La fitorimediazione dei suoli contaminati da cromo L’aumento demografico rende necessaria un incremento della disponibilità alimentare e, di conseguenza, di estendere ulteriormente i terreni agricoli andando prima o poi a sfruttare anche i suoli contaminati da sostanze pericolose per gli organismi viventi. La fitorimediazione rappresenta un’ottima soluzione di compromesso tra ecosostenibilità, facilità di applicazione e basso dispendio economico: essa infatti sfrutta la capacità di alcune piante di accumulare o rendere innoque certe sostanze presenti nel suolo e nelle acque evitando i questo modo le tradizionali opere di bonifica che, oltre a essere logisticamente complesse e inefficienti dal punto di vista energetico ed economico, spesso alterano pesantemente l’ecosistema del sito dove vengono messe in atto. Tra le piante adatte alla fitorimediazione, definite “iperaccumulatrici”, possiamo trovare anche due colture ampiamente diffuse sul territorio italiano che potrebbero rappresentare un punto di unione tra agricoltura e risanamento ambientale: il mais e il girasole. Grazie ad opportuni accorgimenti di tipo biochimico, queste piante potranno essere coltivate secondo le tecniche tradizionali ma con una maggiorata capacità di accumulare i metalli pesanti come quello in oggetto di studio, ovvero il cromo, e proseguire nella circolarità di questo approccio di bonifica sostenibile andando ad alimentare il settore della produzione energetica da biomasse.
La fitorimediazione dei suoli contaminati da cromo
BOGUN, IVAN
2020/2021
Abstract
La fitorimediazione dei suoli contaminati da cromo L’aumento demografico rende necessaria un incremento della disponibilità alimentare e, di conseguenza, di estendere ulteriormente i terreni agricoli andando prima o poi a sfruttare anche i suoli contaminati da sostanze pericolose per gli organismi viventi. La fitorimediazione rappresenta un’ottima soluzione di compromesso tra ecosostenibilità, facilità di applicazione e basso dispendio economico: essa infatti sfrutta la capacità di alcune piante di accumulare o rendere innoque certe sostanze presenti nel suolo e nelle acque evitando i questo modo le tradizionali opere di bonifica che, oltre a essere logisticamente complesse e inefficienti dal punto di vista energetico ed economico, spesso alterano pesantemente l’ecosistema del sito dove vengono messe in atto. Tra le piante adatte alla fitorimediazione, definite “iperaccumulatrici”, possiamo trovare anche due colture ampiamente diffuse sul territorio italiano che potrebbero rappresentare un punto di unione tra agricoltura e risanamento ambientale: il mais e il girasole. Grazie ad opportuni accorgimenti di tipo biochimico, queste piante potranno essere coltivate secondo le tecniche tradizionali ma con una maggiorata capacità di accumulare i metalli pesanti come quello in oggetto di studio, ovvero il cromo, e proseguire nella circolarità di questo approccio di bonifica sostenibile andando ad alimentare il settore della produzione energetica da biomasse.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/33008