La pratica agronomica del sovescio ha ritrovato grande interesse negli ultimi anni, al fine di sviluppare un’agricoltura più sostenibile ed a minor impatto ambientale. La coltivazione e la successiva incorporazione di una coltura intercalare da sovescio permettono di aumentare la quantità di elementi minerali (in particolare di azoto) e di sostanza organica presenti nel suolo stesso. L’impiego di questa tecnica, tuttavia, necessita di particolare attenzione nel momento in cui viene introdotta in rotazione con la coltura del riso (Oryza sativa L.), spesso coltivata in sommersione. L’interramento della biomassa da sovescio in condizioni anossiche provoca un aumento delle emissioni di gas serra come il metano (CH4) ed il protossido di azoto (N2O), i quali contribuiscono fortemente al riscaldamento globale causato dall’attività agricola. Inoltre, la bassa permeabilità dei suoli di risaia, permette di selezionare soltanto specie che non risentano di questa particolare caratteristica. L’obiettivo dell’elaborato è quello di analizzare i principali fattori che incidono sulle emissioni di gas serra dovute all’applicazione del sovescio in ambito risicolo, confrontando le emissioni di gas serra con le rese produttive della granella di riso, così da comprendere quali soluzioni siano interessanti sia da un punto di vista ambientale che economico. Sulla base di una ricerca bibliografica è emerso che le due colture da sovescio più idonee per essere introdotte in rotazione colturale con il riso sono la Vicia villosa L. e l’Astragalus sinicus L. (più diffusa nel continente asiatico), entrambe leguminose azotofissatrici che garantiscono elevati apporti di azoto in forma disponibile, sono resistenti agli eventuali ristagni idrici e contribuiscono ad aumentare le rese produttive di riso. Altro fattore che incide sul bilancio tra apporto di sostanza organica e nutrienti da una parte ed emissioni di gas serra dall’altra è il periodo di terminazione della coltura da sovescio, che risulta ottimale al momento della tarda fioritura, sia per le specie azotofissatrici che per quelle cerealicole; in tali condizioni, infatti, la biomassa interrata fornisce il migliore rapporto tra elementi minerali apportati al suolo ed emissioni di gas serra. Sono poi state confrontate differenti tecniche di gestione delle acque: è emerso che una riduzione del periodo di sommersione, tramite semina in asciutta con sommersione ritardata oppure tramite semina in asciutta con irrigazione intermittente, può mitigare significativamente le emissioni di gas serra senza influenzare le rese produttive della granella di riso. Infine, si è osservato come un periodo di pre-digestione aerobica in campo della biomassa vegetale di una durata tra i 10 ed i 30 giorni possa diminuire nettamente le emissioni di CH4, determinando un’alternativa ulteriore per controllare le emissioni di gas serra causate dall’impiego del sovescio in risicoltura.
Controllo delle emissioni di gas serra causate dall'impiego del sovescio in risaia
BREGOLIN, RICCARDO
2020/2021
Abstract
La pratica agronomica del sovescio ha ritrovato grande interesse negli ultimi anni, al fine di sviluppare un’agricoltura più sostenibile ed a minor impatto ambientale. La coltivazione e la successiva incorporazione di una coltura intercalare da sovescio permettono di aumentare la quantità di elementi minerali (in particolare di azoto) e di sostanza organica presenti nel suolo stesso. L’impiego di questa tecnica, tuttavia, necessita di particolare attenzione nel momento in cui viene introdotta in rotazione con la coltura del riso (Oryza sativa L.), spesso coltivata in sommersione. L’interramento della biomassa da sovescio in condizioni anossiche provoca un aumento delle emissioni di gas serra come il metano (CH4) ed il protossido di azoto (N2O), i quali contribuiscono fortemente al riscaldamento globale causato dall’attività agricola. Inoltre, la bassa permeabilità dei suoli di risaia, permette di selezionare soltanto specie che non risentano di questa particolare caratteristica. L’obiettivo dell’elaborato è quello di analizzare i principali fattori che incidono sulle emissioni di gas serra dovute all’applicazione del sovescio in ambito risicolo, confrontando le emissioni di gas serra con le rese produttive della granella di riso, così da comprendere quali soluzioni siano interessanti sia da un punto di vista ambientale che economico. Sulla base di una ricerca bibliografica è emerso che le due colture da sovescio più idonee per essere introdotte in rotazione colturale con il riso sono la Vicia villosa L. e l’Astragalus sinicus L. (più diffusa nel continente asiatico), entrambe leguminose azotofissatrici che garantiscono elevati apporti di azoto in forma disponibile, sono resistenti agli eventuali ristagni idrici e contribuiscono ad aumentare le rese produttive di riso. Altro fattore che incide sul bilancio tra apporto di sostanza organica e nutrienti da una parte ed emissioni di gas serra dall’altra è il periodo di terminazione della coltura da sovescio, che risulta ottimale al momento della tarda fioritura, sia per le specie azotofissatrici che per quelle cerealicole; in tali condizioni, infatti, la biomassa interrata fornisce il migliore rapporto tra elementi minerali apportati al suolo ed emissioni di gas serra. Sono poi state confrontate differenti tecniche di gestione delle acque: è emerso che una riduzione del periodo di sommersione, tramite semina in asciutta con sommersione ritardata oppure tramite semina in asciutta con irrigazione intermittente, può mitigare significativamente le emissioni di gas serra senza influenzare le rese produttive della granella di riso. Infine, si è osservato come un periodo di pre-digestione aerobica in campo della biomassa vegetale di una durata tra i 10 ed i 30 giorni possa diminuire nettamente le emissioni di CH4, determinando un’alternativa ulteriore per controllare le emissioni di gas serra causate dall’impiego del sovescio in risicoltura.File | Dimensione | Formato | |
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