apertura significativa, di cui si tratterà nell’ultimo capitolo. Si ritiene che studiare questo fenomeno sia importante perché tutti noi, probabilmente, almeno una volta, abbiamo subito il giudizio degli altri, un commento di troppo o un messaggio ambiguo: ciò è fonte di malessere per chi ne è coinvolto e solo una conoscenza più approfondita può aiutare chi è chiamato ad intervenire a prevenire e ridurre il cyberbullismo, senza lasciare i giovani in balia degli eventi, da soli, in un mondo più grande di loro pronto ad inghiottirli.
Il lato oscuro del web: il cyberbullismo; Per ferire basta un click, pochi secondi e un falso nome.
MEZZASALMA, FEDERICA
2020/2021
Abstract
Con questo elaborato, cercherò di offrire una riflessione a proposito del fenomeno del cyberbullismo che, oggi viene definita la “molestia del terzo millennio” per antonomasia inteso come evoluzione del bullismo a seguito dello sviluppo smisurato delle reti informatiche. È un argomento sicuramente difficile da trattare poiché interessa soprattutto i ragazzi più giovani che, per la loro età, non hanno ancora piena consapevolezza di quello che è il mondo dei social network, dei pericoli che esso porta con sé e di quanto esso possa essere lesivo, non riuscendo a valutare le conseguenze che scaturiscono dalle loro azioni. Nonostante sia un tema un po’ scomodo, questa è un serio problema della nostra società e che sta sempre più assumendo rilevanza, ragion per cui questo studio intende fornire una visione panoramica del fenomeno, focalizzando l’attenzione sulla comunicazione all’esterno e sugli aspetti dinamici del cyberbullismo, passando per l’analisi dei ruoli dei protagonisti coinvolti. Ciò permette di capire il meccanismo che scatta nel cosiddetto “cyberbullo”, di definirne i tratti psicologici e indagare circa le sensazioni della “cybervittima”, raccogliendo anche i risultati della ricerca empirica da me condotta studiando gli studenti della SAA, mediante la proposta di un questionario personale e grazie al racconto della storia di Carolina Picchio, morta suicida per un suo video virale finito in rete ma nel 2013 non si parlava ancora di cyberbullismo: le parole che ha lasciato, tuttavia, sono servite perché grazie a lei è nata la prima legge per la prevenzione e l’educazione al cyberbullismo in Italia. In tal senso l’elaborato presenta un breve excursus sulla Generazione Z alle prese con i Social Network cercando di studiare e approfondire la comunicazione virtuale e il loro rapporto con il Web. Il passo successivo sarà quello di educare i giovani all’utilizzo dei social media che oggi costituiscono un’arma a doppio taglio e, se non si è in grado di utilizzarli, si rischia di rimetterci, a volte, anche la vita. Forse per alcuni questa può sembrare una riflessione banale o esagerata perché in fondo “per un insulto non è mai morto nessuno” ma non è così: tante sono le testimonianze di episodi che oggi vediamo in TV. Quando ci si rende conto di questo, però, è sempre troppo tardi. E allora bisogna parlarne, scavare fino in fondo per creare delle linee direttrici esaustive che vadano a disciplinare la materia dal momento in cui non esiste ancora una dottrina specifica, a differenza del bullismo tradizionale. Una preoccupazione che ha condotto il legislatore ad adottare un Codice di autoregolamentazione per la prevenzione ed il contrasto al cyberbullismo”, testo normativo che risulta ancora in corso d’opera, ma che è già un passo avanti e rappresenta un’apertura significativa, di cui si tratterà nell’ultimo capitolo. Si ritiene che studiare questo fenomeno sia importante perché tutti noi, probabilmente, almeno una volta, abbiamo subito il giudizio degli altri, un commento di troppo o un messaggio ambiguo: ciò è fonte di malessere per chi ne è coinvolto e solo una conoscenza più approfondita può aiutare chi è chiamato ad intervenire a prevenire e ridurre il cyberbullismo, senza lasciare i giovani in balia degli eventi, da soli, in un mondo più grande di loro pronto ad inghiottirli.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/33189