The Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” (CCR) scientific contribution merged into the text “Il restauro degli arredi lignei. L'ebanisteria piemontese. Studi e ricerche” (Florence 2011) and the exhibition “Genio e Maestria” (Venaria Reale, 2018) have formed the starting point for this research to analyze the furniture exhibitions, the museum and conservative events in Piedmont during the end of 1920s and through 1930s. This research, however, does not start from Piedmont, but from the Venice exhibition “Il Settecento italiano” (1929). It inaugurates a luckily season of research and studies about Italian Baroque art, from painting to sculpture to applied art: the first chapter is in fact dedicated to Piedmont furniture in the Venice exhibition catalogue, filtered through magazines and newspapers. However, it is necessary to nominate the pioneer of furniture studies in Piedmont, Arturo Midana and his “L’arte del legno in Piemonte nel Sei e nel Settecento. Mobili Decorazioni Arredi Barocchi e Rococò” published between 1924 and 1925. In the second chapter, the volume will be analyzed in relation with another two studies such as Pedrini’s “L’ambiente, il mobilio e le decorazioni del Rinascimento in Italia” (Turin, 1925) and Morazzoni’s “Il mobile veneziano del ‘700” (Milan, 1927). The third chapter is about the events around the Civic Museum of Turin in 1930 still located in the seat of via Gaudenzio Ferrari and the new director Vittorio Viale’s effort to update its organization. In this section, the donations and legacies by collectors and acquisitions for the furniture collection will be studied to reconstruct how valuable and ordinary furniture is considered historical and artistic heritage in the same way as paintings and sculptures. In this regard, the fourth chapter considers a second museum in Piedmont taking part in Venice exposition to confront with the Civic Museum: the museum of art and furnishing of Stupinigi. The link with “Il Settecento italiano” will finally lead to the fifth chapter dedicated to the end point of this dissertation, the “Mostra del Barocco piemontese” inaugurated in Turin in June 1937. Thanks to Fondazione 1563‘s project, which is still ongoing, it was possible to include documents and photographs to investigate the layout and staging of the furniture on display. In conclusion, the last chapter is about conservation of furniture during the first years of 20th century. Thanks to CCR studies, it is possible to make some considerations about the restoration of the wooden furniture reasoning on the complexity of this operation and its problems, such as the restoration of the structural functionality and the consideration of the past conservative interventions. The research has two appendices concerning firstly the furniture from Piedmont identified in the Venice exhibition, secondly the photos of the works exposed in the “Mostra del Barocco piemontese” with indications of exhibition rooms, provenance, and today’s location.
Il contributo scientifico del CCR della Venaria Reale confluito nel testo “Il restauro degli arredi lignei. L’ebanisteria piemontese. Studi e ricerche” (Firenze 2011) e la mostra Genio e maestria (Venaria Reale 2018) hanno costituito per il presente lavoro di tesi un punto di partenza per ragionare sulle vicende espositive, museologiche e conservative che, a partire dalla fine degli anni Venti e durante l’arco degli anni Trenta del Novecento, hanno visto protagonista l’arredo ligneo in Piemonte; una ricerca che tuttavia è cominciata non dal territorio piemontese, bensì dalla mostra “Il Settecento italiano”, allestita nel 1929 a Venezia. La mostra del 1929 costituisce il filo conduttore della presente tesi: il primo capitolo è dedicato agli arredi di provenienza piemontese presenti nel catalogo, filtrati dalle riviste e dai quotidiani piemontesi e nazionali. Tuttavia, non si possono esaminare le ricerche sull’ebanisteria in Piemonte senza nominarne il pioniere, Arturo Midana e il suo “L’arte del legno in Piemonte nel Sei e nel Settecento. Mobili Decorazioni Arredi Barocchi e Rococò” (1924 o 1925): il testo verrà analizzato nelle sue parti e messo in relazione con altri scritti di poco successivi, come quello di Augusto Pedrini, “L’ambiente, il mobilio e le decorazioni del Rinascimento in Italia” (Torino, 1925), e di Giuseppe Morazzoni, “Il mobile veneziano del ‘700” (Milano, 1927). Con il terzo capitolo si tornerà all’anno 1930 e ci si addentrerà nelle travagliate vicende del Museo Civico torinese. Il neodirettore Vittorio Viale vi innesterà un’idea di museo del tutto personale: con il trasferimento delle raccolte nel restaurato Palazzo Madama, si consoliderà una proficua convivenza di raccolte tipologiche e sale ambientate. In questa sezione si cercherà di ricostruire la storia museologica degli arredi confluiti nelle raccolte civiche dal 1930 al 1939 e di come verranno considerati testimonianze storiche e artistiche del Piemonte al pari delle opere di pittura e scultura. A tal proposito, il quarto capitolo prenderà in esame una seconda realtà museale piemontese forte anch’essa dell’esperienza veneziana, proponendo un breve confronto con l’aggiornamento espositivo del Museo Civico: il Museo dell’Ammobigliamento di Stupinigi. Il “fil rouge” veneziano condurrà al quinto capitolo, dedicato alla “Mostra del Barocco piemontese” inaugurata a Torino nel giugno del 1937. Grazie al “Programma Barocco” della Fondazione 1563 è stato possibile integrare le fonti archivistiche con quelle fotografiche che, in mancanza del catalogo, hanno reso possibili ulteriori conferme sull’assetto espositivo della mostra torinese e le opere in essa proposte. La mostra si configura come un punto di arrivo, grazie al quale è possibile tirare le prime somme sulle vicende museologiche dell’arredo ligneo nell’ambito piemontese. Il quarto capitolo propone una valutazione della cultura del restauro ligneo nei primi decenni del XX secolo. Grazie a documenti d’archivio e al testo a cura del CCR, si sono potute raccogliere alcune considerazioni in merito alle operazioni di restauro dell’arredo ligneo ragionando sulla complessità metodologica che un intervento di restauro deve valutare. Si presentano infine due appendici in cui si cerca, nella prima, di riconoscere i mobili piemontesi presenti alla mostra veneziana; nella seconda verranno riprodotte le immagini degli arredi alla mostra del 1937 con indicazioni sulla sala espositiva, la provenienza e l’odierna ubicazione.
