Lo scopo del presente lavoro è di esporre come il tiro di precisione tattico a lunga distanza si sia evoluto e con esso la necessità di sviluppare nuovi calibri idonei all'impiego, ponendo particolare attenzione alle esperienze maturate in operazione dai tiratori scelti dell'Esercito Italiano. In ambito militare, la munizione di riferimento per il tiro oltre i 1200m è stata negli ultimi decenni il cal.50 BMG, adottata per quanto riguarda l'Esercito Italiano e altre forze armate occidentali, nel fucile Barret M82 e Barret M107. Tali piattaforme sono risultate idonee ad un impiego anti-materiale, ma per caratteristiche intrinseche di funzionamento, di costruzione e di munizione sono più volte risultate non idonee per un impiego anti-personnel e anti-sniper a distanze cosiddette “estreme”. Il presente elaborato si prefigge lo scopo di analizzare tali problematiche e proporre delle soluzioni, partendo dallo studio della munizione stessa, confrontando la balistica del cal.50 BMG e del .3 175 Chey Tac. Nel primo capitolo si andrà ad analizzare l'evoluzione del tiro di precisione a lunga distanza in teatro operativo, ponendo inizialmente particolare attenzione all'impiego dei tiratori scelti dell'Esercito Italiano nei recenti teatri d'operazione, col fine di comprendere il contesto in cui si inserisce l'impiego di specifici sistemi d'arma idonei all'ingaggio a distanze “estreme”. Analizzando l'impiego dei nuclei TS nei recenti teatri di operazione verranno evidenziate le difficoltà dettate dall'ambiente operativo e dai calibri e sistemi d'arma in dotazione, anche grazie alla testimonianza diretta di tiratori scelti attualmente in servizio nella Forza Armata. Comprendere le difficoltà, analizzandole in maniera oggettiva, porterà naturalmente a porre l'attenzione sul come l'industria militare e civile, in risposta a tali problematiche, ha imposto un'evoluzione naturale dei calibri idonei al tiro di precisione a lunga distanza. Quest'ultimo paragrafo mostrerà come il mondo dell'ELR (Extreme Long Range) stia prediligendo il .375 Chey Tac, per le sue superiori qualità balistiche, facendo da anello di congiunzione con il secondo capitolo, nel quale dopo un iniziale accenno ai principi di balistica delle armi individuali portatili, verrà studiata la composizione della munizione regina del passato, il cal.50 BMG, e la munizione del futuro, il .375 Chey Tac. In seguito, l'analisi balistica del cal.50 BMG e del .375 Chey Tac messe a confronto evidenzieranno le potenzialità e le caratteristiche superiori della munizione nata in casa Cheyenne Tactical, lasciando intendere fin da subito come essa possa essere un valido aiuto per i tiratori che si trovano impiegati in operazione. Infine, nel terzo capitolo si osserveranno alcuni fucili camerati in .375 Chey Tac, evidenziandone caratteristiche, pregi e difetti per poi analizzare, mettendo a sistema l'ideale dal punto di balistico e l'idoneo per l'impiego tattico, di un SWS (Sniper Weapon System) camerato in .375 Chey. Il quinto paragrafo del capitolo invece vuole puntare i riflettori su degli accessori della TacomHQ capaci di amplificare sensibilmente le potenzialità e la versatilità del sistema d'arma.
Tactical Extreme Long Range: cal. 50 BMG e .375 Chey Tac a confronto
MOSER, VALERIO
2019/2020
Abstract
Lo scopo del presente lavoro è di esporre come il tiro di precisione tattico a lunga distanza si sia evoluto e con esso la necessità di sviluppare nuovi calibri idonei all'impiego, ponendo particolare attenzione alle esperienze maturate in operazione dai tiratori scelti dell'Esercito Italiano. In ambito militare, la munizione di riferimento per il tiro oltre i 1200m è stata negli ultimi decenni il cal.50 BMG, adottata per quanto riguarda l'Esercito Italiano e altre forze armate occidentali, nel fucile Barret M82 e Barret M107. Tali piattaforme sono risultate idonee ad un impiego anti-materiale, ma per caratteristiche intrinseche di funzionamento, di costruzione e di munizione sono più volte risultate non idonee per un impiego anti-personnel e anti-sniper a distanze cosiddette “estreme”. Il presente elaborato si prefigge lo scopo di analizzare tali problematiche e proporre delle soluzioni, partendo dallo studio della munizione stessa, confrontando la balistica del cal.50 BMG e del .3 175 Chey Tac. Nel primo capitolo si andrà ad analizzare l'evoluzione del tiro di precisione a lunga distanza in teatro operativo, ponendo inizialmente particolare attenzione all'impiego dei tiratori scelti dell'Esercito Italiano nei recenti teatri d'operazione, col fine di comprendere il contesto in cui si inserisce l'impiego di specifici sistemi d'arma idonei all'ingaggio a distanze “estreme”. Analizzando l'impiego dei nuclei TS nei recenti teatri di operazione verranno evidenziate le difficoltà dettate dall'ambiente operativo e dai calibri e sistemi d'arma in dotazione, anche grazie alla testimonianza diretta di tiratori scelti attualmente in servizio nella Forza Armata. Comprendere le difficoltà, analizzandole in maniera oggettiva, porterà naturalmente a porre l'attenzione sul come l'industria militare e civile, in risposta a tali problematiche, ha imposto un'evoluzione naturale dei calibri idonei al tiro di precisione a lunga distanza. Quest'ultimo paragrafo mostrerà come il mondo dell'ELR (Extreme Long Range) stia prediligendo il .375 Chey Tac, per le sue superiori qualità balistiche, facendo da anello di congiunzione con il secondo capitolo, nel quale dopo un iniziale accenno ai principi di balistica delle armi individuali portatili, verrà studiata la composizione della munizione regina del passato, il cal.50 BMG, e la munizione del futuro, il .375 Chey Tac. In seguito, l'analisi balistica del cal.50 BMG e del .375 Chey Tac messe a confronto evidenzieranno le potenzialità e le caratteristiche superiori della munizione nata in casa Cheyenne Tactical, lasciando intendere fin da subito come essa possa essere un valido aiuto per i tiratori che si trovano impiegati in operazione. Infine, nel terzo capitolo si osserveranno alcuni fucili camerati in .375 Chey Tac, evidenziandone caratteristiche, pregi e difetti per poi analizzare, mettendo a sistema l'ideale dal punto di balistico e l'idoneo per l'impiego tattico, di un SWS (Sniper Weapon System) camerato in .375 Chey. Il quinto paragrafo del capitolo invece vuole puntare i riflettori su degli accessori della TacomHQ capaci di amplificare sensibilmente le potenzialità e la versatilità del sistema d'arma.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/29838