El interés del presente trabajo ha sido el de observar la dimensión pública y social de tres comunidades religiosas en Turin en relación a las práticas de la hospitalidad y la inmigración. Las comunidades fueron seleccionadas teniendo en cuenta la relaciòn que mantienen con el Estado a través de la legislación. Se trata de la comunidad de la confesión catolica con la forma del “Concordato”, la comunidad de la Iglesia Valdense con la forma de la “Intesa” y las comunidades islamicas sin algún tipo de relación con el Estado. La estructura que contiene las formas organizativas de las comunidades religiosas se refieren a un sistema que por una parte protege la dimensión vertical e institucional de las Iglesias mediante los acuerdos cumbre con el Estado y por la otra parte protege la dimensión horizontal y social gracias al principio de la subsidiaridad a partir de la Reforma del Titulo V de la Constitución. El principio como escrito en la parte ultima del art.118: “Estado, Regiones, Ciudades metropolitanas, Provincias y Municipios favorecen la iniciativa autónoma de los ciudadanos, individualmente o asociados, para la realización de actividades de interés general, sobre la base del principio de la subsidiaridad. Esta se puede realizar a través de actividades y funciones che contribuyen a realizar “el progreso material y espiritual de la sociedad” art. 4 della Costitución, promoviendo “la asunción de responsabilidad objetivamente públicas de parte de los individuos y de parte de las formaciones sociales”. En el caso de las comunidades islamicas las cuestiones relacionadas con los numerosos perfiles del cual se compone el derecho de la libertad religiosa se confunden y están interconectadas con las políticas de la inmigración y de la seguridad normalmente de competencia del Ministerio del Interior. La variaciòn de la gestión de esas comunidades por parte de este Ministerio ha significado también la separación de la cuestión islamica en relación a la politica eclesiastica y la neutralización de la autonomia religiosa. Para poder observar la relaciones que se pueden establecer entre las comunidades religiosas, la convivencia y sus acciones en el espacio público se ha hecho uso además de la literatura existente sobre la materia, de entrevistas a los representantes de algunas formas de organización religiosas y laical - a menudo non profit – que en Turin han tratado de responder a las exigencias de la hospitalidad y la integración de los inmigrantes extranjeros presentes en el territorio. Fueron seleccionadas nueve formas organizativas y realizadas quince entrevistas.
L’interesse dell’elaborato è volgere lo sguardo alla dimensione pubblica e sociale di tre comunità religiose a Torino rispetto alle pratiche dell’accoglienza e dell’immigrazione. Le comunità religiose sono state selezionate in base alla legislazione che definisce le modalità di rapporto con lo Stato. Si fa riferimento alla comunità della confessione cattolica con il Concordato, alla comunità della Chiesa Valdese con l’approvazione dell’Intesa e alle comunità islamiche in assenza di rapporti con lo Stato. La struttura delle forme organizzative delle comunità religiose è un sistema contraddistinto e retto su due pilastri, il primo che tutela la dimensione verticale ed istituzionale delle Chiese mediante accordi di vertice con lo Stato e il secondo, in essere dalla riforma del titolo V della Costituzione, che tutela la dimensione orizzontale e sociale grazie al principio di sussidiarietà. Tale principio è riportato all’art. 118, ultimo comma: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà̀». Questo principio può realizzarsi attraverso attività e funzioni che concorrono a realizzare “il progresso materiale e spirituale della società”, art.4 Cost., promuovendo “l’assunzione di responsabilità oggettivamente pubbliche sia da parte dei singoli sia da parte delle formazioni sociali”. Nel caso dell’Islam le questioni legate ai molteplici profili di cui si compone il diritto di libertà religiosa si confondono e vengono intrecciate con le politiche dell’immigrazione e della sicurezza normalmente di competenza del Ministero dell’Interno. Lo spostamento della questione islamica in capo a quest’ultimo ha significato anche una sua separazione dalla restante politica ecclesiastica e la neutralizzazione dell’autonomia religiosa. Per trattare della collaborazione tra le comunità religiose riferita alla convivenza e al loro agire nello spazio pubblico, si è fatto ricorso, oltre che alla letteratura esistente in materia, a interviste ai rappresentanti di alcune forme organizzative religiose e laicali - sovente anche non profit - che a Torino hanno cercato di rispondere alle esigenze di accoglienza e integrazione degli immigrati stranieri presenti sul territorio. Sono state individuate nove forme organizzative e realizzate quindici interviste.
Convivenza e partecipazione delle comunità religiose nello spazio pubblico. Una ricerca su immigrazione e pratiche di accoglienza a Torino
GONZALEZ AMAYA, GALINA ESTHER
2019/2020
Abstract
L’interesse dell’elaborato è volgere lo sguardo alla dimensione pubblica e sociale di tre comunità religiose a Torino rispetto alle pratiche dell’accoglienza e dell’immigrazione. Le comunità religiose sono state selezionate in base alla legislazione che definisce le modalità di rapporto con lo Stato. Si fa riferimento alla comunità della confessione cattolica con il Concordato, alla comunità della Chiesa Valdese con l’approvazione dell’Intesa e alle comunità islamiche in assenza di rapporti con lo Stato. La struttura delle forme organizzative delle comunità religiose è un sistema contraddistinto e retto su due pilastri, il primo che tutela la dimensione verticale ed istituzionale delle Chiese mediante accordi di vertice con lo Stato e il secondo, in essere dalla riforma del titolo V della Costituzione, che tutela la dimensione orizzontale e sociale grazie al principio di sussidiarietà. Tale principio è riportato all’art. 118, ultimo comma: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà̀». Questo principio può realizzarsi attraverso attività e funzioni che concorrono a realizzare “il progresso materiale e spirituale della società”, art.4 Cost., promuovendo “l’assunzione di responsabilità oggettivamente pubbliche sia da parte dei singoli sia da parte delle formazioni sociali”. Nel caso dell’Islam le questioni legate ai molteplici profili di cui si compone il diritto di libertà religiosa si confondono e vengono intrecciate con le politiche dell’immigrazione e della sicurezza normalmente di competenza del Ministero dell’Interno. Lo spostamento della questione islamica in capo a quest’ultimo ha significato anche una sua separazione dalla restante politica ecclesiastica e la neutralizzazione dell’autonomia religiosa. Per trattare della collaborazione tra le comunità religiose riferita alla convivenza e al loro agire nello spazio pubblico, si è fatto ricorso, oltre che alla letteratura esistente in materia, a interviste ai rappresentanti di alcune forme organizzative religiose e laicali - sovente anche non profit - che a Torino hanno cercato di rispondere alle esigenze di accoglienza e integrazione degli immigrati stranieri presenti sul territorio. Sono state individuate nove forme organizzative e realizzate quindici interviste.File | Dimensione | Formato | |
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