La tesi, intitolata “I criteri di scelta delle misure cautelari nell’evoluzione legislativa e giurisprudenziale”, si pone l’obiettivo di ripercorrere l’excursus normativo e giurisprudenziale che ha modificato la disciplina originaria dei criteri di scelta delle misure cautelari personali, fino ad arrivare alla disciplina attuale. Il primo capitolo si occupa di trattare in maniera generale la disciplina delle misure cautelari, spiegando di cosa si tratta e facendo una breve ricostruzione storica di tale disciplina dal codice di procedura penale del 1913, passando per le modifiche che hanno inciso sui poteri dello Stato in materia di libertà personale ante iudicium, fino ad arrivare alla disciplina odierna. Il secondo capitolo, si occupa di un argomento molto delicato, ovvero il rapporto tra la restrizione della libertà personale prima di una condanna passata in giudicato e la necessità di preservare i principi costituzionali di inviolabilità della libertà personale ex art. 13 Cost., di presunzione di non colpevolezza, sancito dall’art. 27 comma 2 Cost., e, a livello sovrannazionale, dall’art. 6 § 2 CEDU. Infine, gli ultimi due capitoli, rappresentano il punto centrale della tesi in quanto si occupano dei criteri di scelta della misure cautelari e delle riforme che si sono susseguite, alla luce del rispetto dei principi sanciti sia a livello nazionale che sovrannazionale, fino ad arrivare alla legge 16 aprile 2015, n. 47. In generale, alla luce dei criteri previsti dall’art. 275 c.p.p, il giudice cautelare sceglierà la misura che in concreto deve essere applicata, tenendo conto della corrispondenza tra la misura prescelta e l’esigenza da tutelare evidenziata in concreto (principio di adeguatezza); della proporzione tra la misura prescelta e la sanzione che sia stata o che si ritiene possa essere irrogata (principio di proporzionalità); del carattere di extrema ratio previsto per il ricorso alla custodia cautelare in carcere, che sarà applicata solo quando nessun’altra misura risulti adeguata alle esigenze da salvaguardare: perciò il giudice ha il dovere di valutare se le esigenze cautelari del caso concreto possono essere soddisfatte con una misura che risulti meno invasiva per il soggetto indagato o imputato del reato (principio di gradualità).
I criteri di scelta delle misure cautelari nell'evoluzione legislativa e giurisprudenziale
SUNINO, MATILDE
2019/2020
Abstract
La tesi, intitolata “I criteri di scelta delle misure cautelari nell’evoluzione legislativa e giurisprudenziale”, si pone l’obiettivo di ripercorrere l’excursus normativo e giurisprudenziale che ha modificato la disciplina originaria dei criteri di scelta delle misure cautelari personali, fino ad arrivare alla disciplina attuale. Il primo capitolo si occupa di trattare in maniera generale la disciplina delle misure cautelari, spiegando di cosa si tratta e facendo una breve ricostruzione storica di tale disciplina dal codice di procedura penale del 1913, passando per le modifiche che hanno inciso sui poteri dello Stato in materia di libertà personale ante iudicium, fino ad arrivare alla disciplina odierna. Il secondo capitolo, si occupa di un argomento molto delicato, ovvero il rapporto tra la restrizione della libertà personale prima di una condanna passata in giudicato e la necessità di preservare i principi costituzionali di inviolabilità della libertà personale ex art. 13 Cost., di presunzione di non colpevolezza, sancito dall’art. 27 comma 2 Cost., e, a livello sovrannazionale, dall’art. 6 § 2 CEDU. Infine, gli ultimi due capitoli, rappresentano il punto centrale della tesi in quanto si occupano dei criteri di scelta della misure cautelari e delle riforme che si sono susseguite, alla luce del rispetto dei principi sanciti sia a livello nazionale che sovrannazionale, fino ad arrivare alla legge 16 aprile 2015, n. 47. In generale, alla luce dei criteri previsti dall’art. 275 c.p.p, il giudice cautelare sceglierà la misura che in concreto deve essere applicata, tenendo conto della corrispondenza tra la misura prescelta e l’esigenza da tutelare evidenziata in concreto (principio di adeguatezza); della proporzione tra la misura prescelta e la sanzione che sia stata o che si ritiene possa essere irrogata (principio di proporzionalità); del carattere di extrema ratio previsto per il ricorso alla custodia cautelare in carcere, che sarà applicata solo quando nessun’altra misura risulti adeguata alle esigenze da salvaguardare: perciò il giudice ha il dovere di valutare se le esigenze cautelari del caso concreto possono essere soddisfatte con una misura che risulti meno invasiva per il soggetto indagato o imputato del reato (principio di gradualità).File | Dimensione | Formato | |
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