Obiettivo dell’elaborato è la revisione della letteratura disponibile sulla biologia e le tecniche di lotta per il lepidottero invasivo Cydalima perspectalis (Walker, 1859). Questa specie esotica, comunemente nota come piralide del bosso, è un lepidottero fitofago appartenente alla famiglia Crambidae, proveniente dalle regioni temperate dell’Asia. Le larve si nutrono di foglie e giovani germogli delle piante di bosso (Buxus spp.) e ne possono determinare la completa defogliazione. Introdotta accidentalmente, molto probabilmente attraverso il commercio di piante infestate, C. perspectalis si è diffusa in tutta Europa a partire dal 2006 quando è stata segnalata per la prima volta nel sudovest della Germania. In Italia, la specie è stata rinvenuta per la prima volta in Veneto nel 2010. L’infestazione da parte di questo lepidottero può determinare la morte delle piante ospiti, oltre a causare ingenti danni economici a giardini e parchi e modificare complessi ecosistemi forestali, caratterizzati da popolamenti di Buxus sempervirens L. Le formazioni spontanee a Buxus sono infatti comprese all'interno dell’Habitat 5110 “Formazioni xerotermofile stabili con B. sempervirens su pendii rocciosi (Berberidion p.p.)” protetto ai sensi della Direttiva Habitat. La rapidità con cui C. perspectalis colonizza nuove aree e la gravità dei danni arrecati hanno imposto la ricerca e la messa in atto di efficaci metodologie di lotta per mantenere sotto controllo l’infestazione da parte di questo lepidottero. Come avviene anche per altre specie alloctone, nei territori di recente invasione non sono ancora state sviluppate finora forme di resistenza da parte delle piante infestate, né sono stati rinvenuti limitatori naturali efficaci, predatori e/o parassitoidi, in grado di contenere la diffusione e il danno provocato dalla piralide del bosso. La prima fase delle strategie di lotta prevede un monitoraggio degli adulti mediante l’utilizzo di trappole a feromoni sessuali, per verificare fenologia e distribuzione della specie target. In seguito, il contenimento dell’insetto può essere effettuato tramite strategie di lotta meccanica, chimica e microbiologica. L'impiego di prodotti insetticidi può essere giustificato in contesti urbani, con il fine di abbattere rapidamente i livelli delle popolazioni della piralide. Nei siti naturali, soprattutto se protetti dalla legislazione, la lotta chimica non è attuabile dal punto di vista dell’impatto ambientale, a causa del danno che comporterebbe per la biocenosi. In questi ambienti, la lotta microbiologica con il batterio entomopatogeno B. thuringiensis var. kurstaki, che agisce specificatamente nei confronti dei lepidotteri, potrebbe rivelarsi una strategia risolutiva. Tuttavia anche in questo caso vanno valutati i potenziali effetti negativi su specie di lepidotteri non target. Ricerche riguardanti i metodi di lotta contro C. perspectalis e i relativi effetti sulla biocenosi indigena sono tuttora in corso. Le crescenti invasioni di specie alloctone costituiscono attualmente una delle principali emergenze ambientali e sono considerate dalla comunità scientifica internazionale la seconda causa di perdita di biodiversità su scala globale. Oltre a specifici programmi di ricerca, la sensibilizzazione e il coinvolgimento della popolazione locale, attraverso progetti di citizen-science, potrebbe rivelarsi la strategia vincente per giungere ad una rete di segnalazioni tempestive e ad un controllo efficace delle specie invasive.
Biologia e strategie di contenimento della piralide del bosso, Cydalima perspectalis (Walker, 1859)
MIGLIO, MICHELA
2019/2020
Abstract
Obiettivo dell’elaborato è la revisione della letteratura disponibile sulla biologia e le tecniche di lotta per il lepidottero invasivo Cydalima perspectalis (Walker, 1859). Questa specie esotica, comunemente nota come piralide del bosso, è un lepidottero fitofago appartenente alla famiglia Crambidae, proveniente dalle regioni temperate dell’Asia. Le larve si nutrono di foglie e giovani germogli delle piante di bosso (Buxus spp.) e ne possono determinare la completa defogliazione. Introdotta accidentalmente, molto probabilmente attraverso il commercio di piante infestate, C. perspectalis si è diffusa in tutta Europa a partire dal 2006 quando è stata segnalata per la prima volta nel sudovest della Germania. In Italia, la specie è stata rinvenuta per la prima volta in Veneto nel 2010. L’infestazione da parte di questo lepidottero può determinare la morte delle piante ospiti, oltre a causare ingenti danni economici a giardini e parchi e modificare complessi ecosistemi forestali, caratterizzati da popolamenti di Buxus sempervirens L. Le formazioni spontanee a Buxus sono infatti comprese all'interno dell’Habitat 5110 “Formazioni xerotermofile stabili con B. sempervirens su pendii rocciosi (Berberidion p.p.)” protetto ai sensi della Direttiva Habitat. La rapidità con cui C. perspectalis colonizza nuove aree e la gravità dei danni arrecati hanno imposto la ricerca e la messa in atto di efficaci metodologie di lotta per mantenere sotto controllo l’infestazione da parte di questo lepidottero. Come avviene anche per altre specie alloctone, nei territori di recente invasione non sono ancora state sviluppate finora forme di resistenza da parte delle piante infestate, né sono stati rinvenuti limitatori naturali efficaci, predatori e/o parassitoidi, in grado di contenere la diffusione e il danno provocato dalla piralide del bosso. La prima fase delle strategie di lotta prevede un monitoraggio degli adulti mediante l’utilizzo di trappole a feromoni sessuali, per verificare fenologia e distribuzione della specie target. In seguito, il contenimento dell’insetto può essere effettuato tramite strategie di lotta meccanica, chimica e microbiologica. L'impiego di prodotti insetticidi può essere giustificato in contesti urbani, con il fine di abbattere rapidamente i livelli delle popolazioni della piralide. Nei siti naturali, soprattutto se protetti dalla legislazione, la lotta chimica non è attuabile dal punto di vista dell’impatto ambientale, a causa del danno che comporterebbe per la biocenosi. In questi ambienti, la lotta microbiologica con il batterio entomopatogeno B. thuringiensis var. kurstaki, che agisce specificatamente nei confronti dei lepidotteri, potrebbe rivelarsi una strategia risolutiva. Tuttavia anche in questo caso vanno valutati i potenziali effetti negativi su specie di lepidotteri non target. Ricerche riguardanti i metodi di lotta contro C. perspectalis e i relativi effetti sulla biocenosi indigena sono tuttora in corso. Le crescenti invasioni di specie alloctone costituiscono attualmente una delle principali emergenze ambientali e sono considerate dalla comunità scientifica internazionale la seconda causa di perdita di biodiversità su scala globale. Oltre a specifici programmi di ricerca, la sensibilizzazione e il coinvolgimento della popolazione locale, attraverso progetti di citizen-science, potrebbe rivelarsi la strategia vincente per giungere ad una rete di segnalazioni tempestive e ad un controllo efficace delle specie invasive.File | Dimensione | Formato | |
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