In industrialized countries, the progressive introduction of new health technologies, with the prolonged use of invasive medical devices and complex surgical interventions, while improving the therapeutic possibilities and the outcome of the disease, can favor the entry of microorganisms into normally sterile body sites. This results in an increase of healthcare-related infections (HAIs). According to the global report of the World Health Organization (WHO) (metti la data del report per precisione), HAIs cause prolonged length of stay, long-term disability, increased resistance of microorganisms to antibiotics. In addition, HAIs lead to increasing mortality rates and they also represent an economic burden for the national health systems and for the patients, including their families. Most HAIs affect the urinary tract. More specifically, 50 per cent of patients catheterized for more than 7 - 10 days contract a bacteriuria, whereas 20 – 30 per cent of patients will develop symptoms of a urinary infection with a risk ranging from 1 to 4 per cent, with an associated mortality rate which ranges from 13 to 30 per cent. Another factor that contributes to the increase of HAIs is intravascular catheters, which are indispensable tools in daily medical practice. However, their use may pose a risk of infectious complications - local and systemic - for patients. We are talking about catheter-related bacteraemic infections (CRBSI), associated with the implantation and management of central and peripheral venous catheters, which are among the potentially most dangerous iatrogenic complications. For the purpose of this dissertation, an observational study was conducted within four departments of the Medical Department of the P.O. by Ciriè. The study was conducted over three days. In order to carry out the observations, three cards were structured based on the reference bibliography. These three cards were structured to collect information about bladder catheters, peripheral venous catheters, and central venous catheters. During the three days, a total of 86 patients were observed in the departments of Medicine, Neurology, Nephrology and Cardiology for a total of 118 devices including: 79 peripheral venous catheters, 7 central venous catheters and 32 bladder catheters. For all three types of devices, the data collected in the three days were obtained in two ways: some through a descriptive interview addressed to the operators who were present within the various departments during the three days, others instead through the direct observation carried out inside the hospital rooms. The management of these devices is based on the assumption that the healthcare workers know what the behaviors with respect to appropriateness, positioning and management that allow to reduce the incidence of HAIs. As reported in the reference bibliography, for each device there are compliant and non-compliant behaviors that allow you to manage the device correctly. The findings of our study highlight that it is important to adopt the proper management of the various devices analyzed to reduce the incidence of HAIs. Proper management is based on the assumption that the operator knows the correct care practices dictated by the guidelines. In addition, it is also recommended to take part in refresher courses, in presence or in FAD, periodically. Overall, this implies that the operator is able, independently, to find the necessary information by carrying out searches within the databases, so he manages to find updated information. In conclusion, it is highly important to avoid any forms of frenetic pace and also that the various activities carried out within the department, as well as the covid-19 emergency, do not overshadow the relevance of HAIs.
Nei paesi industrializzati la progressiva introduzione di nuove tecnologie sanitarie, con l’uso prolungato di dispositivi medici invasivi e gli interventi chirurgici complessi, pur migliorando le possibilità terapeutiche e l’esito della malattia, possono favorire l’ingresso di microrganismi in sedi corporee normalmente sterili. determinando un incremento delle infezioni correlate all’assistenza (ICA). Secondo il primo rapporto globale dell’organizzazione mondiale della sanità, le ICA provocano un prolungamento della durata della degenza, disabilità a lungo termine, aumento della resistenza dei microrganismi agli antibiotici, un carico economico aggiuntivo per i sistemi sanitari e per i pazienti e le loro famiglie e una significativa mortalità in eccesso. La maggior parte delle ICA interessa il tratto urinario. Il 50% dei pazienti cateterizzati per più di 7 – 10 giorni contrae una batteriuria il 20 - 30% dei pazienti svilupperà i sintomi di un’infezione urinaria con un rischio che va dall’ 1 a 4%, con un tasso di mortalità associato che va dal 13 a 30. Altro fattore che concorre all’aumento delle ICA sono i cateteri intravascolari, strumenti indispensabili nella pratica medica quotidiana. Tuttavia, il loro uso può determinare per i pazienti un rischio di complicanze infettive - locali e sistemiche. Stiamo parlando di infezioni batteriemiche correlate al catetere (CRBSI), associate all’impianto ed alla gestione dei cateteri venosi centrali e periferici, che sono tra le complicanze iatrogene potenzialmente più pericolose. A riguardo è stato condotto uno studio osservazionale all’interno di quattro reparti del Dipartimento Medico del P.O. di Ciriè. Lo studio è stato condotto in tre giornate. Per effettuare le osservazioni sono state strutturate tre schede costruite sulla base della bibliografia di riferimento. Le tre schede sono state strutturate per raccogliere informazioni riguardo cateteri vescicali, cateteri venosi periferici e cateteri venosi centrali. Durante le tre giornate sono stati osservati un totale di 86 pazienti nei reparti di Medicina, Neurologia, Nefrologia e Cardiologia per un totale di 118 dispositivi tra i quali: 79 cateteri venosi periferici, 7 cateteri venosi centrali e 32 cateteri vescicali. Per tutti e tre i tipi di device i dati raccolti nelle tre giornate sono stati ottenuti con due modalità: alcuni tramite un’intervista di tipo descrittivo rivolta agli operatori che erano presenti all’interno dei vari reparti durante le tre giornate, altri invece tramite l’osservazione diretta effettuata all’interno delle stanze di degenza. La gestione di questi device si basa sul presupposto che l’operatore sanitario conosca quali sono i comportamenti rispetto ad appropriatezza, posizionamento e gestione che permettono di ridurre l’incidenza di ICA. Per ogni device come è riportato nella bibliografia di riferimento ci sono dei comportamenti conformi e non che permettono di gestire correttamente il dispositivo o meno. Proprio dal nostro studio è emerso come sia importante adottare una corretta gestione dei vari device presi in analisi per ridurre l’incidenza di ICA. Una corretta gestione si basa sul presupposto che l’operatore conosca le corrette pratiche assistenziali dettate dalle LG. Quindi si basa sul presupposto che esso prenda parte a corsi d’aggiornamento, in presenza o in FAD, periodicamente. Si basa sul presupposto che l’operatore sia in grado, autonomamente, di reperire le informazioni necessarie effettuando ricerche all’interno delle banche dati così da poter reperire le informazioni aggiornate. Importante è non far si che i ritmi frenetici, le diverse attività da svolgere all’interno del reparto e l’emergenza covid facciano passare in secondo piano tutti questi elementi.
