L’artrogrifosi è considerata una tara genetica della razza bovina Piemontese. La presente tesi si propone di analizzare principalmente l’approccio clinico usato in buiatria per la chirurgia dei vitelli afflitti da questa patologia. Tuttavia, perché il lavoro offrisse una prospettiva più vasta è stata intrapresa una descrizione della razza e di questa patologia che ha ci ha portato a riflettere su alcuni aspetti che hanno assunto una parte di rilievo. In particolare, le modalità di comparsa dei casi di artrogrifosi nella razza Piemontese, unitamente all’efficacia della selezione basata sul fenotipo hanno sempre lasciato suppore un’origine genetica. D’altronde è vero che quadri simili di artrogrifosi sono stati in generale associati ad un’acinesia fetale. Recentemente il fatto che non sia stato possibile fino ad adesso trovare il gene mutato all’origine di queste malformazioni e lo studio del genoma hanno portato ad ipotizzare che possa trattarsi di una malattia poligenica, ovvero dovuta a più geni o ancora multifattoriale, in cui, dunque, siano imputati anche fattori ambientali. Infatti, in un’analisi più generale, le intossicazioni e le malattie infettive causano solitamente casi di artrogrifosi abbastanza caratteristici e per lo più con un andamento epizootico negli animali con accesso al pascolo. In particolare, nella nostra Regione l’andamento sembrerebbe invece sporadico anche se presente da molti anni in maniera più o meno costante. Inoltre, si osserva una prevalenza maggiore nel sesso maschile. La probabile componente genetica sembra la più probabile: abbiamo comunque discusso alcune ipotesi alternative o complementari riguardo l’eziologia, considerando appunto alcuni fattori ambientali, per esempio tossici o legati alla conformazione del feto cercando di ponderare il loro possibile ruolo come fattori scatenanti della patologia. La sensibilità ai fattori ambientali è solitamente legata in una certa misura ai geni, ma anche a ad altri fattori individuali. Quindi, se da una parte tali fattori fossero presenti, essi potrebbero essere più o meno legati ad una maggiore sensibilità genetica verso di essi di alcuni animali o di alcune linee di toro, in seguito a mutazioni particolari o in generale alla selezione di questa Razza. L’ipotesi di un particolare fattore ambientale scatenante associato a una malattia poligenica potrebbe anche essere presa in considerazione. La comparsa di artrogrifosi potrebbe allora, per esempio, dipendere dalla dose o dal momento d’esposizione ad un ipotetico fattore teratogeno, o forse originare dall’interazione di caratteri individuali dei genitori dei vitelli, riguardando più che altro il fenotipo. Le dimensioni del feto potrebbero per esempio agire come una causa meccanica semplice e comportare l’insorgenza di questa patologia. Ci sembrava dunque doveroso citare queste eventualità che tuttavia si potranno difficilmente escludere prima della conferma della presenza dei geni imputati, di eventuali fattori ambientali coinvolti o di ulteriori studi. A proposito quadri di artrogrifosi simili a quelli della Piemontese e altri diversi, sono riportati e analizzati sotto più prospettive. Dunque, la presenza dell’artrogrifosi nella razza Piemontese resta al momento non del tutto chiarita, anche se numerosi studi sono stati svolti ed altri sono in corso in vista di una futura prevenzione di questa condizione.

L'artrogrifosi nella razza bovina Piemontese.

BARDI, LUIGI
2019/2020

Abstract

L’artrogrifosi è considerata una tara genetica della razza bovina Piemontese. La presente tesi si propone di analizzare principalmente l’approccio clinico usato in buiatria per la chirurgia dei vitelli afflitti da questa patologia. Tuttavia, perché il lavoro offrisse una prospettiva più vasta è stata intrapresa una descrizione della razza e di questa patologia che ha ci ha portato a riflettere su alcuni aspetti che hanno assunto una parte di rilievo. In particolare, le modalità di comparsa dei casi di artrogrifosi nella razza Piemontese, unitamente all’efficacia della selezione basata sul fenotipo hanno sempre lasciato suppore un’origine genetica. D’altronde è vero che quadri simili di artrogrifosi sono stati in generale associati ad un’acinesia fetale. Recentemente il fatto che non sia stato possibile fino ad adesso trovare il gene mutato all’origine di queste malformazioni e lo studio del genoma hanno portato ad ipotizzare che possa trattarsi di una malattia poligenica, ovvero dovuta a più geni o ancora multifattoriale, in cui, dunque, siano imputati anche fattori ambientali. Infatti, in un’analisi più generale, le intossicazioni e le malattie infettive causano solitamente casi di artrogrifosi abbastanza caratteristici e per lo più con un andamento epizootico negli animali con accesso al pascolo. In particolare, nella nostra Regione l’andamento sembrerebbe invece sporadico anche se presente da molti anni in maniera più o meno costante. Inoltre, si osserva una prevalenza maggiore nel sesso maschile. La probabile componente genetica sembra la più probabile: abbiamo comunque discusso alcune ipotesi alternative o complementari riguardo l’eziologia, considerando appunto alcuni fattori ambientali, per esempio tossici o legati alla conformazione del feto cercando di ponderare il loro possibile ruolo come fattori scatenanti della patologia. La sensibilità ai fattori ambientali è solitamente legata in una certa misura ai geni, ma anche a ad altri fattori individuali. Quindi, se da una parte tali fattori fossero presenti, essi potrebbero essere più o meno legati ad una maggiore sensibilità genetica verso di essi di alcuni animali o di alcune linee di toro, in seguito a mutazioni particolari o in generale alla selezione di questa Razza. L’ipotesi di un particolare fattore ambientale scatenante associato a una malattia poligenica potrebbe anche essere presa in considerazione. La comparsa di artrogrifosi potrebbe allora, per esempio, dipendere dalla dose o dal momento d’esposizione ad un ipotetico fattore teratogeno, o forse originare dall’interazione di caratteri individuali dei genitori dei vitelli, riguardando più che altro il fenotipo. Le dimensioni del feto potrebbero per esempio agire come una causa meccanica semplice e comportare l’insorgenza di questa patologia. Ci sembrava dunque doveroso citare queste eventualità che tuttavia si potranno difficilmente escludere prima della conferma della presenza dei geni imputati, di eventuali fattori ambientali coinvolti o di ulteriori studi. A proposito quadri di artrogrifosi simili a quelli della Piemontese e altri diversi, sono riportati e analizzati sotto più prospettive. Dunque, la presenza dell’artrogrifosi nella razza Piemontese resta al momento non del tutto chiarita, anche se numerosi studi sono stati svolti ed altri sono in corso in vista di una futura prevenzione di questa condizione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/29723