Background Diet therapy plays a crucial role in the conservative management of patients with Chronic Kidney Disease (CKD). A very low protein diet supplemented with ketoanalogues (sVLPD) preserves the residual renal function and improves metabolic alterations, such as hyperphosphoremia and metabolic acidosis. However, despite the proven benefits, several concerns have been raised as regards a possible adverse effect of sVLPD on nutritional status. Aims The purpose of this study is to evaluate the effectiveness of sVLPD in maintaining a normal nutritional status in patients with advanced CKD. Methods Thirty-one advanced nephropathic patients were selected, with a mean age of 81.1 ± 9.4 years, a normal nutritional status and good adherence to the 0.6 g/kg/day low-protein diet previously set. Routine assessments were performed, which included blood and urine tests, blood pressure, weight, and muscle strength measurements. Comorbidities were assessed with Charlson's comorbidity index, estimated glomerular filtration rate (eGFR) was calculated with the Modification of Diet in Renal Disease (MDRD) equation and protein intake with the formula of Mitch-Maroni. Results The mean follow-up was 21.5 ± 13.3 months. Sixty-seven percent (67%) of patients had an Adjusted-Age Charlson Index (ACI) > 8. The results of the laboratory analyses were satisfactory throughout the follow-up. Protein intake was slightly above the predetermined goal. Serum albumin, total protein and body mass index did not show significant changes, supporting the effectiveness of the diet in maintaining an adequate nutritional status. Muscle mass, evaluated with the HandGrip test, confirmed the maintenance of muscle strength over time. For most patients, an energy intake was lower than the estimated need, but this did not affect the nutritional status. A statistically significant difference was found in urea levels, which halved one month after starting the diet. The serum phosphorus values decreased in relation to the protein intake. The glomerular filtrate (GF) values remained stable. The main causes for discontinuation of therapy were death and dialysis. Of the 16 patients who died, 12 had an ACI score ≥ 8. Heart failure was the most frequent cause, while no patient died from causes directly related to CKD. Conclusion A very low protein diet supplemented with ketoanalogues should be included in the metabolic management of CKD. A balanced and individualized dietary approach is essential for the effective management of the disease and to preserve the nutritional status in an elderly population with elevated comorbidities.

Contesto La terapia dietetica riveste un ruolo cruciale nella gestione conservativa del paziente affetto da malattia renale cronica (MRC). La dieta fortemente ipoproteica integrata con chetoanaloghi (sVLPD) preserva la funzione renale residua e migliora le alterazioni metaboliche, come l’iperfosforemia e l’acidosi metabolica. Tuttavia, nonostante i dimostrati benefici, sono state sollevate diverse preoccupazioni su un possibile effetto negativo delle sVLPD sullo stato nutrizionale. Obiettivi Lo scopo di questo studio è di valutare l’efficacia delle sVLPD nel mantenimento di uno stato nutrizionale nella norma nei pazienti affetti da MRC avanzata. Metodi Sono stati selezionati 31 pazienti nefropatici in stadio avanzato, con età media di 81.1 ± 9.4 anni, uno stato nutrizionale nella norma e una buona aderenza alla dieta ipoproteica 0.6 g/kg/giorno precedentemente impostata. Sono stati eseguite valutazioni di routine, che includevano esami del sangue e delle urine, misurazione della pressione, del peso e della forza muscolare. Le comorbidità sono state valutate con l’indice di comorbidità di Charlson, la velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) è stata calcolata con l’equazione MDRD (Modification of Diet in Renal Disease) e l'assunzione di proteine con la formula di Mitch-Maroni. Risultati Il follow-up medio è stato di 21.5 ± 13.3 mesi. Il 67% dei pazienti presentava un Adjusted-Age Charlson Index (ACI) > 8. I risultati delle analisi di laboratorio sono stati soddisfacenti per tutta la durata del follow-up. L’assunzione di proteine è risultata leggermente al di sopra dell'obiettivo prestabilito. L’albumina sierica, le proteine totali e l’indice di massa corporea non hanno mostrato variazioni significative, supportando l’efficacia della dieta nel mantenere uno stato nutrizionale adeguato. La massa muscolare, valutata con l’HandGrip test, ha confermato il mantenimento della forza muscolare nel tempo. Per la maggior parte dei pazienti è emerso un apporto energetico inferiore al fabbisogno stimato, ma questo dato non ha influito sullo stato nutrizionale. È stata riscontrata una differenza statisticamente significativa nei livelli di urea, che si sono dimezzati dopo un mese dall’avvio della dieta. I valori del fosforo sierico sono diminuiti in relazione all’apporto proteico. I valori di filtrato glomerulare (FG) si sono mantenuti stabili. Le principali cause di interruzione della terapia sono state la morte e la dialisi. Dei 16 pazienti deceduti, 12 presentavano uno score ACI ≥ 8. Lo scompenso cardiaco è stata la causa più frequente, mentre nessun paziente è deceduto per cause direttamente legate alla MRC. Conclusione Una dieta fortemente ipoproteica supplementata con chetoanaloghi dovrebbe essere inclusa nella gestione metabolica della Malattia Renale Cronica. Un approccio dietetico equilibrato e individualizzato è indispensabile per la gestione efficace della patologia e per preservare lo stato nutrizionale in una popolazione di anziani con elevate comorbidità.

