Nella prima metà del dicembre 2019, nella Cina Centrale, precisamente a Wuhan, furono segnalati i primi casi di una polmonite a eziologia sconosciuta. Nel giro di pochi mesi fu isolato un nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) nei pazienti affetti. La sindrome respiratoria acuta grave osservata dai medici cinesi fu denominata Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) e velocemente si estese interessando l’intero pianeta. Fin dall’inizio della pandemia fu subito chiara la necessità d’individuare e quindi isolare i soggetti infetti da quelli sani, anche in un’ottica di diagnosi differenziale rispetto ad altre patologie con sintomatologia clinica simile, in modo particolare all’influenza stagionale. In breve tempo fecero la comparsa i primi test per l’identificazione del SARS-CoV-2. I test disponibili si dividono in tamponi molecolari e tamponi rapidi antigenici. I tamponi molecolari sono quelli attualmente più affidabili e considerati “di riferimento”. Il campione prelevato viene analizzato attraverso metodi molecolari di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction) per l’amplificazione dei geni virali maggiormente rappresentativi. L’analisi può essere effettuata solo da professionisti sanitari in laboratori altamente specializzati. I risultati del tampone molecolare sono disponibili mediamente dopo 24 ore. I tamponi rapidi antigenici vengono utilizzati in situazioni dove è necessario un risultato in tempo breve, come negli screening aereoportuali e risultano essere particolarmente semplici da utilizzare dal momento che non è necessaria una strumentazione particolare, né personale qualificato. Sono test basati sulla ricerca delle proteine virali dimostrabili grazie a specifici anticorpi opportunamente marcati (con oro colloidale o fluorocromi). I tempi di risposta sono brevi (mediamente 15 minuti), ma la specificità, la sensibilità e la soglia di rilevabilità dei test antigenici risultano comunque inferiori a quelli molecolari. Nell’elaborato ho preso in considerazione i test diagnostici maggiormente utilizzati nel nostro Paese, anche grazie all’esperienza di tirocinio svolta presso l’ASL Città di Torino. Ho potuto mettere a confronto le prestazioni di differenti test antigenici rapidi immunocromatografici in commercio dalle prime fasi dell’emergenza pandemica fino ad oggi, considerando anche le innovazioni determinate dalla comparsa delle varianti virali (specialmente quella “inglese”). E’ stato possibile anche valutare alcuni test rapidi più complessi, basati sull’immunofluorescenza e sull’impiego di appositi strumenti di lettura. Infine ho realizzato uno studio comparativo sui test molecolari considerati “gold standard” per la diagnostica laboratoristica del SARS-CoV-2. Per tutti i test osservati ho valutato le principali caratteristiche (sensibilità, specificità, soglia di rilevabilità, facilità e tempi di esecuzione, sensibilità alla variante inglese, Paese di produzione e costo). E’ emerso che la massima affidabilità indubbiamente spetta ai test molecolari; che i test antigenici rapidi, se effettivamente sensibili alla variante inglese, sono indicati per ridurre il carico di richiesta di tamponi sui laboratori, ma il risultato positivo o dubbio è sempre da verificare con il test molecolare; che molti test antigenici rapidi ancora in commercio non sono sensibili alla variante inglese e quindi risultano assolutamente inservibili, considerato che la frequenza della variante inglese raggiunge oggi il 92% dei casi.
Test diagnostici per SARS-CoV-2: caratteristiche a confronto
VERDERIO, ALESSIO
2020/2021
Abstract
Nella prima metà del dicembre 2019, nella Cina Centrale, precisamente a Wuhan, furono segnalati i primi casi di una polmonite a eziologia sconosciuta. Nel giro di pochi mesi fu isolato un nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) nei pazienti affetti. La sindrome respiratoria acuta grave osservata dai medici cinesi fu denominata Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) e velocemente si estese interessando l’intero pianeta. Fin dall’inizio della pandemia fu subito chiara la necessità d’individuare e quindi isolare i soggetti infetti da quelli sani, anche in un’ottica di diagnosi differenziale rispetto ad altre patologie con sintomatologia clinica simile, in modo particolare all’influenza stagionale. In breve tempo fecero la comparsa i primi test per l’identificazione del SARS-CoV-2. I test disponibili si dividono in tamponi molecolari e tamponi rapidi antigenici. I tamponi molecolari sono quelli attualmente più affidabili e considerati “di riferimento”. Il campione prelevato viene analizzato attraverso metodi molecolari di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction) per l’amplificazione dei geni virali maggiormente rappresentativi. L’analisi può essere effettuata solo da professionisti sanitari in laboratori altamente specializzati. I risultati del tampone molecolare sono disponibili mediamente dopo 24 ore. I tamponi rapidi antigenici vengono utilizzati in situazioni dove è necessario un risultato in tempo breve, come negli screening aereoportuali e risultano essere particolarmente semplici da utilizzare dal momento che non è necessaria una strumentazione particolare, né personale qualificato. Sono test basati sulla ricerca delle proteine virali dimostrabili grazie a specifici anticorpi opportunamente marcati (con oro colloidale o fluorocromi). I tempi di risposta sono brevi (mediamente 15 minuti), ma la specificità, la sensibilità e la soglia di rilevabilità dei test antigenici risultano comunque inferiori a quelli molecolari. Nell’elaborato ho preso in considerazione i test diagnostici maggiormente utilizzati nel nostro Paese, anche grazie all’esperienza di tirocinio svolta presso l’ASL Città di Torino. Ho potuto mettere a confronto le prestazioni di differenti test antigenici rapidi immunocromatografici in commercio dalle prime fasi dell’emergenza pandemica fino ad oggi, considerando anche le innovazioni determinate dalla comparsa delle varianti virali (specialmente quella “inglese”). E’ stato possibile anche valutare alcuni test rapidi più complessi, basati sull’immunofluorescenza e sull’impiego di appositi strumenti di lettura. Infine ho realizzato uno studio comparativo sui test molecolari considerati “gold standard” per la diagnostica laboratoristica del SARS-CoV-2. Per tutti i test osservati ho valutato le principali caratteristiche (sensibilità, specificità, soglia di rilevabilità, facilità e tempi di esecuzione, sensibilità alla variante inglese, Paese di produzione e costo). E’ emerso che la massima affidabilità indubbiamente spetta ai test molecolari; che i test antigenici rapidi, se effettivamente sensibili alla variante inglese, sono indicati per ridurre il carico di richiesta di tamponi sui laboratori, ma il risultato positivo o dubbio è sempre da verificare con il test molecolare; che molti test antigenici rapidi ancora in commercio non sono sensibili alla variante inglese e quindi risultano assolutamente inservibili, considerato che la frequenza della variante inglese raggiunge oggi il 92% dei casi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/32478