La presente tesi di laurea ha l’obiettivo di evidenziare la situazione economica e socio-demografica di una particolare regione morfografica del Nord Italia: la Bassa Padana. Nella tradizione accademica, la definizione geografica di questo territorio è stata costruita in maniera vaga o, quasi sempre, in riferimento a elementi di tipo geofisico e idrografico, senza considerarne dunque le caratteristiche economiche o demografiche. Il presente lavoro vuole rilanciare il concetto geografico di “Bassa Padana”, in cui vengano considerati – nella sua definizione – anche elementi di tipo statistico (economici, demografici, sociali) alla scala comunale. Questi dati statistici mostrano come questa regione sia molto diversa rispetto ai territori circostanti: rispetto alla cosiddetta “Via Emilia” a sud (con le principali città dell’Emilia-Romagna e la sua regione economica) e a nord con il principale sistema economico italiano, che da Torino prosegue senza soluzione di continuità fino alla città diffusa del Veneto, seguendo una linea cosiddetta “pedemontana”. Mentre queste due regioni sono caratterizzate da un alto livello del reddito e da una buona capacità di attrarre abitanti da altri territori, la Bassa Padana ha minori livelli di Pil pro capite, un’età media maggiore e un forte ancoraggio economico al settore primario. Questa condizione di minor sviluppo non è sempre colto dalla pubblica amministrazione principalmente per due motivi: innanzitutto, la condizione socio-economica della Bassa Padana è in linea con la media italiana (sono i territori che la circondano a essere sopra la media), in secondo luogo, la Bassa Padana è distribuita in quattro Regioni: considerando che la maggior parte delle politiche territoriali sono organizzate su base regionale, i dati deficitari della Bassa vengono “calmierati” dal resto più performante e maggioritario della rispettiva regione. Il primo capitolo vuole descrivere le principali tappe della storia delle teorie dello sviluppo locale e gli effetti che tali visioni hanno avuto nella pratica dell’amministrazione nel contesto italiano; verrà dimostrato come queste politiche territoriali siano state organizzate in maniera dicotomica, favorendo i confini regionali preesistenti e alcune categorie nette (come il Sud, la montagna o le aree interne), rifiutando una visione che prendesse in considerazione quei territori “in transizione”. Il secondo capitolo si concentra sulla descrizione della Bassa Padana intesa come regione, partendo dalla sua definizione geofisica, passando per la sua storia, e infine analizzando la realtà contemporanea tramite dati statistici. Il terzo capitolo mostra la perimetrazione delle politiche territoriali implementate nella Bassa Padana, con particolare attenzione verso la Strategia Nazionale Aree Interne e verso i fondi comunitari; inoltre offre tre diverse prospettive di sviluppo (il traffico merci tramite idrovie, il cicloturismo con il progetto VenTo, una prospettiva di infrastrutturazione logistica con il caso di Amazon) in cui la Bassa Padana possa evidenziare le proprie potenzialità. Il fiume Po si configura come confine tra le due sponde della Bassa Padana, ma è stato, nella storia, più un collegamento che un limite e un’importante autostrada economica: una più ampia collaborazione tra le due sponde è necessaria.
Dicotomie e subalternità nelle politiche territoriali: il caso della Bassa Padana
VETTORATO, ELIA
2019/2020
Abstract
La presente tesi di laurea ha l’obiettivo di evidenziare la situazione economica e socio-demografica di una particolare regione morfografica del Nord Italia: la Bassa Padana. Nella tradizione accademica, la definizione geografica di questo territorio è stata costruita in maniera vaga o, quasi sempre, in riferimento a elementi di tipo geofisico e idrografico, senza considerarne dunque le caratteristiche economiche o demografiche. Il presente lavoro vuole rilanciare il concetto geografico di “Bassa Padana”, in cui vengano considerati – nella sua definizione – anche elementi di tipo statistico (economici, demografici, sociali) alla scala comunale. Questi dati statistici mostrano come questa regione sia molto diversa rispetto ai territori circostanti: rispetto alla cosiddetta “Via Emilia” a sud (con le principali città dell’Emilia-Romagna e la sua regione economica) e a nord con il principale sistema economico italiano, che da Torino prosegue senza soluzione di continuità fino alla città diffusa del Veneto, seguendo una linea cosiddetta “pedemontana”. Mentre queste due regioni sono caratterizzate da un alto livello del reddito e da una buona capacità di attrarre abitanti da altri territori, la Bassa Padana ha minori livelli di Pil pro capite, un’età media maggiore e un forte ancoraggio economico al settore primario. Questa condizione di minor sviluppo non è sempre colto dalla pubblica amministrazione principalmente per due motivi: innanzitutto, la condizione socio-economica della Bassa Padana è in linea con la media italiana (sono i territori che la circondano a essere sopra la media), in secondo luogo, la Bassa Padana è distribuita in quattro Regioni: considerando che la maggior parte delle politiche territoriali sono organizzate su base regionale, i dati deficitari della Bassa vengono “calmierati” dal resto più performante e maggioritario della rispettiva regione. Il primo capitolo vuole descrivere le principali tappe della storia delle teorie dello sviluppo locale e gli effetti che tali visioni hanno avuto nella pratica dell’amministrazione nel contesto italiano; verrà dimostrato come queste politiche territoriali siano state organizzate in maniera dicotomica, favorendo i confini regionali preesistenti e alcune categorie nette (come il Sud, la montagna o le aree interne), rifiutando una visione che prendesse in considerazione quei territori “in transizione”. Il secondo capitolo si concentra sulla descrizione della Bassa Padana intesa come regione, partendo dalla sua definizione geofisica, passando per la sua storia, e infine analizzando la realtà contemporanea tramite dati statistici. Il terzo capitolo mostra la perimetrazione delle politiche territoriali implementate nella Bassa Padana, con particolare attenzione verso la Strategia Nazionale Aree Interne e verso i fondi comunitari; inoltre offre tre diverse prospettive di sviluppo (il traffico merci tramite idrovie, il cicloturismo con il progetto VenTo, una prospettiva di infrastrutturazione logistica con il caso di Amazon) in cui la Bassa Padana possa evidenziare le proprie potenzialità. Il fiume Po si configura come confine tra le due sponde della Bassa Padana, ma è stato, nella storia, più un collegamento che un limite e un’importante autostrada economica: una più ampia collaborazione tra le due sponde è necessaria.File | Dimensione | Formato | |
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