La volontà di intraprendere un percorso di studio riguardo il mondo del lavoro nasce dall'intuizione di essere immersi in una realtà in continuo mutamento, in cui le trasformazioni avvengono oggi a velocità esponenziale rispetto al passato. Esse non sono solo teoriche ed intangibili ma si ripercuotono in modo percepibile sulle società contemporanee in cui empiricamente il movimento in corso verso qualcosa di nuovo può essere verificato. Ma perché quindi utilizzare il lavoro come unità d'analisi del cambiamento? La risposta a questa domanda, la quale motiva in parte la scelta dell'argomento trattato, proviene dall'interpretazione del lavoro come espressione concreta delle attitudini mentali di un soggetto collettivo, quale il corpo sociale, in grado di imprime nella realtà l'essenza dell'uomo stesso. Partendo dall'analisi delle attitudini operative è quindi possibile indagare sul grado di sviluppo materiale di una collettività, ciò che nel complesso è inscrivibile nella sua struttura, e successivamente è possibile individuare il rapporto dialettico con l'astrazione valoriale ed il sistema di credenze di quella data società, ovvero la sovrastruttura, giungendo ad una analisi esplicativa delle motivazioni per cui i cambiamenti avvengono e dei loro relativi impatti nel tempo e nello spazio. Uno studio di questo tipo non potrebbe in alcun modo prescindere dal coinvolgimento di molteplici discipline focalizzate sul tema del lavoro, per cui si è scelto di affrontare in primis un analisi storica ed economica riguardante ciò che ha posto le basi per la creazione della società oggi conosciuta e che ha determinato l'avvenire dell'irreversibile passaggio dal mondo tradizionale a quello capitalistico, ovvero l'industrializzazione; derivano conseguentemente considerazioni riguardo l'ingresso delle masse nella storia attraverso le rivoluzioni e la loro progressiva acquisizione di coscienza, l'impatto delle aberrazioni dello scorso secolo interpretabili come le scorie prodotte dalla fiducia cieca nel progresso coniugata alla volontà di razionalizzare la modernità secondo canoni rigidamente definiti, ed infine sulla ricostruzione del mondo occidentale e l'apertura a nuovi principi valoriali. I richiami alla nascita della coscienza di classe sono stati necessari al fine di introdurre la seconda parte della ricerca in cui attenzione è stata posta alla trattazione di tematiche come la fluidificazione della società e dei suoi valori di riferimento, la dispersione del senso di appartenenza e quindi la mancata identificazione degli individui con gruppi di riferimento solidi e mediante la categoria del lavoro, succube anch'essa di una progressiva frammentazione e dequalificazione. L'analisi di questi fattori, contestualizzati attraverso i diversi capitoli in una realtà sempre più interdipendente e globale in cui persiste l'elemento conflittuale in modo tanto istituzionalizzato nella quotidianità quanto latente, fa presagire l'avvento di qualcosa di inedito nel panorama occidentale: la società dell'ozio. Complesso sarebbe stabilire prima che la sedimentazione dei mutamenti avvenga cosa essa nel concreto sia, ma ingegneristicamente è possibile supporre che nuove strutture sopraggiungeranno e per cui necessaria sarà l'elaborazione di una cultura postindustriale improntata sull'inclusione e sulla partecipazione; da ciò derivano le interpretazioni di un futuro mondo del lavoro democratico per un inedito prospetto imprenditoriale.

Analisi interdisciplinare dei mutamenti del lavoro in età contemporanea

MICELI, LUCA COSIMO
2020/2021

Abstract

La volontà di intraprendere un percorso di studio riguardo il mondo del lavoro nasce dall'intuizione di essere immersi in una realtà in continuo mutamento, in cui le trasformazioni avvengono oggi a velocità esponenziale rispetto al passato. Esse non sono solo teoriche ed intangibili ma si ripercuotono in modo percepibile sulle società contemporanee in cui empiricamente il movimento in corso verso qualcosa di nuovo può essere verificato. Ma perché quindi utilizzare il lavoro come unità d'analisi del cambiamento? La risposta a questa domanda, la quale motiva in parte la scelta dell'argomento trattato, proviene dall'interpretazione del lavoro come espressione concreta delle attitudini mentali di un soggetto collettivo, quale il corpo sociale, in grado di imprime nella realtà l'essenza dell'uomo stesso. Partendo dall'analisi delle attitudini operative è quindi possibile indagare sul grado di sviluppo materiale di una collettività, ciò che nel complesso è inscrivibile nella sua struttura, e successivamente è possibile individuare il rapporto dialettico con l'astrazione valoriale ed il sistema di credenze di quella data società, ovvero la sovrastruttura, giungendo ad una analisi esplicativa delle motivazioni per cui i cambiamenti avvengono e dei loro relativi impatti nel tempo e nello spazio. Uno studio di questo tipo non potrebbe in alcun modo prescindere dal coinvolgimento di molteplici discipline focalizzate sul tema del lavoro, per cui si è scelto di affrontare in primis un analisi storica ed economica riguardante ciò che ha posto le basi per la creazione della società oggi conosciuta e che ha determinato l'avvenire dell'irreversibile passaggio dal mondo tradizionale a quello capitalistico, ovvero l'industrializzazione; derivano conseguentemente considerazioni riguardo l'ingresso delle masse nella storia attraverso le rivoluzioni e la loro progressiva acquisizione di coscienza, l'impatto delle aberrazioni dello scorso secolo interpretabili come le scorie prodotte dalla fiducia cieca nel progresso coniugata alla volontà di razionalizzare la modernità secondo canoni rigidamente definiti, ed infine sulla ricostruzione del mondo occidentale e l'apertura a nuovi principi valoriali. I richiami alla nascita della coscienza di classe sono stati necessari al fine di introdurre la seconda parte della ricerca in cui attenzione è stata posta alla trattazione di tematiche come la fluidificazione della società e dei suoi valori di riferimento, la dispersione del senso di appartenenza e quindi la mancata identificazione degli individui con gruppi di riferimento solidi e mediante la categoria del lavoro, succube anch'essa di una progressiva frammentazione e dequalificazione. L'analisi di questi fattori, contestualizzati attraverso i diversi capitoli in una realtà sempre più interdipendente e globale in cui persiste l'elemento conflittuale in modo tanto istituzionalizzato nella quotidianità quanto latente, fa presagire l'avvento di qualcosa di inedito nel panorama occidentale: la società dell'ozio. Complesso sarebbe stabilire prima che la sedimentazione dei mutamenti avvenga cosa essa nel concreto sia, ma ingegneristicamente è possibile supporre che nuove strutture sopraggiungeranno e per cui necessaria sarà l'elaborazione di una cultura postindustriale improntata sull'inclusione e sulla partecipazione; da ciò derivano le interpretazioni di un futuro mondo del lavoro democratico per un inedito prospetto imprenditoriale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/31613