Prevenire le infezioni correlate all’assistenza attraverso la corretta gestione dei dispositivi invasivi: studio osservazionale
CAPRIOGLIO, CLAUDIA
2020/2021
Abstract
Nei paesi industrializzati la progressiva introduzione di nuove tecnologie sanitarie, con l’uso prolungato di dispositivi medici invasivi e gli interventi chirurgici complessi, pur migliorando le possibilità terapeutiche e l’esito della malattia, possono favorire l’ingresso di microrganismi in sedi corporee normalmente sterili. determinando un incremento delle infezioni correlate all’assistenza (ICA). Secondo il primo rapporto globale dell’organizzazione mondiale della sanità, le ICA provocano un prolungamento della durata della degenza, disabilità a lungo termine, aumento della resistenza dei microrganismi agli antibiotici, un carico economico aggiuntivo per i sistemi sanitari e per i pazienti e le loro famiglie e una significativa mortalità in eccesso. La maggior parte delle ICA interessa il tratto urinario. Il 50% dei pazienti cateterizzati per più di 7 – 10 giorni contrae una batteriuria il 20 - 30% dei pazienti svilupperà i sintomi di un’infezione urinaria con un rischio che va dall’ 1 a 4%, con un tasso di mortalità associato che va dal 13 a 30. Altro fattore che concorre all’aumento delle ICA sono i cateteri intravascolari, strumenti indispensabili nella pratica medica quotidiana. Tuttavia, il loro uso può determinare per i pazienti un rischio di complicanze infettive - locali e sistemiche. Stiamo parlando di infezioni batteriemiche correlate al catetere (CRBSI), associate all’impianto ed alla gestione dei cateteri venosi centrali e periferici, che sono tra le complicanze iatrogene potenzialmente più pericolose. A riguardo è stato condotto uno studio osservazionale all’interno di quattro reparti del Dipartimento Medico del P.O. di Ciriè. Lo studio è stato condotto in tre giornate. Per effettuare le osservazioni sono state strutturate tre schede costruite sulla base della bibliografia di riferimento. Le tre schede sono state strutturate per raccogliere informazioni riguardo cateteri vescicali, cateteri venosi periferici e cateteri venosi centrali. Durante le tre giornate sono stati osservati un totale di 86 pazienti nei reparti di Medicina, Neurologia, Nefrologia e Cardiologia per un totale di 118 dispositivi tra i quali: 79 cateteri venosi periferici, 7 cateteri venosi centrali e 32 cateteri vescicali. Per tutti e tre i tipi di device i dati raccolti nelle tre giornate sono stati ottenuti con due modalità: alcuni tramite un’intervista di tipo descrittivo rivolta agli operatori che erano presenti all’interno dei vari reparti durante le tre giornate, altri invece tramite l’osservazione diretta effettuata all’interno delle stanze di degenza. La gestione di questi device si basa sul presupposto che l’operatore sanitario conosca quali sono i comportamenti rispetto ad appropriatezza, posizionamento e gestione che permettono di ridurre l’incidenza di ICA. Per ogni device come è riportato nella bibliografia di riferimento ci sono dei comportamenti conformi e non che permettono di gestire correttamente il dispositivo o meno. Proprio dal nostro studio è emerso come sia importante adottare una corretta gestione dei vari device presi in analisi per ridurre l’incidenza di ICA. Una corretta gestione si basa sul presupposto che l’operatore conosca le corrette pratiche assistenziali dettate dalle LG. Quindi si basa sul presupposto che esso prenda parte a corsi d’aggiornamento, in presenza o in FAD, periodicamente. Si basa sul presupposto che l’operatore sia in grado, autonomamente, di reperire le informazioni necessarie effettuando ricerche all’interno delle banche dati così da poter reperire le informazioni aggiornate. Importante è non far si che i ritmi frenetici, le diverse attività da svolgere all’interno del reparto e l’emergenza covid facciano passare in secondo piano tutti questi elementi.File | Dimensione | Formato | |
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