La moda è uno strumento in grado di dialogare per noi senza l’uso della parola. La letteratura, uno dei mezzi di espressione più profondi del nostro essere, ci permette di analizzare sotto molteplici aspetti questa “arte del vestire”. Gabriele D’Annunzio, cronista mondano per eccellenza, vede nella moda uno dei linguaggi più innovativi del mondo moderno. Nei suoi articoli si concentra maggiormente sulla Roma aristocratica, descrivendo minuziosamente le toilettes delle nobildonne. Attraverso una scrittura dettagliata e raffinata, ci permette di conoscere ciò che si nasconde dietro un semplice abito. La moda si intreccia con la letteratura e D’Annunzio appare come un elegante couturier che crea abiti attraverso le parole. La moda, accusata fin da subito di frivolezza e superficialità, diventa un mezzo raffinato per trasmettere la nostra vera essenza. L’abito si costituisce come un veicolo simbolico in grado di dare informazioni sull’individuo. Partendo da un’analisi letteraria di alcune opere di D’Annunzio, ci si interrogherà sui diversi aspetti in cui la moda comunica per noi, da ieri a oggi. Attraverso l’analisi delle Favole mondane, emerge il desiderio del poeta di creare lui stesso l’eleganza. Grazie ad un’attenta descrizione degli abiti dei vari personaggi, ne affiora il grande potere comunicativo. Il paragone e la successiva analisi del romanzo Il Piacere è d’obbligo. I temi principali risultano essere il piacere (frivolo, mondano e sensuale), la lussuria e la bellezza, analizzata sotto molteplici punti di vista. Le parole accurate e preziose usate per descrivere la società e i loro raffinati abiti, ci aiutano a comprendere la vera faccia di quel mondo. La moda è il filo narrativo della scrittura dannunziana, che mette in luce l’interiorità dei personaggi. Questo percorso d’analisi, ci porta ad osservare quanto il linguaggio scelto per comunicare attraverso gli abiti sia contemporaneo. Sarà giusto affermare che la moda è sempre di moda?
Comunicare con la moda attraverso la letteratura: D'Annunzio veste Hermès
LAROCCA, ELENA
2019/2020
Abstract
La moda è uno strumento in grado di dialogare per noi senza l’uso della parola. La letteratura, uno dei mezzi di espressione più profondi del nostro essere, ci permette di analizzare sotto molteplici aspetti questa “arte del vestire”. Gabriele D’Annunzio, cronista mondano per eccellenza, vede nella moda uno dei linguaggi più innovativi del mondo moderno. Nei suoi articoli si concentra maggiormente sulla Roma aristocratica, descrivendo minuziosamente le toilettes delle nobildonne. Attraverso una scrittura dettagliata e raffinata, ci permette di conoscere ciò che si nasconde dietro un semplice abito. La moda si intreccia con la letteratura e D’Annunzio appare come un elegante couturier che crea abiti attraverso le parole. La moda, accusata fin da subito di frivolezza e superficialità, diventa un mezzo raffinato per trasmettere la nostra vera essenza. L’abito si costituisce come un veicolo simbolico in grado di dare informazioni sull’individuo. Partendo da un’analisi letteraria di alcune opere di D’Annunzio, ci si interrogherà sui diversi aspetti in cui la moda comunica per noi, da ieri a oggi. Attraverso l’analisi delle Favole mondane, emerge il desiderio del poeta di creare lui stesso l’eleganza. Grazie ad un’attenta descrizione degli abiti dei vari personaggi, ne affiora il grande potere comunicativo. Il paragone e la successiva analisi del romanzo Il Piacere è d’obbligo. I temi principali risultano essere il piacere (frivolo, mondano e sensuale), la lussuria e la bellezza, analizzata sotto molteplici punti di vista. Le parole accurate e preziose usate per descrivere la società e i loro raffinati abiti, ci aiutano a comprendere la vera faccia di quel mondo. La moda è il filo narrativo della scrittura dannunziana, che mette in luce l’interiorità dei personaggi. Questo percorso d’analisi, ci porta ad osservare quanto il linguaggio scelto per comunicare attraverso gli abiti sia contemporaneo. Sarà giusto affermare che la moda è sempre di moda?File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/29794