Con il termine “Criminalità dei colletti bianchi” si intendono tutti i reati commessi da persone rispettabili, di alto status sociale, nel corso della propria occupazione legale. Tale definizione è stata elaborata per la prima volta nel 1939 da Edwin Sutherland, padre della teoria dell’associazione differenziale. Il termine coniato da Sutherland rappresenta una grande innovazione poiché, nei primi anni del Novecento, il crimine dei colletti bianchi non era avvertito come un pericolo da parte della società ed era poco studiato dai criminologi e dai sociologi. Ancora oggi la letteratura sulla criminalità dei colletti bianchi risulta essere scarna, si tratta infatti di un fenomeno spesso sottovalutato in quanto è poco visibile pur essendo dannoso per l’intera società. In questo studio viene analizzato il manuale di Odillo Vidoni Guidoni “Come si diventa non devianti”, il quale offre una riflessione teorica per rispondere ad una principale domanda: perché in Italia vi è una scarsa stigmatizzazione della criminalità dei colletti bianchi? Nel suo libro vengono affrontate le tecniche e le strategie utilizzate dai criminali dal colletto bianco al fine di disattivare il controllo sociale, evitare la stigmatizzazione e soprattutto mantenere la propria reputazione e posizione di prestigio. Per far sì che questo avvenga, il criminale di alto borgo, utilizza le strategie di negazione che sono rintracciabili principalmente in due prospettive teoriche: la teoria della neutralizzazione e lo studio sui resoconti. “Come si diventa non devianti” è stato pubblicato nel 2000 a seguito di un momento delicato per la politica italiana. lnfatti, la prima Repubblica, che ebbe inizio nel 1948, finì nel 1992, l’anno in cui vi fu l’inchiesta Mani Pulite. Odillo Vidoni, affrontando il tema delle strategie di negazione, illustra molti esempi sul caso Tangentopoli per spiegare come i criminali dal colletto bianco riescano a negare, nascondere e giustificare le proprie azioni illegali. Tramite questa riflessione teorica si evince il fatto che, nonostante Tangentopoli sia stato uno dei più grandi scandali di criminalità politica negli anni Novanta, in Italia la corruzione non sembra apparire come un vero e proprio problema sociale. Basti pensare che alcuni dei personaggi che furono indagati o condannati in quel periodo, ad oggi sono rientrati nella scena politica italiana. Odillo Vidoni cerca altresì di dimostrare che, nonostante la società non associ i crimini dei colletti bianchi alla violenza, in realtà questi causano una dimensione di violenza non inferiore a quella del crimine comune.
La criminalità dei colletti bianchi e le strategie di negazione
AMBROSINO, FRANCESCA
2020/2021
Abstract
Con il termine “Criminalità dei colletti bianchi” si intendono tutti i reati commessi da persone rispettabili, di alto status sociale, nel corso della propria occupazione legale. Tale definizione è stata elaborata per la prima volta nel 1939 da Edwin Sutherland, padre della teoria dell’associazione differenziale. Il termine coniato da Sutherland rappresenta una grande innovazione poiché, nei primi anni del Novecento, il crimine dei colletti bianchi non era avvertito come un pericolo da parte della società ed era poco studiato dai criminologi e dai sociologi. Ancora oggi la letteratura sulla criminalità dei colletti bianchi risulta essere scarna, si tratta infatti di un fenomeno spesso sottovalutato in quanto è poco visibile pur essendo dannoso per l’intera società. In questo studio viene analizzato il manuale di Odillo Vidoni Guidoni “Come si diventa non devianti”, il quale offre una riflessione teorica per rispondere ad una principale domanda: perché in Italia vi è una scarsa stigmatizzazione della criminalità dei colletti bianchi? Nel suo libro vengono affrontate le tecniche e le strategie utilizzate dai criminali dal colletto bianco al fine di disattivare il controllo sociale, evitare la stigmatizzazione e soprattutto mantenere la propria reputazione e posizione di prestigio. Per far sì che questo avvenga, il criminale di alto borgo, utilizza le strategie di negazione che sono rintracciabili principalmente in due prospettive teoriche: la teoria della neutralizzazione e lo studio sui resoconti. “Come si diventa non devianti” è stato pubblicato nel 2000 a seguito di un momento delicato per la politica italiana. lnfatti, la prima Repubblica, che ebbe inizio nel 1948, finì nel 1992, l’anno in cui vi fu l’inchiesta Mani Pulite. Odillo Vidoni, affrontando il tema delle strategie di negazione, illustra molti esempi sul caso Tangentopoli per spiegare come i criminali dal colletto bianco riescano a negare, nascondere e giustificare le proprie azioni illegali. Tramite questa riflessione teorica si evince il fatto che, nonostante Tangentopoli sia stato uno dei più grandi scandali di criminalità politica negli anni Novanta, in Italia la corruzione non sembra apparire come un vero e proprio problema sociale. Basti pensare che alcuni dei personaggi che furono indagati o condannati in quel periodo, ad oggi sono rientrati nella scena politica italiana. Odillo Vidoni cerca altresì di dimostrare che, nonostante la società non associ i crimini dei colletti bianchi alla violenza, in realtà questi causano una dimensione di violenza non inferiore a quella del crimine comune. File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/30483