Questa tesi illustra i modelli multifattoriali che hanno avuto più successo, a partire dagli anni ’60, e che sono stati accolti positivamente dagli investitori. Verranno analizzate le loro caratteristiche e si cercherà di capire i loro punti di forza e quelle che invece sono state le critiche mosse successivamente da altri studiosi. Il primo modello che verrà preso in considerazione è il Capital Asset Pricing Model, un modello uni fattoriale che ha ispirato i successivi modelli a più fattori, diventando il punto di partenza per molti autori. Il primo tra i modelli multifattoriali è invece l’Arbitrage Pricing Theory. Nasce con l’intento di diventare una valida alternativa al CAPM e ci riesce nonostante non sia semplice da applicare poiché non sono ben chiari i fattori da prendere in considerazione. Successivamente viene sviluppato il modello a tre fattori, il quale, aggiungendo due fattori, risolve molti dei problemi relativi all’APT. Sarà poi Carhart ad aggiungere un quarto fattore a questo modello per renderlo più efficiente. Infine vedremo il più recente dei modelli, quello a cinque fattori sviluppato, così come quello a tre, da Fama e French. Anch’esso molto criticato ma comunque destinato a diventare uno dei più usati.
Asset Pricing: i modelli multifattoriali
RACCA, RACHELE
2020/2021
Abstract
Questa tesi illustra i modelli multifattoriali che hanno avuto più successo, a partire dagli anni ’60, e che sono stati accolti positivamente dagli investitori. Verranno analizzate le loro caratteristiche e si cercherà di capire i loro punti di forza e quelle che invece sono state le critiche mosse successivamente da altri studiosi. Il primo modello che verrà preso in considerazione è il Capital Asset Pricing Model, un modello uni fattoriale che ha ispirato i successivi modelli a più fattori, diventando il punto di partenza per molti autori. Il primo tra i modelli multifattoriali è invece l’Arbitrage Pricing Theory. Nasce con l’intento di diventare una valida alternativa al CAPM e ci riesce nonostante non sia semplice da applicare poiché non sono ben chiari i fattori da prendere in considerazione. Successivamente viene sviluppato il modello a tre fattori, il quale, aggiungendo due fattori, risolve molti dei problemi relativi all’APT. Sarà poi Carhart ad aggiungere un quarto fattore a questo modello per renderlo più efficiente. Infine vedremo il più recente dei modelli, quello a cinque fattori sviluppato, così come quello a tre, da Fama e French. Anch’esso molto criticato ma comunque destinato a diventare uno dei più usati.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/31403