La stretta correlazione fra i lipidi plasmatici e l’incidenza di patologie cardiovascolari rende significativo il mantenimento di un profilo lipidico ottimale. La disfunzione delle cellule endoteliali costituisce una condizione patogenica necessaria per lo sviluppo della malattia cardiovascolare aterosclerotica; una lesione, seppur minima, a livello endoteliale permetterebbe ai lipidi di depositarsi sulla lamina basale, costituendo uno stimolo infiammatorio e attivando una risposta mediata dai monociti che maturano in macrofagi, deputati a internalizzare i lipidi. Esistono diverse strategie per il trattamento di questo fenomeno; per esempio, un approccio multidisciplinare prevede non solo la somministrazione di farmaci tradizionali, ma anche di nutraceutici. Le ricerche condotte in questo campo hanno spesso permesso di conoscere, almeno parzialmente, il meccanismo d’azione, la sicurezza e l’efficacia di molteplici terapie nutraceutiche. Si ritiene che i fitosteroli, essendo composti steroidei e condividendo una struttura molto simile al colesterolo, possano esercitare degli effetti cardioprotettivi per via della competizione all’assorbimento nel lume intestinale. Inoltre, la trascrizione dei geni che regolano l’omeostasi del colesterolo, LXR e SREBP-2, potrebbe essere modulata dall’assunzione di fitosteroli. LXR è un recettore nucleare che si comporta come fattore trascrizionale, sovra regolando i geni responsabili dell’efflusso del colesterolo; quest’ultimo si rende necessario, quando il colesterolo è in eccesso nei tessuti periferici incapaci di degradarne l’esubero. SREBP-2, invece, promuove la trascrizione dei geni coinvolti nella sintesi endogena di colesterolo. Molti studi fanno uso di modelli murini, al fine di concepire e mettere in chiaro la fisiopatologia dell’aterosclerosi. Allo scopo di valutare il trattamento con i fitosteroli più comunemente consumati nella dieta, sono stati presi in esame macrofagi peritoneali murini, trattati in vitro con steroli vegetali, vagliando le potenziali variazioni significative dell'espressione dei geni coinvolti nell’omeostasi del colesterolo, ABCA1 e LDLR (regolati rispettivamente da LXR e SREBP-2). Sebbene offra risultati interessanti, il modello cellulare murino utilizzato in questi studi presenta alcune limitazioni, ad esempio l’incapacità di acquisire steroli vegetali da lipoproteine modificate. Un modello che potrebbe superare tali limiti è rappresentato dalle cellule THP-1 le quali sono un paradigma consolidato di foam cells di macrofagi. In aggiunta, l’elaborato mira a descrivere la capacità dei macrofagi di regolare lo stato infiammatorio cellulare. I fitosteroli sono in grado di influenzare la risposta infiammatoria, limitando la produzione di citochine e aumentando la proliferazione e le risposte immunoproliferative. Ciononostante, sfavoriscono uno stato di immunodepressione generalizzato, ma, al contrario, migliorano la capacità immunitaria specifica. Per concludere, al fine di avvalorare ulteriormente le ricerche, sarà presentata una sperimentazione clinica, la quale possa dimostrare l’effettivo riscontro benefico e modulatorio dei fitosteroli. Su queste fondamenta, le ricerche future permetteranno di prevenire e rallentare l’evolvere di patologie cronico degenerative, pertanto in un’ottica di lungo termine la nutrizione potrà assumere un ruolo terapeutico imprescindibile.
Controllo dell'omeostasi metabolica: il ruolo dei fitosteroli
FATIGA, MARTINA
2020/2021
Abstract
La stretta correlazione fra i lipidi plasmatici e l’incidenza di patologie cardiovascolari rende significativo il mantenimento di un profilo lipidico ottimale. La disfunzione delle cellule endoteliali costituisce una condizione patogenica necessaria per lo sviluppo della malattia cardiovascolare aterosclerotica; una lesione, seppur minima, a livello endoteliale permetterebbe ai lipidi di depositarsi sulla lamina basale, costituendo uno stimolo infiammatorio e attivando una risposta mediata dai monociti che maturano in macrofagi, deputati a internalizzare i lipidi. Esistono diverse strategie per il trattamento di questo fenomeno; per esempio, un approccio multidisciplinare prevede non solo la somministrazione di farmaci tradizionali, ma anche di nutraceutici. Le ricerche condotte in questo campo hanno spesso permesso di conoscere, almeno parzialmente, il meccanismo d’azione, la sicurezza e l’efficacia di molteplici terapie nutraceutiche. Si ritiene che i fitosteroli, essendo composti steroidei e condividendo una struttura molto simile al colesterolo, possano esercitare degli effetti cardioprotettivi per via della competizione all’assorbimento nel lume intestinale. Inoltre, la trascrizione dei geni che regolano l’omeostasi del colesterolo, LXR e SREBP-2, potrebbe essere modulata dall’assunzione di fitosteroli. LXR è un recettore nucleare che si comporta come fattore trascrizionale, sovra regolando i geni responsabili dell’efflusso del colesterolo; quest’ultimo si rende necessario, quando il colesterolo è in eccesso nei tessuti periferici incapaci di degradarne l’esubero. SREBP-2, invece, promuove la trascrizione dei geni coinvolti nella sintesi endogena di colesterolo. Molti studi fanno uso di modelli murini, al fine di concepire e mettere in chiaro la fisiopatologia dell’aterosclerosi. Allo scopo di valutare il trattamento con i fitosteroli più comunemente consumati nella dieta, sono stati presi in esame macrofagi peritoneali murini, trattati in vitro con steroli vegetali, vagliando le potenziali variazioni significative dell'espressione dei geni coinvolti nell’omeostasi del colesterolo, ABCA1 e LDLR (regolati rispettivamente da LXR e SREBP-2). Sebbene offra risultati interessanti, il modello cellulare murino utilizzato in questi studi presenta alcune limitazioni, ad esempio l’incapacità di acquisire steroli vegetali da lipoproteine modificate. Un modello che potrebbe superare tali limiti è rappresentato dalle cellule THP-1 le quali sono un paradigma consolidato di foam cells di macrofagi. In aggiunta, l’elaborato mira a descrivere la capacità dei macrofagi di regolare lo stato infiammatorio cellulare. I fitosteroli sono in grado di influenzare la risposta infiammatoria, limitando la produzione di citochine e aumentando la proliferazione e le risposte immunoproliferative. Ciononostante, sfavoriscono uno stato di immunodepressione generalizzato, ma, al contrario, migliorano la capacità immunitaria specifica. Per concludere, al fine di avvalorare ulteriormente le ricerche, sarà presentata una sperimentazione clinica, la quale possa dimostrare l’effettivo riscontro benefico e modulatorio dei fitosteroli. Su queste fondamenta, le ricerche future permetteranno di prevenire e rallentare l’evolvere di patologie cronico degenerative, pertanto in un’ottica di lungo termine la nutrizione potrà assumere un ruolo terapeutico imprescindibile.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/32435