Il mio percorso di “Filosofia e BES” tenterà di rispondere alla domanda di ricerca: Come l’approccio dialogico-filosofico può essere utile per i bambini con Bisogni Educativi Speciali (in particolare con svantaggio socio-economico, linguistico e culturale)? Questa metodologia mira a porre in risalto la discussione tra gli allievi come risorsa per l’apprendimento. Acquista un significato d’immensa importanza la gestione della domanda nel confronto collettivo, in quanto segna la differenza con la didattica tradizionale. Provare a far esprimere le domande ai bambini subito dopo la proposta stimolo è importante. Il confronto con l’altro diviene uno stimolo alla riflessione sulle proprie azioni e sui propri pensieri, contribuendo alla consapevolezza di sé e alla rielaborazione dell’esperienza personale. La scuola dell’infanzia, inoltre, è l’ambito educativo per eccellenza: è proprio nell’intenso periodo dai tre ai sei anni che si costruiscono, mattone dopo mattone, le premesse per il futuro. Costruire, organizzare un percorso basato sulla metodologia dialogico-filosofica, è un’azione didattica solida e concreta per poter lavorare in maniera interdisciplinare, coinvolgendo tutti i campi d’esperienza che dovrebbero di volta in volta appassionare i piccoli allievi (stimolando in loro curiosità e voglia di apprendere sempre cose nuove). Il mio percorso si pone due obiettivi principali. Il primo è quello di porre particolare attenzione al dialogo filosofico tra i bambini, coinvolgendo chi presenta svantaggio socio-economico, linguistico e culturale: didatticamente è di rilevante importanza un’esperienza simile, la quale fa emergere i lati meta-cognitivi di tutti i bambini (le loro domande profonde, i loro pensieri e le inferenze che fanno tra di loro durante il momento dialogico-filosofico). In secondo luogo mira a promuovere determinate competenze, sulla cui promozione si è centrato l’intero percorso didattico. Le competenze strettamente legate tra loro e scelte all’unisono con le insegnanti di sezione dove ho svolto il mio progetto didattico, sono: collaborare e partecipare, ma anche comunicare e risolvere problemi. Scelte perché risultate le più importanti da promuovere all’interno del gruppo degli alunni, con i quali ho sperimentato il mio progetto di tesi. Da sottolineare come la mia tesi evidenzi che l’approccio mentale più opportuno per “fare esperienza” con gli alunni che hanno Bisogni Educativi Speciali (e non solo!) sia l’utilizzo dei compagni di classe come risorsa primaria, per qualsiasi progetto educativo. È la risorsa più preziosa ed immensa che gli insegnanti possano avere. Infatti, come accade nel cooperative learning o nel tutoring, gli alunni che trovano più ostacoli nel realizzare un determinato compito vengono aiutati, influenzati, sollecitati e spronati maggiormente dai compagni più esperti. Il piccolo gruppo ed il setting adibito appositamente per questa esperienza didattica (quella dialogico-filosofica), sollecitano ancora di più chi presenta difficoltà, qualsiasi esse siano (timidezza, problemi relazionali, difficoltà di comunicazione e di linguaggio; e tutti i BES che si possono trovare all’interno di un contesto scolastico). Infine ogni attività dialogico-filosofica svolta con i bambini è stata registrata e successivamente sbobinata: ciò è risultato importante per monitorare la conduzione dell’attività da parte dell’insegnante/tirocinante e il feed-back ottenuto dai bambini.

Attività di filosofia con i bambini nella scuola dell'infanzia e Bisogni Educativi Speciali - Lo svantaggio socio-economico, linguistico e culturale nell’approccio dialogico-filosofico

PATRICOLA, ILENIA
2020/2021

Abstract

Il mio percorso di “Filosofia e BES” tenterà di rispondere alla domanda di ricerca: Come l’approccio dialogico-filosofico può essere utile per i bambini con Bisogni Educativi Speciali (in particolare con svantaggio socio-economico, linguistico e culturale)? Questa metodologia mira a porre in risalto la discussione tra gli allievi come risorsa per l’apprendimento. Acquista un significato d’immensa importanza la gestione della domanda nel confronto collettivo, in quanto segna la differenza con la didattica tradizionale. Provare a far esprimere le domande ai bambini subito dopo la proposta stimolo è importante. Il confronto con l’altro diviene uno stimolo alla riflessione sulle proprie azioni e sui propri pensieri, contribuendo alla consapevolezza di sé e alla rielaborazione dell’esperienza personale. La scuola dell’infanzia, inoltre, è l’ambito educativo per eccellenza: è proprio nell’intenso periodo dai tre ai sei anni che si costruiscono, mattone dopo mattone, le premesse per il futuro. Costruire, organizzare un percorso basato sulla metodologia dialogico-filosofica, è un’azione didattica solida e concreta per poter lavorare in maniera interdisciplinare, coinvolgendo tutti i campi d’esperienza che dovrebbero di volta in volta appassionare i piccoli allievi (stimolando in loro curiosità e voglia di apprendere sempre cose nuove). Il mio percorso si pone due obiettivi principali. Il primo è quello di porre particolare attenzione al dialogo filosofico tra i bambini, coinvolgendo chi presenta svantaggio socio-economico, linguistico e culturale: didatticamente è di rilevante importanza un’esperienza simile, la quale fa emergere i lati meta-cognitivi di tutti i bambini (le loro domande profonde, i loro pensieri e le inferenze che fanno tra di loro durante il momento dialogico-filosofico). In secondo luogo mira a promuovere determinate competenze, sulla cui promozione si è centrato l’intero percorso didattico. Le competenze strettamente legate tra loro e scelte all’unisono con le insegnanti di sezione dove ho svolto il mio progetto didattico, sono: collaborare e partecipare, ma anche comunicare e risolvere problemi. Scelte perché risultate le più importanti da promuovere all’interno del gruppo degli alunni, con i quali ho sperimentato il mio progetto di tesi. Da sottolineare come la mia tesi evidenzi che l’approccio mentale più opportuno per “fare esperienza” con gli alunni che hanno Bisogni Educativi Speciali (e non solo!) sia l’utilizzo dei compagni di classe come risorsa primaria, per qualsiasi progetto educativo. È la risorsa più preziosa ed immensa che gli insegnanti possano avere. Infatti, come accade nel cooperative learning o nel tutoring, gli alunni che trovano più ostacoli nel realizzare un determinato compito vengono aiutati, influenzati, sollecitati e spronati maggiormente dai compagni più esperti. Il piccolo gruppo ed il setting adibito appositamente per questa esperienza didattica (quella dialogico-filosofica), sollecitano ancora di più chi presenta difficoltà, qualsiasi esse siano (timidezza, problemi relazionali, difficoltà di comunicazione e di linguaggio; e tutti i BES che si possono trovare all’interno di un contesto scolastico). Infine ogni attività dialogico-filosofica svolta con i bambini è stata registrata e successivamente sbobinata: ciò è risultato importante per monitorare la conduzione dell’attività da parte dell’insegnante/tirocinante e il feed-back ottenuto dai bambini.
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