In questa tesi di laurea si è ricostruita in sintesi la storia delle recenti piattaforme di lavoro definite “gig economy” a livello nazionale con uno sguardo rivolto anche al globale. Le precarie condizioni di lavoro nelle quali si trovano per la maggior parte lavoratori di età compresa tra i 18 e i 30 anni sono state oggetto di studio di numerosi autori, economisti e giuristi che si sono soffermati sull'analisi di numerosi dati empirici, mettendo a confronto alcune delle più importanti imprese e multinazionali attive in questo campo, come ad esempio Deliveroo e Foodora. Le piattaforme e i mercati digitali, il lavoro on demand, la digital transformation e la Quarta Rivoluzione Industriale sono gli elementi che hanno portato a un nuovo modo di concepire il lavoro. Nell'era della gig economy si lavora su richiesta. Il lavoratore, che prende il nome di “gig worker” o più semplicemente “rider”, esercita la sua professione in modo occasionale per scopi di breve o medio termine usufruendo della flessibilità oraria e organizzativa che si discosta dai rapporti di lavoro tradizionali. Questa è la chiave di successo delle business firms attive sul mercato gig che avvicinano una collettività giovane caratterizzata da un elevato tasso di turn-over e da basse aspettative. Molti considerano questa attività come una semplice fonte di reddito integrativa mentre per altri si tratta dell'unica fonte di entrata. Il tema in questione è allo stato dell'arte in costante evoluzione e le attuali condizioni dettate dallo stato di emergenza sanitaria dovuto al Covid-19 lo hanno reso un fenomeno ancora più in ascesa e controverso, sicuramente oggetto in un prossimo futuro di ulteriori dibattiti politici, economici e sociali. Una serie di dispute sono state già affrontate ma non hanno apportato cambiamenti significativi. Il caso Foodora riportato nel presente lavoro ne è un esempio eclatante. Piccole conquiste sono state raggiunte ma di fatto ancora insufficienti a delineare un quadro di norme legislative a tutela di questa nuova categoria di lavoratori.

Gig economy: l'economia on demand e il capitalismo delle piattaforme nell'era digitale.

LA MANTIA, FEDERICA
2019/2020

Abstract

In questa tesi di laurea si è ricostruita in sintesi la storia delle recenti piattaforme di lavoro definite “gig economy” a livello nazionale con uno sguardo rivolto anche al globale. Le precarie condizioni di lavoro nelle quali si trovano per la maggior parte lavoratori di età compresa tra i 18 e i 30 anni sono state oggetto di studio di numerosi autori, economisti e giuristi che si sono soffermati sull'analisi di numerosi dati empirici, mettendo a confronto alcune delle più importanti imprese e multinazionali attive in questo campo, come ad esempio Deliveroo e Foodora. Le piattaforme e i mercati digitali, il lavoro on demand, la digital transformation e la Quarta Rivoluzione Industriale sono gli elementi che hanno portato a un nuovo modo di concepire il lavoro. Nell'era della gig economy si lavora su richiesta. Il lavoratore, che prende il nome di “gig worker” o più semplicemente “rider”, esercita la sua professione in modo occasionale per scopi di breve o medio termine usufruendo della flessibilità oraria e organizzativa che si discosta dai rapporti di lavoro tradizionali. Questa è la chiave di successo delle business firms attive sul mercato gig che avvicinano una collettività giovane caratterizzata da un elevato tasso di turn-over e da basse aspettative. Molti considerano questa attività come una semplice fonte di reddito integrativa mentre per altri si tratta dell'unica fonte di entrata. Il tema in questione è allo stato dell'arte in costante evoluzione e le attuali condizioni dettate dallo stato di emergenza sanitaria dovuto al Covid-19 lo hanno reso un fenomeno ancora più in ascesa e controverso, sicuramente oggetto in un prossimo futuro di ulteriori dibattiti politici, economici e sociali. Una serie di dispute sono state già affrontate ma non hanno apportato cambiamenti significativi. Il caso Foodora riportato nel presente lavoro ne è un esempio eclatante. Piccole conquiste sono state raggiunte ma di fatto ancora insufficienti a delineare un quadro di norme legislative a tutela di questa nuova categoria di lavoratori.
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