I disordini ipertensivi della gravidanza rappresentano ancora oggi una delle maggiori cause che colpiscono sia la madre sia il feto, incrementando di conseguenza il tasso di mortalità e/o le complicanze gravi a lungo termine. La pre-eclampsia, conosciuta come PE o gestosi, è una patologia multifattoriale con differenti fenotipi clinici che viene diagnosticata intorno alla 20° settimana di gestazione nelle donne con valori di pressione arteriosa superiori alla norma e livelli di proteinuria critici. Dal punto di vista clinico la diagnosi precoce è la miglior strategia da adottare per permettere il tempestivo intervento da parte del personale sanitario e la somministrazione di una corretta terapia farmacologica con il continuo monitoraggio circa lo sviluppo del feto. Studi recenti hanno dimostrato il ruolo fondamentale acquisito dalla ricerca di due biomarcatori specifici nel sangue materno per predire la presenza o meno della gestosi e classificarla in PE precoce o PE tardiva. Il fattore pro-angiogenico PlGF (placental growth factor) subisce una drastica riduzione nelle donne affette da PE, al contrario, invece, il fattore anti-angiogenico sFlt-1 (soluble FMS-tyrosine like kinase-1) osserva un amento repentino dei suoi livelli in presenza di pre-eclampsia. A causa del loro ruolo fondamentale nello sviluppo della placenta, nella crescita trofoblasto e nel corretto rimodellamento delle arterie spirali materne, è necessario avere un bilanciamento corretto di PlGF e sFlt-1 nel corso di una gravidanza fisiologica. L'analisi dei singoli biomarcatori, però, non è sufficiente per la diagnosi precoce perciò è stato deciso il calcolo del rapporto tra il fattore solubile e quello di crescita placentare come indice di patologia importante: l'istituzione di un cut-off ha permesso di distinguere le donne che non presenteranno la PE nella/e 1-2 settimane successive alla visita da quelle con probabile PE entro le 4 settimane successive. Lo studio “PROGNOSIS”, che ha condotto queste ricerche basandosi su un campione di donne provenienti da Paesi diversi; ha inoltre determinato un secondo cut-off per predire la presenza di pre-eclampsia ad esordio tardivo o precoce. Nonostante l'unica soluzione alla gestosi sia il parto, grazie all' impiego del rapporto sFlt-1/PlGF è stato possibile diagnosticare precocemente la PE anche in pazienti senza sintomatologia specifica, abbassando ulteriormente l'indice di mortalità sia per la madre sia per il feto. Per una prognosi migliore è indispensabile rendere queste analisi peculiari accessibili a tutte le donne, già dai primi mesi di gravidanza, ed incentivare una gestione clinica omogenea al fine di sfruttare al meglio le potenzialità del rapporto tra i due biomarcatori fondamentali nell' individuazione della pre-eclampsia.
La pre-eclampsia: uso dei biomarcatori per la diagnosi precoce
BURSA, BEATRICE
2019/2020
Abstract
I disordini ipertensivi della gravidanza rappresentano ancora oggi una delle maggiori cause che colpiscono sia la madre sia il feto, incrementando di conseguenza il tasso di mortalità e/o le complicanze gravi a lungo termine. La pre-eclampsia, conosciuta come PE o gestosi, è una patologia multifattoriale con differenti fenotipi clinici che viene diagnosticata intorno alla 20° settimana di gestazione nelle donne con valori di pressione arteriosa superiori alla norma e livelli di proteinuria critici. Dal punto di vista clinico la diagnosi precoce è la miglior strategia da adottare per permettere il tempestivo intervento da parte del personale sanitario e la somministrazione di una corretta terapia farmacologica con il continuo monitoraggio circa lo sviluppo del feto. Studi recenti hanno dimostrato il ruolo fondamentale acquisito dalla ricerca di due biomarcatori specifici nel sangue materno per predire la presenza o meno della gestosi e classificarla in PE precoce o PE tardiva. Il fattore pro-angiogenico PlGF (placental growth factor) subisce una drastica riduzione nelle donne affette da PE, al contrario, invece, il fattore anti-angiogenico sFlt-1 (soluble FMS-tyrosine like kinase-1) osserva un amento repentino dei suoi livelli in presenza di pre-eclampsia. A causa del loro ruolo fondamentale nello sviluppo della placenta, nella crescita trofoblasto e nel corretto rimodellamento delle arterie spirali materne, è necessario avere un bilanciamento corretto di PlGF e sFlt-1 nel corso di una gravidanza fisiologica. L'analisi dei singoli biomarcatori, però, non è sufficiente per la diagnosi precoce perciò è stato deciso il calcolo del rapporto tra il fattore solubile e quello di crescita placentare come indice di patologia importante: l'istituzione di un cut-off ha permesso di distinguere le donne che non presenteranno la PE nella/e 1-2 settimane successive alla visita da quelle con probabile PE entro le 4 settimane successive. Lo studio “PROGNOSIS”, che ha condotto queste ricerche basandosi su un campione di donne provenienti da Paesi diversi; ha inoltre determinato un secondo cut-off per predire la presenza di pre-eclampsia ad esordio tardivo o precoce. Nonostante l'unica soluzione alla gestosi sia il parto, grazie all' impiego del rapporto sFlt-1/PlGF è stato possibile diagnosticare precocemente la PE anche in pazienti senza sintomatologia specifica, abbassando ulteriormente l'indice di mortalità sia per la madre sia per il feto. Per una prognosi migliore è indispensabile rendere queste analisi peculiari accessibili a tutte le donne, già dai primi mesi di gravidanza, ed incentivare una gestione clinica omogenea al fine di sfruttare al meglio le potenzialità del rapporto tra i due biomarcatori fondamentali nell' individuazione della pre-eclampsia.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
866749_usodeibiomarcatoriperladiagnosidipreeclampsia.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
781.22 kB
Formato
Adobe PDF
|
781.22 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/29903