La città contemporanea assume sempre più rilevanza all’interno delle analisi delle scienze sociali, e nello specifico della sociologia. Con lo sviluppo e le trasformazioni del capitalismo - attraversato dai processi di individualizzazione, differenziazione, globalizzazione e allo stesso tempo decentramento - lo spazio urbano diventa simbolo di questi processi e delle sue trasformazioni. Occuparsi della città e dei fenomeni che la riguardano vuol dire provare a cogliere e analizzare gli elementi che caratterizzano i molti dei processi contemporanei nella loro relazione tra macro e micro. Ho deciso di farlo provando a utilizzare come lettura parte del quadro teorico di Pierre Bourdieu. Avvicinandomi alle letture sugli studi urbani ho potuto constatare come molte delle analisi su questo contesto utilizzano due grandi matrici teoriche: quella funzionalista e quella strutturalista, e nel secondo caso più nello specifico la lettura Marxiana. Nel dibattito contemporaneo però inizia a emergere anche un dibattito sulla necessità, o sulla possibilità, di utilizzare alcuni dei concetti e delle riflessioni del sociologo francese. Il suo allievo Loïc Wacquant e Mike Savage alimentano questo dibattito e spingono per riscoprire gli elementi di sociologia urbana già presenti negli studi di Bourdieu per trarre uno spunto e aprire a nuove riflessioni. L’esigenza di porre al centro le lotte tra classi volte alla definizione e classificazione del mondo, con le relative strutture di dominio, mi ha portato a scegliere di provare a seguire gli spunti dati dai due autori sopra citati. Inoltre scegliere Bourdieu mi ha permesso di mettere in relazione alcuni degli strumenti della sociologia urbana con quelli della sociologia dell’istruzione, riproponendo la chiave di lettura urbana proposta da Oberti. Per studiare la città ho deciso quindi di focalizzarmi sulla scuola e di mettere in relazione il contesto urbano con la distribuzione delle scuole, nel mio caso elementari. Mi sono limitato alla scelta di un istituto comprensivo torinese per facilitare la ricerca e al suo interno ho intervistato la dirigente e alcuni genitori, provando a leggere nei motivi che hanno portato loro a iscrivere i loro figli in quella scuola alcuni processi più ampi che intersecano il piano spaziale nelle sue tre dimensioni: sociale, fisico e simbolico.
BOURDIEU E LO SPAZIO URBANO: LA SCELTA SCOLASTICA NEI QUARTIERI GRAN MADRE-BORGO PO-CRIMEA DI TORINO
STURNIOLO, EDOARDO
2020/2021
Abstract
La città contemporanea assume sempre più rilevanza all’interno delle analisi delle scienze sociali, e nello specifico della sociologia. Con lo sviluppo e le trasformazioni del capitalismo - attraversato dai processi di individualizzazione, differenziazione, globalizzazione e allo stesso tempo decentramento - lo spazio urbano diventa simbolo di questi processi e delle sue trasformazioni. Occuparsi della città e dei fenomeni che la riguardano vuol dire provare a cogliere e analizzare gli elementi che caratterizzano i molti dei processi contemporanei nella loro relazione tra macro e micro. Ho deciso di farlo provando a utilizzare come lettura parte del quadro teorico di Pierre Bourdieu. Avvicinandomi alle letture sugli studi urbani ho potuto constatare come molte delle analisi su questo contesto utilizzano due grandi matrici teoriche: quella funzionalista e quella strutturalista, e nel secondo caso più nello specifico la lettura Marxiana. Nel dibattito contemporaneo però inizia a emergere anche un dibattito sulla necessità, o sulla possibilità, di utilizzare alcuni dei concetti e delle riflessioni del sociologo francese. Il suo allievo Loïc Wacquant e Mike Savage alimentano questo dibattito e spingono per riscoprire gli elementi di sociologia urbana già presenti negli studi di Bourdieu per trarre uno spunto e aprire a nuove riflessioni. L’esigenza di porre al centro le lotte tra classi volte alla definizione e classificazione del mondo, con le relative strutture di dominio, mi ha portato a scegliere di provare a seguire gli spunti dati dai due autori sopra citati. Inoltre scegliere Bourdieu mi ha permesso di mettere in relazione alcuni degli strumenti della sociologia urbana con quelli della sociologia dell’istruzione, riproponendo la chiave di lettura urbana proposta da Oberti. Per studiare la città ho deciso quindi di focalizzarmi sulla scuola e di mettere in relazione il contesto urbano con la distribuzione delle scuole, nel mio caso elementari. Mi sono limitato alla scelta di un istituto comprensivo torinese per facilitare la ricerca e al suo interno ho intervistato la dirigente e alcuni genitori, provando a leggere nei motivi che hanno portato loro a iscrivere i loro figli in quella scuola alcuni processi più ampi che intersecano il piano spaziale nelle sue tre dimensioni: sociale, fisico e simbolico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/32332