A fine 2019, nella regione cinese di Wuhan, è nato un focolaio di polmonite atipica, provocato da un nuovo coronavirus, il SARS-CoV-2. Tale agente infettante è responsabile dello stato epidemico denominato COronaVIrus Disease-19 (Covid-19), rapidamente diffusosi in tutto il mondo, tanto che l’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di pandemia. Sebbene lo spettro clinico del Covid-19 sia piuttosto eterogeneo, comprendendo insufficienza respiratoria, shock settico e/o disfunzione/insufficienza multiorgano, la malattia è spesso associata a specifiche manifestazioni cutanee. I sintomi dermatologici possono essere utili per identificare portatori di Covid-19 altrimenti asintomatici, e rallentare la trasmissione di questo virus altamente infettivo e pericoloso. Scopo della presente tesi è stato approfondire l’impatto dermatologico del Covid-19, analizzando sia le reazioni cutanee direttamente associate all’infezione virale sia quelle derivanti dall’uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e di prodotti disinfettanti ed igienizzanti per le mani; inoltre, sono stati considerati i trattamenti terapeutici e cosmetici, che costituiscono le migliori vie di intervento e di prevenzione. Dopo la descrizione della struttura cutanea, in particolare della barriera epidermica, è stato trattato il meccanismo patogenetico che porta all’insorgenza dei sintomi cutanei in soggetti, sintomatici o asintomatici, positivi al Covid-19 [1]. Un DPI diventato ormai essenziale per prevenire la trasmissione del virus è la mascherina, la quale, usata per periodi prolungati, porta ad alterazione dell’ambiente biologico della pelle del viso, dando origine a irritazione, secchezza ed arrossamento. Talvolta il dispositivo è responsabile dell’insorgenza di reazioni più serie, quali acne -recentemente denominata maskne- psoriasi, ulcere da pressione, oppure può esacerbare patologie cutanee preesistenti [2]. Come il viso, anche le mani sono soggette a numerosi sfoghi cutanei. L’uso frequente di hand sanitizers è giustificato dalla comprovata attività virucida [3], tuttavia questi prodotti, che si classificano in base all’agente attivo e al meccanismo d’azione, possono causare xerosi e dermatiti da contatto, in conseguenza della distruzione del mantello idrolipidico e della barriera protettiva. La maggior parte di queste problematiche può essere controllata tramite adeguata skin care giornaliera con funzione prevalentemente emolliente e idratante; tuttavia, nei casi più seri, si ricorre alla terapia farmacologica topica o anche sistemica. Gli operatori sanitari sono i soggetti più colpiti dalle variazioni dell’omeostasi cutanea e l’intervento può essere coadiuvato dalle medicazioni avanzate. In conclusione, la pelle si configura come una spia che ci informa sul nostro stato di salute e attualmente è quanto mai necessario sapere interpretare i segnali generati direttamente o indirettamente dal Covid-19.

Impatto della pandemia Covid-19 sulla pelle

CHIOMENTI, MARTINA
2019/2020

Abstract

A fine 2019, nella regione cinese di Wuhan, è nato un focolaio di polmonite atipica, provocato da un nuovo coronavirus, il SARS-CoV-2. Tale agente infettante è responsabile dello stato epidemico denominato COronaVIrus Disease-19 (Covid-19), rapidamente diffusosi in tutto il mondo, tanto che l’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di pandemia. Sebbene lo spettro clinico del Covid-19 sia piuttosto eterogeneo, comprendendo insufficienza respiratoria, shock settico e/o disfunzione/insufficienza multiorgano, la malattia è spesso associata a specifiche manifestazioni cutanee. I sintomi dermatologici possono essere utili per identificare portatori di Covid-19 altrimenti asintomatici, e rallentare la trasmissione di questo virus altamente infettivo e pericoloso. Scopo della presente tesi è stato approfondire l’impatto dermatologico del Covid-19, analizzando sia le reazioni cutanee direttamente associate all’infezione virale sia quelle derivanti dall’uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e di prodotti disinfettanti ed igienizzanti per le mani; inoltre, sono stati considerati i trattamenti terapeutici e cosmetici, che costituiscono le migliori vie di intervento e di prevenzione. Dopo la descrizione della struttura cutanea, in particolare della barriera epidermica, è stato trattato il meccanismo patogenetico che porta all’insorgenza dei sintomi cutanei in soggetti, sintomatici o asintomatici, positivi al Covid-19 [1]. Un DPI diventato ormai essenziale per prevenire la trasmissione del virus è la mascherina, la quale, usata per periodi prolungati, porta ad alterazione dell’ambiente biologico della pelle del viso, dando origine a irritazione, secchezza ed arrossamento. Talvolta il dispositivo è responsabile dell’insorgenza di reazioni più serie, quali acne -recentemente denominata maskne- psoriasi, ulcere da pressione, oppure può esacerbare patologie cutanee preesistenti [2]. Come il viso, anche le mani sono soggette a numerosi sfoghi cutanei. L’uso frequente di hand sanitizers è giustificato dalla comprovata attività virucida [3], tuttavia questi prodotti, che si classificano in base all’agente attivo e al meccanismo d’azione, possono causare xerosi e dermatiti da contatto, in conseguenza della distruzione del mantello idrolipidico e della barriera protettiva. La maggior parte di queste problematiche può essere controllata tramite adeguata skin care giornaliera con funzione prevalentemente emolliente e idratante; tuttavia, nei casi più seri, si ricorre alla terapia farmacologica topica o anche sistemica. Gli operatori sanitari sono i soggetti più colpiti dalle variazioni dell’omeostasi cutanea e l’intervento può essere coadiuvato dalle medicazioni avanzate. In conclusione, la pelle si configura come una spia che ci informa sul nostro stato di salute e attualmente è quanto mai necessario sapere interpretare i segnali generati direttamente o indirettamente dal Covid-19.
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