Il lavoro parte dalla constatazione della scarsa attenzione attribuita alla storia sia nella scuola italiana che nella società. Nella società ad esempio, spesso la storia diventa uno strumento per fare spettacolo, in nome dell’audience, e viene costantemente contrapposta a una narrazione memoriale che sembra prendere il sopravvento. Proprio l’antitesi tra storia e memoria costituisce un elemento rilevante di questo lavoro, in un contesto sociale e culturale, che a partire dalla Seconda Guerra Mondiale ha visto la memoria assumere uno spazio significativo, una su tutte la memoria della Shoah. Aspetto memoriale cresciuto di numero e d’importanza con i nuovi media, internet in particolare, che hanno permesso una massiccia proposta di testimonianze, di documenti audio e video costantemente consultabili, anche senza intermediazione, affiancando così una vigorosa narrazione dei fatti alternativa a quella degli ambienti degli storici di professione. Altrettanto significativa è la presenza delle narrazioni individuali presenti nei social media, che costituiscono per lo storico un obiettivo di primaria importanza, in quanto forniscono un’importante chiave di lettura del presente e lasciano nel contempo poco spazio alla riflessione e all’approfondimento. Proprio l’analisi di questa abnorme mole di dati digitali, costituisce per la storia una nuova sfida, che potrà fornirci delle utili interpretazioni dei fatti del presente e del passato. Questi dati saranno veramente utili se saranno trattati alla stessa stregua di fonti storiche e confrontati con documenti e fonti di altra natura. Il lavoro si è dunque concentrato su alcune importanti date memoriali del calendario civile, a partire dal quale costruire percorsi di memoria pubblica il più possibile scevri da interessi di parte e basati sul ruolo che la storia in questo senso può e deve assumere. Le date scelte sono state il 27 gennaio, il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno. Attraverso l’assunzione a celebrazione di queste date le istituzioni hanno cercato di non perdere la memoria dei fatti a cui si richiamano, e proprio per tale ragione, alcune più di altre, hanno visto piegata la loro narrazione storica ad esigenze memoriali di parte, soprattutto di tipo politico. Il lavoro di ricerca ha come sfondo una funzione pedagogica, ho infatti cercato di preservare e tenere distinto il ruolo della storia dall’onnipresenza memoriale, pur non sottovalutando gli spunti derivanti da quest’ultima. L’analisi delle date è stata un’occasione per comprendere il dialogo tra storia e memoria e sulla necessita che sia questa a rispondere alle domande del passato e a guidarci nelle sfide del presente.

Il calendario civile. Strumenti e percorsi nella costruzione della memoria pubblica in Italia.

PRESTIPINO, FABRIZIO
2020/2021

Abstract

Il lavoro parte dalla constatazione della scarsa attenzione attribuita alla storia sia nella scuola italiana che nella società. Nella società ad esempio, spesso la storia diventa uno strumento per fare spettacolo, in nome dell’audience, e viene costantemente contrapposta a una narrazione memoriale che sembra prendere il sopravvento. Proprio l’antitesi tra storia e memoria costituisce un elemento rilevante di questo lavoro, in un contesto sociale e culturale, che a partire dalla Seconda Guerra Mondiale ha visto la memoria assumere uno spazio significativo, una su tutte la memoria della Shoah. Aspetto memoriale cresciuto di numero e d’importanza con i nuovi media, internet in particolare, che hanno permesso una massiccia proposta di testimonianze, di documenti audio e video costantemente consultabili, anche senza intermediazione, affiancando così una vigorosa narrazione dei fatti alternativa a quella degli ambienti degli storici di professione. Altrettanto significativa è la presenza delle narrazioni individuali presenti nei social media, che costituiscono per lo storico un obiettivo di primaria importanza, in quanto forniscono un’importante chiave di lettura del presente e lasciano nel contempo poco spazio alla riflessione e all’approfondimento. Proprio l’analisi di questa abnorme mole di dati digitali, costituisce per la storia una nuova sfida, che potrà fornirci delle utili interpretazioni dei fatti del presente e del passato. Questi dati saranno veramente utili se saranno trattati alla stessa stregua di fonti storiche e confrontati con documenti e fonti di altra natura. Il lavoro si è dunque concentrato su alcune importanti date memoriali del calendario civile, a partire dal quale costruire percorsi di memoria pubblica il più possibile scevri da interessi di parte e basati sul ruolo che la storia in questo senso può e deve assumere. Le date scelte sono state il 27 gennaio, il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno. Attraverso l’assunzione a celebrazione di queste date le istituzioni hanno cercato di non perdere la memoria dei fatti a cui si richiamano, e proprio per tale ragione, alcune più di altre, hanno visto piegata la loro narrazione storica ad esigenze memoriali di parte, soprattutto di tipo politico. Il lavoro di ricerca ha come sfondo una funzione pedagogica, ho infatti cercato di preservare e tenere distinto il ruolo della storia dall’onnipresenza memoriale, pur non sottovalutando gli spunti derivanti da quest’ultima. L’analisi delle date è stata un’occasione per comprendere il dialogo tra storia e memoria e sulla necessita che sia questa a rispondere alle domande del passato e a guidarci nelle sfide del presente.
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