Mi sono posta l’obiettivo di porre a confronto Kafka e Nietzsche poiché entrambi propongono una critica lucida e radicale della realtà borghese e capitalistica, prendendo le mosse da un’accurata analisi antropologica. Oltre a questo, sono due tra gli autori che ebbero maggiore risonanza nel corso del Novecento e influenzarono in modo decisivo le correnti filosofiche e letterarie successive. Pertanto, ritengo che il tentativo di accostarne i pensieri possa offrire spunti di riflessione fecondi e ancora attuali, in particolare relativamente ai concetti di libertà e progresso, che saranno i due argomenti che seguirà la tesi. Ho scelto di occuparti di libertà e progresso poiché, negli anni in cui scrissero i due autori, i rivolgimenti storici e sociali, nonché le scoperte scientifiche, determinarono una messa in discussione definitiva di tali concetti. Non esistono tracce documentali che dimostrino che Kafka conoscesse Nietzsche; ciò nonostante, nei luoghi di lingua tedesca Nietzsche iniziò a circolare presto, basti pensare all’influenza che il suo pensiero ebbe su Musil e Weber, che scrissero in anni vicini a Kafka. Per dimostrare la legittimità del confronto tra Nietzsche e Kafka ricorrerò, in prima battuta, ad Anders, che rese esplicito il confronto tra i due autori nel saggio del 1951 Kafka. Pro e contra. Ivi, Anders offre un’analisi originale degli scritti kafkiani, leggendovi «una sintassi dell’illibertà del tutto inutilizzabile, in cui l’autoumiliazione dei personaggi anticipa la volontà di uniformazione che ha caratterizzato l’epoca del fascismo e del nazismo». Con queste parole, la curatrice del saggio Barbara Maj, mette in luce la peculiarità dell’interpretazione di Anders: anch’egli coglie l’aspetto profetico degli scritti kafkiani, non solo rispetto alla descrizione del potere che anticipa i totalitarismi, ma anche rispetto alla passiva accettazione che contraddistinse le popolazioni che vissero durante il periodo fascista e il nazista. Anders però non si limita a leggere Kafka in chiave politica, bensì ricerca la ragione metafisica della realtà che descrive, e la presenta in forte consonanza con il concetto nietzscheano di morte di Dio: «l’incoerenza degli ordini senza colui che impartisce ordini fu chiaramente visibile, oltre ai nichilisti russi, soltanto a due uomini: Nietzsche e Kafka […] dalla situazione definita da Dio è morto prende le mosse tutto ciò che Kafka scrive. […] egli descrive se stesso come un corriere che galoppa attraverso il mondo e, non essendoci re di sorta, […] grida i propri messaggi divenuti privi di senso». Per quanto riguarda la letteratura secondaria, ricorrerò ai grandi interpreti kafkiani novecenteschi: Anders primo tra tutti, il quale, come scritto nelle pagine precedenti, nel saggio Kafka. Pro e contro accosta il pensiero di Kafka a quello di Nietzsche, rendendo ragionevole il tentativo di paragonarli. Fondamentali sono anche i saggi di Arendt su Kafka contenuti ne Il futuro alle spalle, in cui è presentata un’acutissima analisi degli eroi kafkiani presentati come paria che chiedono ai potenti di avere ciò che spetterebbe loro di diritto. Inoltre, mi appoggerò anche ai saggi su Kafka di Adorno in Prismi e di Benjamin in Angelus novus. Per quanto riguarda l’interpretazione di Nietzsche, prenderò le mosse da La vita della mente di Arendt, in cui, nella sezione relativa alla Volontà, affronta gli elementi fondamentali del pensiero del filosofo.
NIETZSCHE E KAFKA: IL MONDO DOPO LA MORTE DI DIO
GIORGIS, IRENE
2020/2021
Abstract
Mi sono posta l’obiettivo di porre a confronto Kafka e Nietzsche poiché entrambi propongono una critica lucida e radicale della realtà borghese e capitalistica, prendendo le mosse da un’accurata analisi antropologica. Oltre a questo, sono due tra gli autori che ebbero maggiore risonanza nel corso del Novecento e influenzarono in modo decisivo le correnti filosofiche e letterarie successive. Pertanto, ritengo che il tentativo di accostarne i pensieri possa offrire spunti di riflessione fecondi e ancora attuali, in particolare relativamente ai concetti di libertà e progresso, che saranno i due argomenti che seguirà la tesi. Ho scelto di occuparti di libertà e progresso poiché, negli anni in cui scrissero i due autori, i rivolgimenti storici e sociali, nonché le scoperte scientifiche, determinarono una messa in discussione definitiva di tali concetti. Non esistono tracce documentali che dimostrino che Kafka conoscesse Nietzsche; ciò nonostante, nei luoghi di lingua tedesca Nietzsche iniziò a circolare presto, basti pensare all’influenza che il suo pensiero ebbe su Musil e Weber, che scrissero in anni vicini a Kafka. Per dimostrare la legittimità del confronto tra Nietzsche e Kafka ricorrerò, in prima battuta, ad Anders, che rese esplicito il confronto tra i due autori nel saggio del 1951 Kafka. Pro e contra. Ivi, Anders offre un’analisi originale degli scritti kafkiani, leggendovi «una sintassi dell’illibertà del tutto inutilizzabile, in cui l’autoumiliazione dei personaggi anticipa la volontà di uniformazione che ha caratterizzato l’epoca del fascismo e del nazismo». Con queste parole, la curatrice del saggio Barbara Maj, mette in luce la peculiarità dell’interpretazione di Anders: anch’egli coglie l’aspetto profetico degli scritti kafkiani, non solo rispetto alla descrizione del potere che anticipa i totalitarismi, ma anche rispetto alla passiva accettazione che contraddistinse le popolazioni che vissero durante il periodo fascista e il nazista. Anders però non si limita a leggere Kafka in chiave politica, bensì ricerca la ragione metafisica della realtà che descrive, e la presenta in forte consonanza con il concetto nietzscheano di morte di Dio: «l’incoerenza degli ordini senza colui che impartisce ordini fu chiaramente visibile, oltre ai nichilisti russi, soltanto a due uomini: Nietzsche e Kafka […] dalla situazione definita da Dio è morto prende le mosse tutto ciò che Kafka scrive. […] egli descrive se stesso come un corriere che galoppa attraverso il mondo e, non essendoci re di sorta, […] grida i propri messaggi divenuti privi di senso». Per quanto riguarda la letteratura secondaria, ricorrerò ai grandi interpreti kafkiani novecenteschi: Anders primo tra tutti, il quale, come scritto nelle pagine precedenti, nel saggio Kafka. Pro e contro accosta il pensiero di Kafka a quello di Nietzsche, rendendo ragionevole il tentativo di paragonarli. Fondamentali sono anche i saggi di Arendt su Kafka contenuti ne Il futuro alle spalle, in cui è presentata un’acutissima analisi degli eroi kafkiani presentati come paria che chiedono ai potenti di avere ciò che spetterebbe loro di diritto. Inoltre, mi appoggerò anche ai saggi su Kafka di Adorno in Prismi e di Benjamin in Angelus novus. Per quanto riguarda l’interpretazione di Nietzsche, prenderò le mosse da La vita della mente di Arendt, in cui, nella sezione relativa alla Volontà, affronta gli elementi fondamentali del pensiero del filosofo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/32214