Il presente lavoro ha come scopo quello di analizzare le problematiche gestionali e alimentari del bovino da carne, anche in funzione dell’attuale crollo del mercato dovuto alla crisi pandemica, in cui risulta fondamentale massimizzare gli accrescimenti per riuscire almeno a coprire i costi di produzione. Sono state descritte le varie fasi dell’allevamento, sia per la linea vacca-vitello, in cui è necessario gestire al meglio lo svezzamento e fornire una corretta dieta fin dai primi mesi di vita, sia per il ristallo, in cui i vitelli giungono in stalla stressati per il cambiamento di ambiente e di alimentazione che li attende al loro arrivo, per cui questa fase deve essere attentamente pianificata per ridurre al minimo le perdite. In seguito è stata approfondita la gestione dell’alimentazione, punto cruciale dell’allevamento del vitellone, a cui l’allevatore deve prestare la massima attenzione. Vengono analizzate le tecniche di somministrazione degli alimenti più diffuse nell’allevamento da carne: il piatto unico (unifeed) e il piatto diviso (tradizionale) che presentano entrambe vantaggi e svantaggi. Con l’unifeed tutti gli alimenti sono adeguatamente miscelati e sminuzzati per ottenere una dieta omogenea che consente di garantire una certa costanza del pH ruminale evitando picchi indesiderati che porterebbero a condizioni di acidosi ruminale sub-acuta. Inoltre, se la miscela è preparata correttamente, l’animale non riesce a scegliere tra i singoli alimenti, peculiarità che porta ad avere una dieta sempre completa e bilanciata. Questa tecnica, utilizzabile con foraggi essiccati o insilati, richiede però una maggior meccanizzazione per la somministrazione dell’alimento (carro miscelatore con o senza benna desilatrice) con un aumento dei costi gestionali. Il piatto diviso invece consiste nella somministrazione, ad libitum o razionata, di foraggi e concentrati in maniera separata. Questa modalità può però portare a pericolose oscillazioni del pH ruminale aumentando il rischio di acidosi ruminale con conseguenze negative sugli accrescimenti dei vitelloni. Tale tecnica richiede una minore meccanizzazione ma un maggior tempo necessario alla distribuzione della razione alimentare. Successivamente sono state descritte le modalità per riuscire a soddisfare in maniera adeguata i fabbisogni degli animali durante le fasi di accrescimento e di finissaggio in base all’età e al peso vivo. Inizialmente, nella fase di allevamento, sono necessarie diete più proteiche per la formazione delle masse muscolari mentre successivamente, nella fase finale di ingrasso, dovranno essere più energetiche per consentire il deposito di un corretto quantitativo di grasso intramuscolare che garantisce succosità e tenerezza alla carne. Infine vengono analizzate le principali problematiche a cui l’animale può andare incontro in caso di errori alimentari che possono causare dismetabolie (es. acidosi acuta) e, successivamente, portare a gravi condizioni patologiche come ruminiti, meteorismo e laminiti, andando a ridurre notevolmente le potenzialità produttive degli animali e, in alcuni casi, anche alla morte. La forte competitività che caratterizza il settore della bovinicoltura da carne impone un’attenta gestione di tutte le fasi del processo produttivo ed il rispetto delle pratiche di allevamento precedentemente descritte. Solo così queste aziende possono riuscire a massimizzare l’efficienza produttiva e, di conseguenza, la loro redditività.
L'allevamento del bovino da carne: problematiche gestionali e alimentari
BERNARDI, MARCO
2019/2020
Abstract
Il presente lavoro ha come scopo quello di analizzare le problematiche gestionali e alimentari del bovino da carne, anche in funzione dell’attuale crollo del mercato dovuto alla crisi pandemica, in cui risulta fondamentale massimizzare gli accrescimenti per riuscire almeno a coprire i costi di produzione. Sono state descritte le varie fasi dell’allevamento, sia per la linea vacca-vitello, in cui è necessario gestire al meglio lo svezzamento e fornire una corretta dieta fin dai primi mesi di vita, sia per il ristallo, in cui i vitelli giungono in stalla stressati per il cambiamento di ambiente e di alimentazione che li attende al loro arrivo, per cui questa fase deve essere attentamente pianificata per ridurre al minimo le perdite. In seguito è stata approfondita la gestione dell’alimentazione, punto cruciale dell’allevamento del vitellone, a cui l’allevatore deve prestare la massima attenzione. Vengono analizzate le tecniche di somministrazione degli alimenti più diffuse nell’allevamento da carne: il piatto unico (unifeed) e il piatto diviso (tradizionale) che presentano entrambe vantaggi e svantaggi. Con l’unifeed tutti gli alimenti sono adeguatamente miscelati e sminuzzati per ottenere una dieta omogenea che consente di garantire una certa costanza del pH ruminale evitando picchi indesiderati che porterebbero a condizioni di acidosi ruminale sub-acuta. Inoltre, se la miscela è preparata correttamente, l’animale non riesce a scegliere tra i singoli alimenti, peculiarità che porta ad avere una dieta sempre completa e bilanciata. Questa tecnica, utilizzabile con foraggi essiccati o insilati, richiede però una maggior meccanizzazione per la somministrazione dell’alimento (carro miscelatore con o senza benna desilatrice) con un aumento dei costi gestionali. Il piatto diviso invece consiste nella somministrazione, ad libitum o razionata, di foraggi e concentrati in maniera separata. Questa modalità può però portare a pericolose oscillazioni del pH ruminale aumentando il rischio di acidosi ruminale con conseguenze negative sugli accrescimenti dei vitelloni. Tale tecnica richiede una minore meccanizzazione ma un maggior tempo necessario alla distribuzione della razione alimentare. Successivamente sono state descritte le modalità per riuscire a soddisfare in maniera adeguata i fabbisogni degli animali durante le fasi di accrescimento e di finissaggio in base all’età e al peso vivo. Inizialmente, nella fase di allevamento, sono necessarie diete più proteiche per la formazione delle masse muscolari mentre successivamente, nella fase finale di ingrasso, dovranno essere più energetiche per consentire il deposito di un corretto quantitativo di grasso intramuscolare che garantisce succosità e tenerezza alla carne. Infine vengono analizzate le principali problematiche a cui l’animale può andare incontro in caso di errori alimentari che possono causare dismetabolie (es. acidosi acuta) e, successivamente, portare a gravi condizioni patologiche come ruminiti, meteorismo e laminiti, andando a ridurre notevolmente le potenzialità produttive degli animali e, in alcuni casi, anche alla morte. La forte competitività che caratterizza il settore della bovinicoltura da carne impone un’attenta gestione di tutte le fasi del processo produttivo ed il rispetto delle pratiche di allevamento precedentemente descritte. Solo così queste aziende possono riuscire a massimizzare l’efficienza produttiva e, di conseguenza, la loro redditività.File | Dimensione | Formato | |
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