Il tema del livello di salute dei detenuti nei penitenziari è molto complesso. Ci sono centinaia di studi che dimostrano come la semplice incarcerazione e privazione di libertà possano non aiutare la persona che ha commesso il reato, questo perchè se in primis non si vive in una situazione di salute, intesa come assenza di malattia fisica e/o mentale, è impossibile risocializzare il soggetto. E' proprio questo l'obbietivo del carcere, accompagnare il detenuto che ha compiuto il reato ad essere reinserito nella società come rieducato alla legalità. In questa tesi andrò ad analizzare alcuni documenti e studi che trattano il tema dell'attività motoria svolta nelle carceri, ma non solo, la pratica della meditazione può infatti essere un'ottima accompagnatrice del detenuto nel suo percorso, questo perchè essa ha benefici legati al controllo delle emozioni (fattore di fondamentale importanza per la risocializzazione di un detenuto), è un rimedio naturale contro ansia e depressione (patologie molto diffuse negli istituti penitenziari) ed aiuta ad alleviare lo stress e il dolore fisico senza gli effetti collaterali che può dare la medicina tradizionale. Per quanto riguarda invece la pratica del movimento e in generale dell'attività fisica, i vantaggi sono innumerevoli: basti pensare che la sindrome ipocinetica colpisce la grande maggioranza dei detenuti e ha gravi conseguenze quali la riduzione della massa muscolare, della forza, fragilità ossea con annessa osteoporosi, formazione di trombi, pressione bassa e disturbi cognitivi, proprio questi sono una grave piaga negli istituti penitenziari, infatti circa ¼ degli entrati in prigione soffre già dai primi mesi di vertigini, l'olfatto viene compromessso nel 31% dei detenuti, peggioramento della vista avviene nel 60% dei carcerati. Due delle medicine più valide per riportare nella società persone sane e rieducate possono davvero essere la meditazione e l'attività motoria, questo è quello di cui parlerò in questa tesi.
''I BENEFICI DELL'ATTIVITA' MOTORIA E DELLA MEDITAZIONE NEGLI ISTITUTI PENITENZIARI''
RENDINELLI, ANDREA
2020/2021
Abstract
Il tema del livello di salute dei detenuti nei penitenziari è molto complesso. Ci sono centinaia di studi che dimostrano come la semplice incarcerazione e privazione di libertà possano non aiutare la persona che ha commesso il reato, questo perchè se in primis non si vive in una situazione di salute, intesa come assenza di malattia fisica e/o mentale, è impossibile risocializzare il soggetto. E' proprio questo l'obbietivo del carcere, accompagnare il detenuto che ha compiuto il reato ad essere reinserito nella società come rieducato alla legalità. In questa tesi andrò ad analizzare alcuni documenti e studi che trattano il tema dell'attività motoria svolta nelle carceri, ma non solo, la pratica della meditazione può infatti essere un'ottima accompagnatrice del detenuto nel suo percorso, questo perchè essa ha benefici legati al controllo delle emozioni (fattore di fondamentale importanza per la risocializzazione di un detenuto), è un rimedio naturale contro ansia e depressione (patologie molto diffuse negli istituti penitenziari) ed aiuta ad alleviare lo stress e il dolore fisico senza gli effetti collaterali che può dare la medicina tradizionale. Per quanto riguarda invece la pratica del movimento e in generale dell'attività fisica, i vantaggi sono innumerevoli: basti pensare che la sindrome ipocinetica colpisce la grande maggioranza dei detenuti e ha gravi conseguenze quali la riduzione della massa muscolare, della forza, fragilità ossea con annessa osteoporosi, formazione di trombi, pressione bassa e disturbi cognitivi, proprio questi sono una grave piaga negli istituti penitenziari, infatti circa ¼ degli entrati in prigione soffre già dai primi mesi di vertigini, l'olfatto viene compromessso nel 31% dei detenuti, peggioramento della vista avviene nel 60% dei carcerati. Due delle medicine più valide per riportare nella società persone sane e rieducate possono davvero essere la meditazione e l'attività motoria, questo è quello di cui parlerò in questa tesi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/31309