L'anidride solforosa è l'additivo enologico più utilizzato a livello mondiale. Viene utilizzata molto spesso in ambito agroalimentare in quanto garantisce un'ottima conservazione dei prodotti, preservando le loro caratteristiche. Ha azione antiossidante, antimicrobica, antiossidasica ed estraente. Tuttavia, risulta essere dannosa per l'organismo umano. Il mercato attuale, sempre più globalizzato, è molto sensibile a queste tematiche, sono sempre più richiesti prodotti naturali, senza solfiti aggiunti. Compito della ricerca è quindi quello di trovare soluzioni a tale problema, in modo da ridurre, se non addirittura eliminare, l'applicazione di tale additivo. Attualmente, è molto difficile ottenere prodotti di alta qualità senza utilizzare solfiti in generale, soprattutto per quanto riguarda vini particolarmente sensibili all'ossidazione e quelli atti ad invecchiamento, tuttavia è già possibile ottimizzare il suo utilizzo, attraverso competenze sempre maggiori di chi opera nel settore. Lo studio di nuove tecniche e nuove sostanze applicabili potrebbe aprire le porte ad un futuro senza utilizzo di solfiti.
Importanza della solforosa in Enologia e soluzioni alternative per ridurne l'uso
BEVIONE, MICHELE
2019/2020
Abstract
L'anidride solforosa è l'additivo enologico più utilizzato a livello mondiale. Viene utilizzata molto spesso in ambito agroalimentare in quanto garantisce un'ottima conservazione dei prodotti, preservando le loro caratteristiche. Ha azione antiossidante, antimicrobica, antiossidasica ed estraente. Tuttavia, risulta essere dannosa per l'organismo umano. Il mercato attuale, sempre più globalizzato, è molto sensibile a queste tematiche, sono sempre più richiesti prodotti naturali, senza solfiti aggiunti. Compito della ricerca è quindi quello di trovare soluzioni a tale problema, in modo da ridurre, se non addirittura eliminare, l'applicazione di tale additivo. Attualmente, è molto difficile ottenere prodotti di alta qualità senza utilizzare solfiti in generale, soprattutto per quanto riguarda vini particolarmente sensibili all'ossidazione e quelli atti ad invecchiamento, tuttavia è già possibile ottimizzare il suo utilizzo, attraverso competenze sempre maggiori di chi opera nel settore. Lo studio di nuove tecniche e nuove sostanze applicabili potrebbe aprire le porte ad un futuro senza utilizzo di solfiti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/31154