The thesis explores the substantial and formal nature of administrative offenses within the Italian legal system, focusing on the effects of decriminalization and the influence of European law, particularly the European Convention on Human Rights. The aim is to understand how decriminalization has restructured the sanctioning system by transforming certain offenses from crimes into administrative violations to alleviate the burden on the criminal justice system. This process has led some administrative sanctions to adopt a punitive function which, while formally distinct from criminal sanctions, shares their repressive and deterrent elements. The thesis delves into the concept of administrative offenses and sanctions, outlining the general principles and their role in protecting public order. It examines the evolution of legislative measures that have strengthened the role of administrative authorities and adapted the sanctioning system to meet new social and legal demands. The thesis analyzes the phenomenon of decriminalization, initiated in Italy during the 1960s and 1970s to reserve criminal resources for more serious violations. This process has transferred numerous offenses to the administrative system, granting sanctioning powers to authorities in a more efficient framework. However, the adoption of administrative sanctions with punitive and deterrent purposes has led them to adopt a **dual nature**, expanding their scope and increasing legal ambiguities. A key focus of the thesis is the influence of European law on the scope of administrative sanctions. The European Court of Human Rights, with its Engel ruling in 1976 and further decisions like Grande Stevens in 2014, established criteria for identifying "criminal matters" and mandated essential safeguards for sanctions that, while formally administrative, are substantively punitive. According to these criteria, Italian administrative sanctions that carry an afflictive nature must comply with principles such as the right to a fair trial, the ne bis in idem rule, and the principle of legality (nulla poena sine lege). This has led to a gradual alignment of the Italian system with European standards, providing greater protections for individuals subject to punitive administrative sanctions. The final part of the thesis examines the distinction between the formal and substantial nature of decriminalized administrative offenses. Formally, they are considered administrative violations; however, in substance, they assume a punitive role that requires a balance between the need for public order and procedural safeguards. This duality raises questions about how the Italian system can continue to reconcile the deterrent function of administrative sanctions with the fundamental rights imposed by supranational law.
La tesi esplora la natura sostanziale e formale dell’illecito amministrativo nell’ordinamento italiano, focalizzandosi sugli effetti della depenalizzazione e sull’influenza del diritto sovranazionale, in particolare della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). L’obiettivo è comprendere come la depenalizzazione abbia ristrutturato il sistema sanzionatorio, trasformando alcune fattispecie da reati a illeciti amministrativi al fine di alleggerire il sistema giudiziario penale. Tale processo ha condotto alcune sanzioni amministrative ad assumere una funzione punitiva che, pur rimanendo formalmente distinta dalle sanzioni penali, ne condivide elementi afflittivi e deterrenti. Il lavoro approfondisce il concetto di illecito e sanzione amministrativa, delineando i principi generali e il ruolo dei medesimi nella tutela dell’ordine pubblico e analizza l’evoluzione attuata dal legislatore nel rafforzare il ruolo delle autorità amministrative e nell’adattare il sistema sanzionatorio alle nuove esigenze sociali e giuridiche. La tesi esamina il fenomeno della depenalizzazione, avviato in Italia negli anni Sessanta e Settanta, con lo scopo di riservare le risorse penali alle violazioni più gravi. Il processo ha permesso di trasferire molti illeciti al sistema amministrativo, conferendo alle autorità poteri sanzionatori in un’ottica di efficienza. Tuttavia, l’adozione di sanzioni amministrative con finalità afflittive e dissuasive ha portato le medesime a essere connotate da una duplice natura, ampliando il loro campo d’azione e incrementando le ambiguità giuridiche. Un punto fondamentale della tesi è l’influenza del diritto CEDU sull’ambito sanzionatorio amministrativo. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con la sentenza Engel del 1976 e ulteriori pronunce come Grande Stevens del 2014, ha stabilito criteri per identificare la “materia penale” e ha imposto il rispetto di garanzie essenziali anche per sanzioni formalmente amministrative, purché sostanzialmente punitive. In base a tali criteri, le sanzioni amministrative italiane che risultano afflittive devono rispettare principi quali il diritto a un equo processo, il c.d. ne bis in idem e il principio di legalità (nulla poena sine lege). Ciò ha comportato un graduale allineamento del sistema italiano con il diritto sovranazionale, garantendo maggiori tutele agli individui colpiti da sanzioni amministrative punitive. La parte finale della tesi esplora la distinzione tra natura formale e sostanziale dell’illecito amministrativo depenalizzato. Formalmente, esso è considerato una violazione amministrativa; tuttavia, nella sostanza assume un ruolo punitivo che richiede un bilanciamento tra le esigenze di ordine pubblico e il rispetto delle garanzie procedurali. Tale dualità solleva questioni su come il sistema italiano possa continuare a conciliare la funzione deterrente delle sanzioni amministrative con i diritti fondamentali imposti dal diritto sovranazionale.
