Hearing loss in childhood is not as rare a pathology as we tend to think, as it has an incidence of 1-3 cases per 1000 children examined (only cases of severe and deep sensorineural deficits, therefore, the total number is even greater), and has a significant impact on the life of affected individuals. Hearing loss has different degrees of gravity and, consequently, be easily detectable or difficult to diagnose. In addition, the causes that can lead to the development of such a pathology are multiple, but can be divided into two large groups: congenital and acquired causes. A fundamental factor for the early treatment of hearing loss is newborn screening, a process to which all newborns are subjected, as it is almost impossible to distinguish at birth, children with a deficit and those unaffected, as well as its severity. The process to follow to act promptly on hearing loss is the 1-3-6 rule, which establishes the intervention times, at 1, 3 and 6 months from the birth of the child, of the team composed of doctors and health professionals and structured to provide the best support to newborn and family in diagnosing the disease and for subsequent treatment. Another fundamental function of this team, included in the treatment, but always to remember, is the counseling role played on all the people surrounding the patient in question (and on the patient himself) designed to create an environment as comfortable as possible for the growth and the development of a child who will have unique needs compared to his peers. Simultaneously with the process started with the 1-3-6 rule, hearing aids will be applied on the patient (if the hearing loss is recognized) at about 6 months of life and, if the hearing aid does not give acceptable results, will undergo surgery to apply a cochlear implant, technology that is used to overcome any problem the various sections of the ear may have (except for the acoustic nerve). The ideal age for implantation is between the first and second year of life, when the risks of the intervention are not excessive and the child’s brain maintains excellent plasticity, therefore, not excessively delaying the learning and development of language.
L’ipoacusia in età infantile è una patologia non così rara come si tende a pensare, in quanto ha un’incidenza di 1-3 casi ogni 1000 bambini esaminati (solo i casi di deficit neurosensoriali gravi e profondi, quindi anche maggiore), ed ha un impatto notevole sulla vita degli individui affetti. L’ipoacusia può essere più o meno grave e, di conseguenza, essere facilmente rilevabile o difficile da diagnosticare. Inoltre, le cause che possono portare allo sviluppo di tale patologia sono molteplici, ma divisibili in due grandi gruppi: le ause congenite e quelle acquisite. Un fattore fondamentale per il trattamento precoce dell’ipoacusia è lo screening neonatale, un processo a cui tutti i neonati vengono sottoposti, in quanto pressoché impossibile distinguere alla nascita i bambini affetti da un deficit e quelli non affetti, nonché la gravità dello stesso. Il processo da seguire per agire tempestivamente sulla perdita uditiva è la regola 1-3-6, che stabilisce le tempistiche d’intervento, a 1, 3 e 6 mesi dalla nascita del bambino, del team composto da medici e professionisti sanitari e strutturato per fornire il miglior supporto al neonato e alla famiglia nel diagnosticare la patologia e per il successivo trattamento. Altra funzione fondamentale di questo team, inclusa nel trattamento, ma sempre da ricordare, è il ruolo di counseling svolto su tutte le persone che circondano il paziente in questione (e sul paziente stesso) atto a creare un ambiente il più confortevole possibile per la crescita e lo sviluppo di un bambino che avrà necessità uniche rispetto ai suoi coetanei. Contemporaneamente al processo avviato con la regola 1-3-6, il paziente verrà protesizzato (se riconosciuta l’ipoacusia) a circa 6 mesi di vita e, nel caso l’ausilio uditivo non dia risultati accettabili, verrà sottoposto ad un intervento chirurgico per applicare un impianto cocleare, tecnologia che serve a superare qualsiasi problema le varie sezioni dell’orecchio possano avere (tranne il nervo acustico). L’età ideale per l’impianto si colloca tra il primo e il secondo anno di vita, quando i rischi dell’intervento non sono eccessivi e il bambino mantiene un’ottima plasticità a livello cerebrale, quindi non ritardando eccessivamente l’apprendimento e lo sviluppo del linguaggio.
Il Recupero Uditivo e lo Sviluppo del Linguaggio in Bambini Ipoacusici
PAGLIARIN, ALESSANDRO
2020/2021
Abstract
L’ipoacusia in età infantile è una patologia non così rara come si tende a pensare, in quanto ha un’incidenza di 1-3 casi ogni 1000 bambini esaminati (solo i casi di deficit neurosensoriali gravi e profondi, quindi anche maggiore), ed ha un impatto notevole sulla vita degli individui affetti. L’ipoacusia può essere più o meno grave e, di conseguenza, essere facilmente rilevabile o difficile da diagnosticare. Inoltre, le cause che possono portare allo sviluppo di tale patologia sono molteplici, ma divisibili in due grandi gruppi: le ause congenite e quelle acquisite. Un fattore fondamentale per il trattamento precoce dell’ipoacusia è lo screening neonatale, un processo a cui tutti i neonati vengono sottoposti, in quanto pressoché impossibile distinguere alla nascita i bambini affetti da un deficit e quelli non affetti, nonché la gravità dello stesso. Il processo da seguire per agire tempestivamente sulla perdita uditiva è la regola 1-3-6, che stabilisce le tempistiche d’intervento, a 1, 3 e 6 mesi dalla nascita del bambino, del team composto da medici e professionisti sanitari e strutturato per fornire il miglior supporto al neonato e alla famiglia nel diagnosticare la patologia e per il successivo trattamento. Altra funzione fondamentale di questo team, inclusa nel trattamento, ma sempre da ricordare, è il ruolo di counseling svolto su tutte le persone che circondano il paziente in questione (e sul paziente stesso) atto a creare un ambiente il più confortevole possibile per la crescita e lo sviluppo di un bambino che avrà necessità uniche rispetto ai suoi coetanei. Contemporaneamente al processo avviato con la regola 1-3-6, il paziente verrà protesizzato (se riconosciuta l’ipoacusia) a circa 6 mesi di vita e, nel caso l’ausilio uditivo non dia risultati accettabili, verrà sottoposto ad un intervento chirurgico per applicare un impianto cocleare, tecnologia che serve a superare qualsiasi problema le varie sezioni dell’orecchio possano avere (tranne il nervo acustico). L’età ideale per l’impianto si colloca tra il primo e il secondo anno di vita, quando i rischi dell’intervento non sono eccessivi e il bambino mantiene un’ottima plasticità a livello cerebrale, quindi non ritardando eccessivamente l’apprendimento e lo sviluppo del linguaggio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/3225