BACKGROUND: With the enlarging array of disease modifying therapies (DMTs) available for relapsing-remitting MS (RRMS), switching between high efficacy drugs has become a common challenge in the clinical setting. However, unified recommendations and procedural guidelines about this subject do not exist. Ocrelizumab is a monoclonal antibody against CD20 approved in 2017. It has demonstrated high efficacy in the treatment of active RRMS. The aim of this study was to assess the efficacy and the safety outcomes in a switching population from second-line therapies to ocrelizumab. METHODS: We retrospectively enrolled all the RRMS patients treated with ocrelizumab in the MS Center of “AOU Città della Salute e della Scienza di Torino”. In our observational study we monitored patients from the beginning of ocrelizumab therapy during a 24 months follow-up by collecting efficacy (clinical and radiological activity and disability progression) and safety (side effects and infusion reactions) data and by recording immunologic parameters like blood lymphocyte values and lymphocyte immunophenotyping. Clinical activity and MRI disease activity post ocrelizumab were compared with the ones observed in the two previous years. Moreover, in our cohort we compare findings of patients switching from second-line DMTS (natalizumab and fingolimod) between each other and with those of a control group composed by naive patients and patients switching from first-line DMTs. RESULTS: Ninety-seven patients treated with ocrelizumab were identified (79 RRMS, 18 P-MS). The mean number of previous DMTs was 2 for each patient and natalizumab the most frequent second-line drug. Globally, 10% had a relapse after OCR starting (patients switching from NTZ 16%, patients switching from FTY 6%, 12% naive patients and ex-first-line therapy). The number of patients with disability progression on EDSS score was 11/97 (11,3%), compared to 12% of patients switching from NTZ, 13% of patients switching from FTY and to 14% in the control group. MRI disease activity was observed in 15% of the total population during the follow-up period, in 8% of the patients switching from NTZ, in 25% of the patients switching from FTY and 19% of the control group. 15% of patients reported an infusion reaction while adverse events (AE) were observed in 11 patients, 10 of them coming from second-line DMTs, and the most commonly reported type of AE was an infection (70%). CD4+, CD8+, CD3+ and total lymphocyte count were persistently lower in subjects switching to OCR from fingolimod or alemtuzumab, compared to patients switching from NTZ or to the patients of the control group. CONCLUSIONS: This study suggests ocrelizumab as a valid switching option in patients treated with FTY with an incomplete disease control and in the JCV+ patients treated with NTZ at risk of PML. Importantly, the occurrence of almost all adverse events in patients who had shifted from second-line drugs suggests that further studies could be useful. Moreover, we highlighted the long lasting immunologic effect (lymphocytic depletion) caused by fingolimod and alemtuzumab, still visible at 24 months after OCR starting. Here too, future studies would be necessary to improve awareness on this phenomenon and understand its potential implications.
BACKGROUND: Negli ultimi anni il numero dei disease modifying treatments (DMTs) disponibili per il trattamento della sclerosi multipla (SM) ha registrato un importante incremento, così che anche lo switch tra essi è diventato sempre più parte della prassi, nonostante esso sia ad oggi ancora orfano di evidenze di alta qualità e di linee procedurali condivise. Ocrelizumab è un anticorpo monoclonale anti-CD20 approvato nel 2017 che ha dimostrato un’alta efficacia nel trattamento della SM remittente-recidivante (SM RR) attiva. Scopo del presente studio è valutare gli outcomes di efficacia e sicurezza in una popolazione di soggetti con SM RR sottoposti a switch da diverse terapie di seconda linea ad ocrelizumab. METODI: È stato condotto uno studio osservazionale su tutti i pazienti con SM RR in terapia con ocrelizumab seguiti presso il Centro SM dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. A partire dall’avvio di ocrelizumab, la coorte di pazienti è stata osservata lungo un follow-up di 24 mesi raccogliendo i dati di efficacia (attività di malattia clinica, radiologica e/o progressione di disabilità) e quelli circa l’insorgenza di eventi avversi alla terapia stessa, oltre che registrando i valori della conta totale dei linfociti e della tipizzazione linfocitaria. L’attività clinica e radiologica riscontrata nel periodo post-OCR è stata messa a paragone con quella nei due anni precedenti allo switch. All’interno della popolazione è stato effettuato il confronto tra i dati relativi ai pazienti provenienti dai vari DMTs di II linea (natalizuamb e fingolimod quelli numericamente preponderanti) ed con un controllo costituito da pazienti passati a OCR da una 1° linea di DMTs e da pazienti naive. RISULTATI: Sono stati identificati 97 pazienti in terapia con ocrelizumab (79 con SM RR, 18 con SMP). Il numero medio di DMTs già ricevuti prima dello switch è di 2 per paziente, il più frequente DMT di 2° linea il natalizumab. Complessivamente il 10% dei pazienti ha avuto una relapse, il 16% nel gruppo dei pazienti ex natalizumab, il 6% in quelli prima trattati con fingolimod e il 12% tra i naive e gli ex I linee. L’11% dei pazienti è andato incontro a progressione di malattia secondo lo score EDSS, il 12% tra i pazienti ex NTZ, il 13% tra quelli con switch da FTY e il 14% nel gruppo di controllo. Il 15% ha mostrato attività alla RM, l’8% dei pazienti ex NTZ, il 25% degli ex FTY e il 19% nel controllo. Nel 15% dei soggetti in esame è stata segnalata una reazione infusionale, mentre eventi avversi (EA) si sono verificati in 11 pazienti, dei quali 10 provenivano da 2° linee di trattamento, con il 70% degli EA di natura infettiva. Sono state registrate delle differenze nell’andamento dei valori linfocitari tra i diversi sottogruppi, in particolare valori persistentemente ridotti di CD4+, CD8+, CD3+ così come di linfociti totali nei soggetti con switch da FTY e da alemtuzumab. CONCLUSIONI: Possiamo ritenere ocrelizumab una valida alternativa terapeutica per pazienti con subottimale controllo della malattia in corso di trattamento con FTY e per quelli JCV+ a rischio di PML in terapia con NTZ. Il fatto che la quasi totalità degli eventi avversi ad OCR abbia riguardato pazienti provenienti da II linee di trattamento suggerisce tuttavia che ulteriori studi sarebbero utili. Un ulteriore dato messo in luce consiste nel riscontro del perdurare nel tempo della deplezione linfocitaria caratteristicamente determinata da fingolimod e alemtuzumab, ancora visibile 24 mesi dopo lo switch ad OCR; anche in merito a quest’ultimo tema nuovi studi sarebbero auspicabili per un’eventuale conferma e soprattutto per delinearne possibili implicazioni.