La natura sostanziale e formale dell'illecito amministrativo a seguito di depenalizzazione
CHIOSSI, GUGLIELMO
2023/2024
Abstract
La tesi esplora la natura sostanziale e formale dell’illecito amministrativo nell’ordinamento italiano, focalizzandosi sugli effetti della depenalizzazione e sull’influenza del diritto sovranazionale, in particolare della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). L’obiettivo è comprendere come la depenalizzazione abbia ristrutturato il sistema sanzionatorio, trasformando alcune fattispecie da reati a illeciti amministrativi al fine di alleggerire il sistema giudiziario penale. Tale processo ha condotto alcune sanzioni amministrative ad assumere una funzione punitiva che, pur rimanendo formalmente distinta dalle sanzioni penali, ne condivide elementi afflittivi e deterrenti. Il lavoro approfondisce il concetto di illecito e sanzione amministrativa, delineando i principi generali e il ruolo dei medesimi nella tutela dell’ordine pubblico e analizza l’evoluzione attuata dal legislatore nel rafforzare il ruolo delle autorità amministrative e nell’adattare il sistema sanzionatorio alle nuove esigenze sociali e giuridiche. La tesi esamina il fenomeno della depenalizzazione, avviato in Italia negli anni Sessanta e Settanta, con lo scopo di riservare le risorse penali alle violazioni più gravi. Il processo ha permesso di trasferire molti illeciti al sistema amministrativo, conferendo alle autorità poteri sanzionatori in un’ottica di efficienza. Tuttavia, l’adozione di sanzioni amministrative con finalità afflittive e dissuasive ha portato le medesime a essere connotate da una duplice natura, ampliando il loro campo d’azione e incrementando le ambiguità giuridiche. Un punto fondamentale della tesi è l’influenza del diritto CEDU sull’ambito sanzionatorio amministrativo. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con la sentenza Engel del 1976 e ulteriori pronunce come Grande Stevens del 2014, ha stabilito criteri per identificare la “materia penale” e ha imposto il rispetto di garanzie essenziali anche per sanzioni formalmente amministrative, purché sostanzialmente punitive. In base a tali criteri, le sanzioni amministrative italiane che risultano afflittive devono rispettare principi quali il diritto a un equo processo, il c.d. ne bis in idem e il principio di legalità (nulla poena sine lege). Ciò ha comportato un graduale allineamento del sistema italiano con il diritto sovranazionale, garantendo maggiori tutele agli individui colpiti da sanzioni amministrative punitive. La parte finale della tesi esplora la distinzione tra natura formale e sostanziale dell’illecito amministrativo depenalizzato. Formalmente, esso è considerato una violazione amministrativa; tuttavia, nella sostanza assume un ruolo punitivo che richiede un bilanciamento tra le esigenze di ordine pubblico e il rispetto delle garanzie procedurali. Tale dualità solleva questioni su come il sistema italiano possa continuare a conciliare la funzione deterrente delle sanzioni amministrative con i diritti fondamentali imposti dal diritto sovranazionale.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Tesi di Laurea di Guglielmo Chiossi in Diritto Amministrativo intitolata "La natura sostanziale e formale dell’illecito amministrativo a seguito di depenalizzazione".
Facoltà di Giurisprudenza.
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/3235