L’acqua è continuamente soggetta a contaminazioni, biotiche e abiotiche, che possono comprometterne l’utilizzo da parte dell’uomo e determinare effetti sugli ecosistemi. Per questo motivo sia le acque da utilizzare a scopo potabile sia quelle reflue vengono sottoposte a specifici trattamenti. In particolare, la disinfezione delle acque destinate al consumo umano ha l’obiettivo di eliminare i microrganismi patogeni; tuttavia l’interazione tra i disinfettanti utilizzati e le sostanze organiche presenti nell’acqua può portare alla formazione di sottoprodotti della disinfezione (DBPs). Alcuni di questi composti, come i trialometani (THM) e gli acidi aloacetici (HAA), hanno evidenziato proprietà genotossiche e si stanno studiando i possibili effetti avversi per l’uomo. La clorazione è il metodo più utilizzato per disinfettare l’acqua, in relazione alla sua efficacia e persistenza anche nelle fasi di distribuzione: la clorazione può essere effettuata con cloro, ipoclorito, biossido di cloro o clorammine, tuttavia, in relazione al composto utilizzato, può variare la formazione di DBPs (es. THM, HAA, cloriti, clorati). Si stanno quindi valutando nuovi metodi di trattamento da associare alla disinfezione chimica, come le radiazioni UV, al fine di ridurre la domanda di cloro. Sono stati presi quindi in considerazione alcuni studi che valutavano i potenziali effetti genotossici di campioni d’acqua sottoposti a differenti metodi di trattamento – clorazione, cloramminazione e radiazioni UV - utilizzando test in vitro su cellule batteriche, vegetali e umane. I test di genotossicità in vitro sono spesso utilizzati per l’analisi di campioni ambientali, infatti rappresentano un’opzione pratica, rapida ed efficace, in quanto il danno al DNA è un buon indicatore di rischio. Per valutare i potenziali effetti genotossici è importante scegliere accuratamente la batteria di test da svolgere. Tra i test più utilizzati per valutare gli effetti di campioni d’acqua trattata con diversi disinfettanti ci sono il test di Ames, il Comet test, il test dei micronuclei e l’SOS/umu test. I risultati dei diversi studi hanno evidenziato la presenza di effetti genotossici in tutti i campioni d’acqua trattati, sebbene l’effetto sia risultato variare in relazione al trattamento svolto (minore effetto genotossico nei campioni trattati con clorammine e trattamento UV), al punto di prelievo all’interno dell’impianto (in alcuni casi la genotossicità era già presente prima del trattamento, in altri è stata introdotta in seguito) e in relazione ai fattori ambientali (es. stagione invernale o estiva). Gli autori hanno sottolineato inoltre l’importanza di utilizzare batterie di test per comprendere a fondo il rischio associato alla formazione di sottoprodotti della disinfezione. Queste indagini, insieme all’analisi microbiologica e chimico-fisica dell’acqua, sono necessarie anche ai gestori degli impianti di trattamento dell’acqua per un miglior monitoraggio dei processi, con l’obiettivo di ridurre la presenza di sostanze potenzialmente mutagene e il rischio per la salute pubblica.
La disinfezione dell'acqua potabile: valutazione della genotossicità dei sottoprodotti con test in vitro.
CATALANO, ELISA
2020/2021
Abstract
L’acqua è continuamente soggetta a contaminazioni, biotiche e abiotiche, che possono comprometterne l’utilizzo da parte dell’uomo e determinare effetti sugli ecosistemi. Per questo motivo sia le acque da utilizzare a scopo potabile sia quelle reflue vengono sottoposte a specifici trattamenti. In particolare, la disinfezione delle acque destinate al consumo umano ha l’obiettivo di eliminare i microrganismi patogeni; tuttavia l’interazione tra i disinfettanti utilizzati e le sostanze organiche presenti nell’acqua può portare alla formazione di sottoprodotti della disinfezione (DBPs). Alcuni di questi composti, come i trialometani (THM) e gli acidi aloacetici (HAA), hanno evidenziato proprietà genotossiche e si stanno studiando i possibili effetti avversi per l’uomo. La clorazione è il metodo più utilizzato per disinfettare l’acqua, in relazione alla sua efficacia e persistenza anche nelle fasi di distribuzione: la clorazione può essere effettuata con cloro, ipoclorito, biossido di cloro o clorammine, tuttavia, in relazione al composto utilizzato, può variare la formazione di DBPs (es. THM, HAA, cloriti, clorati). Si stanno quindi valutando nuovi metodi di trattamento da associare alla disinfezione chimica, come le radiazioni UV, al fine di ridurre la domanda di cloro. Sono stati presi quindi in considerazione alcuni studi che valutavano i potenziali effetti genotossici di campioni d’acqua sottoposti a differenti metodi di trattamento – clorazione, cloramminazione e radiazioni UV - utilizzando test in vitro su cellule batteriche, vegetali e umane. I test di genotossicità in vitro sono spesso utilizzati per l’analisi di campioni ambientali, infatti rappresentano un’opzione pratica, rapida ed efficace, in quanto il danno al DNA è un buon indicatore di rischio. Per valutare i potenziali effetti genotossici è importante scegliere accuratamente la batteria di test da svolgere. Tra i test più utilizzati per valutare gli effetti di campioni d’acqua trattata con diversi disinfettanti ci sono il test di Ames, il Comet test, il test dei micronuclei e l’SOS/umu test. I risultati dei diversi studi hanno evidenziato la presenza di effetti genotossici in tutti i campioni d’acqua trattati, sebbene l’effetto sia risultato variare in relazione al trattamento svolto (minore effetto genotossico nei campioni trattati con clorammine e trattamento UV), al punto di prelievo all’interno dell’impianto (in alcuni casi la genotossicità era già presente prima del trattamento, in altri è stata introdotta in seguito) e in relazione ai fattori ambientali (es. stagione invernale o estiva). Gli autori hanno sottolineato inoltre l’importanza di utilizzare batterie di test per comprendere a fondo il rischio associato alla formazione di sottoprodotti della disinfezione. Queste indagini, insieme all’analisi microbiologica e chimico-fisica dell’acqua, sono necessarie anche ai gestori degli impianti di trattamento dell’acqua per un miglior monitoraggio dei processi, con l’obiettivo di ridurre la presenza di sostanze potenzialmente mutagene e il rischio per la salute pubblica.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
891637_tesidef9.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
397.08 kB
Formato
Adobe PDF
|
397.08 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/32184