Sclerosi multipla remittente-recidivante aggressiva: passaggio ad ocrelizumab da altre terapie di seconda linea. Analisi di sicurezza ed efficacia
GROSSO, LUCIA
2020/2021
Abstract
BACKGROUND: Negli ultimi anni il numero dei disease modifying treatments (DMTs) disponibili per il trattamento della sclerosi multipla (SM) ha registrato un importante incremento, così che anche lo switch tra essi è diventato sempre più parte della prassi, nonostante esso sia ad oggi ancora orfano di evidenze di alta qualità e di linee procedurali condivise. Ocrelizumab è un anticorpo monoclonale anti-CD20 approvato nel 2017 che ha dimostrato un’alta efficacia nel trattamento della SM remittente-recidivante (SM RR) attiva. Scopo del presente studio è valutare gli outcomes di efficacia e sicurezza in una popolazione di soggetti con SM RR sottoposti a switch da diverse terapie di seconda linea ad ocrelizumab. METODI: È stato condotto uno studio osservazionale su tutti i pazienti con SM RR in terapia con ocrelizumab seguiti presso il Centro SM dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. A partire dall’avvio di ocrelizumab, la coorte di pazienti è stata osservata lungo un follow-up di 24 mesi raccogliendo i dati di efficacia (attività di malattia clinica, radiologica e/o progressione di disabilità) e quelli circa l’insorgenza di eventi avversi alla terapia stessa, oltre che registrando i valori della conta totale dei linfociti e della tipizzazione linfocitaria. L’attività clinica e radiologica riscontrata nel periodo post-OCR è stata messa a paragone con quella nei due anni precedenti allo switch. All’interno della popolazione è stato effettuato il confronto tra i dati relativi ai pazienti provenienti dai vari DMTs di II linea (natalizuamb e fingolimod quelli numericamente preponderanti) ed con un controllo costituito da pazienti passati a OCR da una 1° linea di DMTs e da pazienti naive. RISULTATI: Sono stati identificati 97 pazienti in terapia con ocrelizumab (79 con SM RR, 18 con SMP). Il numero medio di DMTs già ricevuti prima dello switch è di 2 per paziente, il più frequente DMT di 2° linea il natalizumab. Complessivamente il 10% dei pazienti ha avuto una relapse, il 16% nel gruppo dei pazienti ex natalizumab, il 6% in quelli prima trattati con fingolimod e il 12% tra i naive e gli ex I linee. L’11% dei pazienti è andato incontro a progressione di malattia secondo lo score EDSS, il 12% tra i pazienti ex NTZ, il 13% tra quelli con switch da FTY e il 14% nel gruppo di controllo. Il 15% ha mostrato attività alla RM, l’8% dei pazienti ex NTZ, il 25% degli ex FTY e il 19% nel controllo. Nel 15% dei soggetti in esame è stata segnalata una reazione infusionale, mentre eventi avversi (EA) si sono verificati in 11 pazienti, dei quali 10 provenivano da 2° linee di trattamento, con il 70% degli EA di natura infettiva. Sono state registrate delle differenze nell’andamento dei valori linfocitari tra i diversi sottogruppi, in particolare valori persistentemente ridotti di CD4+, CD8+, CD3+ così come di linfociti totali nei soggetti con switch da FTY e da alemtuzumab. CONCLUSIONI: Possiamo ritenere ocrelizumab una valida alternativa terapeutica per pazienti con subottimale controllo della malattia in corso di trattamento con FTY e per quelli JCV+ a rischio di PML in terapia con NTZ. Il fatto che la quasi totalità degli eventi avversi ad OCR abbia riguardato pazienti provenienti da II linee di trattamento suggerisce tuttavia che ulteriori studi sarebbero utili. Un ulteriore dato messo in luce consiste nel riscontro del perdurare nel tempo della deplezione linfocitaria caratteristicamente determinata da fingolimod e alemtuzumab, ancora visibile 24 mesi dopo lo switch ad OCR; anche in merito a quest’ultimo tema nuovi studi sarebbero auspicabili per un’eventuale conferma e soprattutto per delinearne possibili implicazioni.File | Dimensione | Formato | |
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