L’elaborato tratta dell’applicazione delle clausole claims made nelle polizze di Responsabilità Civile; inizia con la descrizione dei contratti assicurativi in generale ponendo in evidenza le caratteristiche principali e i testi normativi che ne curano la disciplina, tra cui spicca indubbiamente il Codice civile. Si descrivono i caratteri soggettivi delineando le figure di assicuratore, assicurato e beneficiario, andando a illustrare anche i casi, previsti dalla legge, in cui le ultime due possono coincidere; sono inoltre evidenziate le obbligazioni e i diritti a capo di ogni soggetto, in particolare come il rischio viene trasferito dall’assicurato all’assicuratore, e le circostanze previste nel caso in cui questo cessi, diminuisca o si aggravi. Per comprendere al meglio la questione che ne scaturirà, è stato fondamentale illustrare la nozione di vigenza contrattuale e quella di vessatorietà, in quanto il periodo utile per poter richiedere il risarcimento danni all’assicurazione è alla base del dibattito che valuta la vessatorietà e la meritevolezza di queste clausole discusso in sede di Corte di Cassazione. Ne segue una definizione, non civilistica, del sistema claims made e delle tipologie esistenti; sono considerate clausole atipiche, perciò non regolamentate dalla normativa vigente, infatti possono spesso creare alcune difficoltà, sia nell’applicazione all’interno del contratto, che nell’interpretazione da parte di un giudice, nel caso di controversie tra il danneggiato e l’assicurato. Il ramo di applicazione, come anticipato, è il ramo danni, specificatamente nella Responsabilità civile; difatti, è molto utilizzata per i contratti di responsabilità professionale, sono caratterizzati dalla presenza dei “danni lungolatenti”, i quali si palesano dopo anni dall’avvenimento del fatto dannoso. Il sistema tradizionale loss occurrence non era adatto a fronteggiare questa tipologia di danni e nacque quindi la necessità di un ammodernamento dei contratti assicurativi. Si vedrà come queste problematiche, in materia di assicurazioni, siano state il principale fattore che ha portato alla diffusione della claims made, fin dalle sue origini americane, passando per alcuni paesi del civil law, quali Francia, Belgio e Spagna, per arrivare all’ordinamento italiano. Come accennato in precedenza, nel nostro ordinamento vi sono stati diversi provvedimenti giurisdizionali che hanno coinvolto, per arrivare ad un verdetto consono, le Sezioni Unite: precisamente si considera l’ultimo decennio, ponendo il focus sulle analisi condotte dalla Corte di Cassazione nell’intento di sanare la cattiva interpretazione dei contratti in esame e tracciarne alcune linee guida per verificarne la meritevolezza.

Contratto di assicurazione e clausole claims made

D'ANGELO, ELEONORA
2020/2021

Abstract

L’elaborato tratta dell’applicazione delle clausole claims made nelle polizze di Responsabilità Civile; inizia con la descrizione dei contratti assicurativi in generale ponendo in evidenza le caratteristiche principali e i testi normativi che ne curano la disciplina, tra cui spicca indubbiamente il Codice civile. Si descrivono i caratteri soggettivi delineando le figure di assicuratore, assicurato e beneficiario, andando a illustrare anche i casi, previsti dalla legge, in cui le ultime due possono coincidere; sono inoltre evidenziate le obbligazioni e i diritti a capo di ogni soggetto, in particolare come il rischio viene trasferito dall’assicurato all’assicuratore, e le circostanze previste nel caso in cui questo cessi, diminuisca o si aggravi. Per comprendere al meglio la questione che ne scaturirà, è stato fondamentale illustrare la nozione di vigenza contrattuale e quella di vessatorietà, in quanto il periodo utile per poter richiedere il risarcimento danni all’assicurazione è alla base del dibattito che valuta la vessatorietà e la meritevolezza di queste clausole discusso in sede di Corte di Cassazione. Ne segue una definizione, non civilistica, del sistema claims made e delle tipologie esistenti; sono considerate clausole atipiche, perciò non regolamentate dalla normativa vigente, infatti possono spesso creare alcune difficoltà, sia nell’applicazione all’interno del contratto, che nell’interpretazione da parte di un giudice, nel caso di controversie tra il danneggiato e l’assicurato. Il ramo di applicazione, come anticipato, è il ramo danni, specificatamente nella Responsabilità civile; difatti, è molto utilizzata per i contratti di responsabilità professionale, sono caratterizzati dalla presenza dei “danni lungolatenti”, i quali si palesano dopo anni dall’avvenimento del fatto dannoso. Il sistema tradizionale loss occurrence non era adatto a fronteggiare questa tipologia di danni e nacque quindi la necessità di un ammodernamento dei contratti assicurativi. Si vedrà come queste problematiche, in materia di assicurazioni, siano state il principale fattore che ha portato alla diffusione della claims made, fin dalle sue origini americane, passando per alcuni paesi del civil law, quali Francia, Belgio e Spagna, per arrivare all’ordinamento italiano. Come accennato in precedenza, nel nostro ordinamento vi sono stati diversi provvedimenti giurisdizionali che hanno coinvolto, per arrivare ad un verdetto consono, le Sezioni Unite: precisamente si considera l’ultimo decennio, ponendo il focus sulle analisi condotte dalla Corte di Cassazione nell’intento di sanare la cattiva interpretazione dei contratti in esame e tracciarne alcune linee guida per verificarne la meritevolezza.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
868910_tesi-eleonoradangelo.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 429.51 kB
Formato Adobe PDF
429.51 kB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/31940