L'approccio dietetico nel paziente affetto da insufficienza renale cronica avanzata: relazione tra rischio di malnutrizione e dieta fortemente ipoproteica supplementata con chetoanaloghi

TILICI, ANDRA MELANIA
2020/2021

Abstract

Contesto La terapia dietetica riveste un ruolo cruciale nella gestione conservativa del paziente affetto da malattia renale cronica (MRC). La dieta fortemente ipoproteica integrata con chetoanaloghi (sVLPD) preserva la funzione renale residua e migliora le alterazioni metaboliche, come l’iperfosforemia e l’acidosi metabolica. Tuttavia, nonostante i dimostrati benefici, sono state sollevate diverse preoccupazioni su un possibile effetto negativo delle sVLPD sullo stato nutrizionale. Obiettivi Lo scopo di questo studio è di valutare l’efficacia delle sVLPD nel mantenimento di uno stato nutrizionale nella norma nei pazienti affetti da MRC avanzata. Metodi Sono stati selezionati 31 pazienti nefropatici in stadio avanzato, con età media di 81.1 ± 9.4 anni, uno stato nutrizionale nella norma e una buona aderenza alla dieta ipoproteica 0.6 g/kg/giorno precedentemente impostata. Sono stati eseguite valutazioni di routine, che includevano esami del sangue e delle urine, misurazione della pressione, del peso e della forza muscolare. Le comorbidità sono state valutate con l’indice di comorbidità di Charlson, la velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) è stata calcolata con l’equazione MDRD (Modification of Diet in Renal Disease) e l'assunzione di proteine con la formula di Mitch-Maroni. Risultati Il follow-up medio è stato di 21.5 ± 13.3 mesi. Il 67% dei pazienti presentava un Adjusted-Age Charlson Index (ACI) > 8. I risultati delle analisi di laboratorio sono stati soddisfacenti per tutta la durata del follow-up. L’assunzione di proteine è risultata leggermente al di sopra dell'obiettivo prestabilito. L’albumina sierica, le proteine totali e l’indice di massa corporea non hanno mostrato variazioni significative, supportando l’efficacia della dieta nel mantenere uno stato nutrizionale adeguato. La massa muscolare, valutata con l’HandGrip test, ha confermato il mantenimento della forza muscolare nel tempo. Per la maggior parte dei pazienti è emerso un apporto energetico inferiore al fabbisogno stimato, ma questo dato non ha influito sullo stato nutrizionale. È stata riscontrata una differenza statisticamente significativa nei livelli di urea, che si sono dimezzati dopo un mese dall’avvio della dieta. I valori del fosforo sierico sono diminuiti in relazione all’apporto proteico. I valori di filtrato glomerulare (FG) si sono mantenuti stabili. Le principali cause di interruzione della terapia sono state la morte e la dialisi. Dei 16 pazienti deceduti, 12 presentavano uno score ACI ≥ 8. Lo scompenso cardiaco è stata la causa più frequente, mentre nessun paziente è deceduto per cause direttamente legate alla MRC. Conclusione Una dieta fortemente ipoproteica supplementata con chetoanaloghi dovrebbe essere inclusa nella gestione metabolica della Malattia Renale Cronica. Un approccio dietetico equilibrato e individualizzato è indispensabile per la gestione efficace della patologia e per preservare lo stato nutrizionale in una popolazione di anziani con elevate comorbidità.
ITA
Background Diet therapy plays a crucial role in the conservative management of patients with Chronic Kidney Disease (CKD). A very low protein diet supplemented with ketoanalogues (sVLPD) preserves the residual renal function and improves metabolic alterations, such as hyperphosphoremia and metabolic acidosis. However, despite the proven benefits, several concerns have been raised as regards a possible adverse effect of sVLPD on nutritional status. Aims The purpose of this study is to evaluate the effectiveness of sVLPD in maintaining a normal nutritional status in patients with advanced CKD. Methods Thirty-one advanced nephropathic patients were selected, with a mean age of 81.1 ± 9.4 years, a normal nutritional status and good adherence to the 0.6 g/kg/day low-protein diet previously set. Routine assessments were performed, which included blood and urine tests, blood pressure, weight, and muscle strength measurements. Comorbidities were assessed with Charlson's comorbidity index, estimated glomerular filtration rate (eGFR) was calculated with the Modification of Diet in Renal Disease (MDRD) equation and protein intake with the formula of Mitch-Maroni. Results The mean follow-up was 21.5 ± 13.3 months. Sixty-seven percent (67%) of patients had an Adjusted-Age Charlson Index (ACI) > 8. The results of the laboratory analyses were satisfactory throughout the follow-up. Protein intake was slightly above the predetermined goal. Serum albumin, total protein and body mass index did not show significant changes, supporting the effectiveness of the diet in maintaining an adequate nutritional status. Muscle mass, evaluated with the HandGrip test, confirmed the maintenance of muscle strength over time. For most patients, an energy intake was lower than the estimated need, but this did not affect the nutritional status. A statistically significant difference was found in urea levels, which halved one month after starting the diet. The serum phosphorus values decreased in relation to the protein intake. The glomerular filtrate (GF) values remained stable. The main causes for discontinuation of therapy were death and dialysis. Of the 16 patients who died, 12 had an ACI score ≥ 8. Heart failure was the most frequent cause, while no patient died from causes directly related to CKD. Conclusion A very low protein diet supplemented with ketoanalogues should be included in the metabolic management of CKD. A balanced and individualized dietary approach is essential for the effective management of the disease and to preserve the nutritional status in an elderly population with elevated comorbidities.
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