Introduction: Prone positioning has been used since 1974 as an additional therapy in order to increase gas exchanges in patients with acute respiratory distress syndrome. Pronation can also be applied to patients undergoing non-invasive mechanical ventilation as a way to improve oxygenation and delay or avoid the need of invasive ventilation, preventing its recurring complications. In the last two years this intervention has often been used in hospitals to treat patients with respiratory failure due to COVID-19. Indeed, the lack of Intensive Care Unit beds has led healthcare providers to find a way to limit Intensive Care Unit admissions, but, at the same time, guaranteeing the best possible care to all patients. Aim: This review of the literature aims to investigate whether the use of pronation in awake patients undergoing non-invasive mechanical ventilation has actually limited the Intensive Care Unit admissions, limiting the frequent overcrowding of the last two years. Method: A bibliographic research was conducted through PubMed and CINAHL bio-medical databases. Additionally, the Science Direct journal and the UpToDate database were consulted. A table highlights how many patients undergoing non-invasive mechanical ventilation and treated with prone positioning were actually not subsequently admitted to the Intensive Care Unit. Results: Nine articles responding to research aim were selected. Data highight that not all patients pronated during non-invasive mechanical ventilation needed intubation and Intensive Care Unit admissions. In spite of this, some patients did not tolerate pronation or frequently needed sedation. Conclusions: The literature suggests that awake pronation during non-invasive mechanical ventilation could reduce the risk of intubation and Intensive Care Unit admissions. Further statistical analysis are due as to verify that this reduction actually is statistically significant. Furthermore, the low compliance to the pronation treatment and the need of sedation suggest the need to conduct studies in order to verify the feasibility of the pronation of the awake patient during non-invasive mechanical ventilation, and how this treatment increases the caring needs of the patients.
Introduzione: Il posizionamento prono viene utilizzato fin dal 1974 come terapia aggiuntiva per aumentare gli scambi gassosi nei pazienti con sindrome da distress respiratorio acuto. La pronazione può essere applicata anche ai pazienti in ventilazione meccanica non invasiva al fine di migliorare l’ossigenazione e ritardare o evitare la necessità di ventilazione invasiva. Negli ultimi due anni questo intervento è stato spesso utilizzato nelle realtà ospedaliere per trattare i pazienti con insufficienza respiratoria causata da COVID-19. Infatti, la scarsa disponibilità di posti letti di terapia intensiva ha costretto i professionisti sanitari a trovare un modo per limitare gli accessi in terapia intensiva, e, allo stesso tempo, garantire le migliori cure possibili a tutti i pazienti. Obiettivo: La seguente revisione della letteratura mira ad indagare se l’utilizzo della pronazione nei pazienti svegli in ventilazione meccanica non invasiva abbia limitato effettivamente gli accessi nelle terapie intensive. Materiali e metodi: È stata svolta una ricerca bibliografica sui database biomedici PubMed e CINAHL, il periodico Science Direct e il database UpToDate. È stata costruita una tabella per evidenziare, all’interno degli studi presi in considerazione, quanti pazienti hanno realmente evitato l’intubazione in seguito al trattamento con ventilazione meccanica non invasiva e pronazione. Risultati: Sono stati selezionati 9 articoli pertinenti al quesito. I dati relativi ai pazienti evidenziano che non tutti coloro che sono stati trattati con pronazione durante la ventilazione non invasiva abbiano necessitato di intubazione e ricovero in terapia intensiva. Nonostante questo, spicca che una parte consistente di pazienti non tollerava la pronazione da sveglio o richiedeva sedazione. Conclusioni: Gli studi analizzati suggeriscono che la pronazione da svegli durante la ventilazione meccanica non invasiva nei pazienti con COVID-19 potrebbe diminuire il rischio di intubazione e ventilazione meccanica, riducendo di conseguenza il numero di ricoveri in terapia intensiva. Sarebbero necessarie analisi statistiche per determinare se l’efficacia del trattamento sia statisticamente significativa. Inoltre, la ridotta compliance al trattamento e la necessità di sedazione suggeriscono la necessità di condurre studi per verificare la sostenibilità della pronazione del paziente sveglio in ventilazione meccanica non invasiva dal punto di vista assistenziale.
La pronazione del paziente COVID+ in ventilazione meccanica non invasiva come strategia per ridurre le possibilità di ricovero in terapia intensiva: una revisione della letteratura
STEF, TANIA ELENA
2020/2021
Abstract
Introduzione: Il posizionamento prono viene utilizzato fin dal 1974 come terapia aggiuntiva per aumentare gli scambi gassosi nei pazienti con sindrome da distress respiratorio acuto. La pronazione può essere applicata anche ai pazienti in ventilazione meccanica non invasiva al fine di migliorare l’ossigenazione e ritardare o evitare la necessità di ventilazione invasiva. Negli ultimi due anni questo intervento è stato spesso utilizzato nelle realtà ospedaliere per trattare i pazienti con insufficienza respiratoria causata da COVID-19. Infatti, la scarsa disponibilità di posti letti di terapia intensiva ha costretto i professionisti sanitari a trovare un modo per limitare gli accessi in terapia intensiva, e, allo stesso tempo, garantire le migliori cure possibili a tutti i pazienti. Obiettivo: La seguente revisione della letteratura mira ad indagare se l’utilizzo della pronazione nei pazienti svegli in ventilazione meccanica non invasiva abbia limitato effettivamente gli accessi nelle terapie intensive. Materiali e metodi: È stata svolta una ricerca bibliografica sui database biomedici PubMed e CINAHL, il periodico Science Direct e il database UpToDate. È stata costruita una tabella per evidenziare, all’interno degli studi presi in considerazione, quanti pazienti hanno realmente evitato l’intubazione in seguito al trattamento con ventilazione meccanica non invasiva e pronazione. Risultati: Sono stati selezionati 9 articoli pertinenti al quesito. I dati relativi ai pazienti evidenziano che non tutti coloro che sono stati trattati con pronazione durante la ventilazione non invasiva abbiano necessitato di intubazione e ricovero in terapia intensiva. Nonostante questo, spicca che una parte consistente di pazienti non tollerava la pronazione da sveglio o richiedeva sedazione. Conclusioni: Gli studi analizzati suggeriscono che la pronazione da svegli durante la ventilazione meccanica non invasiva nei pazienti con COVID-19 potrebbe diminuire il rischio di intubazione e ventilazione meccanica, riducendo di conseguenza il numero di ricoveri in terapia intensiva. Sarebbero necessarie analisi statistiche per determinare se l’efficacia del trattamento sia statisticamente significativa. Inoltre, la ridotta compliance al trattamento e la necessità di sedazione suggeriscono la necessità di condurre studi per verificare la sostenibilità della pronazione del paziente sveglio in ventilazione meccanica non invasiva dal punto di vista assistenziale.File | Dimensione | Formato | |
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