Gli incendi rappresentano un fattore di disturbo naturale in molte aree, tra cui quelle alpine e subalpine. Possono indurre modificazioni nelle caratteristiche biologiche, chimiche e fisiche, tra cui spicca l'idrofobicità, ovvero la capacità del suolo di limitare l'infiltrazione dell'acqua favorendo quindi l'erosione del suolo. Sono stati prelevati 8 suoli da pineta e 10 da faggeta nelle Valli Susa e CHisone sul complesso dei calcescisti con pietre verdi e tali campioni sono stati caratterizzati chimicamente e fisicamente, è stato eseguito, su di essi, il WDPT dopo il riscaldamento dei campioni a diverse temperature (ambiente, 100, 150, 200, 250 e 300°C). Gli orizzonti A prelevati in pineta sono quasi tutti naturalmente idrofobici (classe 2 e 3, secondo la classificazione di Bisdom), ma un primo gruppo presenta un netto aumento dell'idrofobicità al raggiungimento dei 200°C, mentre in un secondo gruppo l'idrofobicità si mantiene sui valori iniziali fino a 200°C. In tutti i campioni prelevati sotto faggeta, l'idrofobicità iniziale è nettamente inferiore, ma il comportamento è più complesso; i campioni meno idrofobici non sviluppano idrofobicità a seguito dell'aumento di temperatura, mentre quelli più idrofobici si dividono ulteriormente in due gruppi: in un gruppo l'idrofobicità aumenta e raggiunge un picco a 200°C, nel secondo gruppo si mantiene sui valori iniziali. In tutti i campioni, temperature pari a 250°C o superiori annullano le caratteristiche di idrofobicità riscontrate alle temperature inferiori. La maggiore idrofobicità iniziale dei suoli di pineta è probabilmente legata alla maggiore presenza di sostanze idrofobiche come oli essenziali, cere e resine nella lettiera di aghi, scarsamente degradabili da parte dei microrganismi del suolo e presenti anche nella sostanza organica degli orizzonti minerali. I campioni prelevati sotto pino sono caratterizzati, oltre che da un diverso rapporto C/N (p<0.05), anche da una maggiore concentrazione di C organico rispetto a quelli di faggio (p<0.01), ad indicare che sia aspetti qualitativi che quantitativi della fase organica sono importanti. L'effetto della quantità di C organico si mantiene significativo (p<0.05) anche quando l'idrofobicità raggiunge il massimo a 200°C. L'effetto della frazione minerale è meno evidente in quanto nessuna frazione granulometrica risulta correlata con l'idrofobicità iniziale. I campioni prelavati sotto copertura di pino silvestre mostrano un contenuto in sabbia grossa maggiore (p<0.05) di quelli prelevati in faggeta. L'abbondanza di scheletro o frazioni grossolane influisce sull'idrofobicità a causa della bassa area superficiale. I composti organici possono completamente rivestire le superfici minerali in modo più efficace che in suoli a granulometria più fine. La mineralogia non sembra avere alcun effetto sull'idrofobicità iniziale nè sullo sviluppo. Ciò potrebbe essere collegato alla bassa quantità di argilla presente in questi suoli. L'idrofobicità sviluppata a 200°C risulta negativamente correlata alla quantità di limo fine. Ciò sembrerebbe in linea con le caratteristiche di scarsa evoluzione dei suoli: dove l'argilla è poco abbondante, la frazione limosa potrebbe svolgere un ruolo importante nel fornire superficie disponibile per l'adsorbimento dei composti organici.
Variabilità nell'idrofobicità indotta da incendio in suoli forestali delle Valli Susa e Chisone
TREVISANI, SARA
2019/2020
Abstract
Gli incendi rappresentano un fattore di disturbo naturale in molte aree, tra cui quelle alpine e subalpine. Possono indurre modificazioni nelle caratteristiche biologiche, chimiche e fisiche, tra cui spicca l'idrofobicità, ovvero la capacità del suolo di limitare l'infiltrazione dell'acqua favorendo quindi l'erosione del suolo. Sono stati prelevati 8 suoli da pineta e 10 da faggeta nelle Valli Susa e CHisone sul complesso dei calcescisti con pietre verdi e tali campioni sono stati caratterizzati chimicamente e fisicamente, è stato eseguito, su di essi, il WDPT dopo il riscaldamento dei campioni a diverse temperature (ambiente, 100, 150, 200, 250 e 300°C). Gli orizzonti A prelevati in pineta sono quasi tutti naturalmente idrofobici (classe 2 e 3, secondo la classificazione di Bisdom), ma un primo gruppo presenta un netto aumento dell'idrofobicità al raggiungimento dei 200°C, mentre in un secondo gruppo l'idrofobicità si mantiene sui valori iniziali fino a 200°C. In tutti i campioni prelevati sotto faggeta, l'idrofobicità iniziale è nettamente inferiore, ma il comportamento è più complesso; i campioni meno idrofobici non sviluppano idrofobicità a seguito dell'aumento di temperatura, mentre quelli più idrofobici si dividono ulteriormente in due gruppi: in un gruppo l'idrofobicità aumenta e raggiunge un picco a 200°C, nel secondo gruppo si mantiene sui valori iniziali. In tutti i campioni, temperature pari a 250°C o superiori annullano le caratteristiche di idrofobicità riscontrate alle temperature inferiori. La maggiore idrofobicità iniziale dei suoli di pineta è probabilmente legata alla maggiore presenza di sostanze idrofobiche come oli essenziali, cere e resine nella lettiera di aghi, scarsamente degradabili da parte dei microrganismi del suolo e presenti anche nella sostanza organica degli orizzonti minerali. I campioni prelevati sotto pino sono caratterizzati, oltre che da un diverso rapporto C/N (p<0.05), anche da una maggiore concentrazione di C organico rispetto a quelli di faggio (p<0.01), ad indicare che sia aspetti qualitativi che quantitativi della fase organica sono importanti. L'effetto della quantità di C organico si mantiene significativo (p<0.05) anche quando l'idrofobicità raggiunge il massimo a 200°C. L'effetto della frazione minerale è meno evidente in quanto nessuna frazione granulometrica risulta correlata con l'idrofobicità iniziale. I campioni prelavati sotto copertura di pino silvestre mostrano un contenuto in sabbia grossa maggiore (p<0.05) di quelli prelevati in faggeta. L'abbondanza di scheletro o frazioni grossolane influisce sull'idrofobicità a causa della bassa area superficiale. I composti organici possono completamente rivestire le superfici minerali in modo più efficace che in suoli a granulometria più fine. La mineralogia non sembra avere alcun effetto sull'idrofobicità iniziale nè sullo sviluppo. Ciò potrebbe essere collegato alla bassa quantità di argilla presente in questi suoli. L'idrofobicità sviluppata a 200°C risulta negativamente correlata alla quantità di limo fine. Ciò sembrerebbe in linea con le caratteristiche di scarsa evoluzione dei suoli: dove l'argilla è poco abbondante, la frazione limosa potrebbe svolgere un ruolo importante nel fornire superficie disponibile per l'adsorbimento dei composti organici.File | Dimensione | Formato | |
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