Da Venezia a Torino: l'arredo ligneo in Piemonte negli anni Trenta del Novecento fra valorizzazione e conservazione (1929-1937)
TARDITI, SIMONA
2019/2020
Abstract
Il contributo scientifico del CCR della Venaria Reale confluito nel testo “Il restauro degli arredi lignei. L’ebanisteria piemontese. Studi e ricerche” (Firenze 2011) e la mostra Genio e maestria (Venaria Reale 2018) hanno costituito per il presente lavoro di tesi un punto di partenza per ragionare sulle vicende espositive, museologiche e conservative che, a partire dalla fine degli anni Venti e durante l’arco degli anni Trenta del Novecento, hanno visto protagonista l’arredo ligneo in Piemonte; una ricerca che tuttavia è cominciata non dal territorio piemontese, bensì dalla mostra “Il Settecento italiano”, allestita nel 1929 a Venezia. La mostra del 1929 costituisce il filo conduttore della presente tesi: il primo capitolo è dedicato agli arredi di provenienza piemontese presenti nel catalogo, filtrati dalle riviste e dai quotidiani piemontesi e nazionali. Tuttavia, non si possono esaminare le ricerche sull’ebanisteria in Piemonte senza nominarne il pioniere, Arturo Midana e il suo “L’arte del legno in Piemonte nel Sei e nel Settecento. Mobili Decorazioni Arredi Barocchi e Rococò” (1924 o 1925): il testo verrà analizzato nelle sue parti e messo in relazione con altri scritti di poco successivi, come quello di Augusto Pedrini, “L’ambiente, il mobilio e le decorazioni del Rinascimento in Italia” (Torino, 1925), e di Giuseppe Morazzoni, “Il mobile veneziano del ‘700” (Milano, 1927). Con il terzo capitolo si tornerà all’anno 1930 e ci si addentrerà nelle travagliate vicende del Museo Civico torinese. Il neodirettore Vittorio Viale vi innesterà un’idea di museo del tutto personale: con il trasferimento delle raccolte nel restaurato Palazzo Madama, si consoliderà una proficua convivenza di raccolte tipologiche e sale ambientate. In questa sezione si cercherà di ricostruire la storia museologica degli arredi confluiti nelle raccolte civiche dal 1930 al 1939 e di come verranno considerati testimonianze storiche e artistiche del Piemonte al pari delle opere di pittura e scultura. A tal proposito, il quarto capitolo prenderà in esame una seconda realtà museale piemontese forte anch’essa dell’esperienza veneziana, proponendo un breve confronto con l’aggiornamento espositivo del Museo Civico: il Museo dell’Ammobigliamento di Stupinigi. Il “fil rouge” veneziano condurrà al quinto capitolo, dedicato alla “Mostra del Barocco piemontese” inaugurata a Torino nel giugno del 1937. Grazie al “Programma Barocco” della Fondazione 1563 è stato possibile integrare le fonti archivistiche con quelle fotografiche che, in mancanza del catalogo, hanno reso possibili ulteriori conferme sull’assetto espositivo della mostra torinese e le opere in essa proposte. La mostra si configura come un punto di arrivo, grazie al quale è possibile tirare le prime somme sulle vicende museologiche dell’arredo ligneo nell’ambito piemontese. Il quarto capitolo propone una valutazione della cultura del restauro ligneo nei primi decenni del XX secolo. Grazie a documenti d’archivio e al testo a cura del CCR, si sono potute raccogliere alcune considerazioni in merito alle operazioni di restauro dell’arredo ligneo ragionando sulla complessità metodologica che un intervento di restauro deve valutare. Si presentano infine due appendici in cui si cerca, nella prima, di riconoscere i mobili piemontesi presenti alla mostra veneziana; nella seconda verranno riprodotte le immagini degli arredi alla mostra del 1937 con indicazioni sulla sala espositiva, la provenienza e l’odierna ubicazione.File | Dimensione | Formato | |
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